Il fiume Po in secca a causa dell'assenza di precipitazioni e del grande caldo in località Ragazzola (Parma). Più che la portata del fiume, preoccupa l’abbassamento delle falde che alimentano gli affluenti, una riduzione provocata anche dalla concentrazione delle precipitazioni in brevi periodi, tipica di un clima tropicale. Le conseguenze si avvertono soprattutto in campagna: il governo ha dichiarato lo stato di emergenza nelle province di Parma e Piacenza, ma ben tre regioni chiedono aiuto. Sono, oltre all’Emilia Romagna, anche la Toscana e la Sardegna.
Un'immagine della grande secca sotto il ponte della Becca a Linarolo, in provincia di Pavia, dove c'è la confluenza tra il Po e il Ticino. Secondo le rilevazioni qui il Po ha raggiunto la misura record di tre metri sotto lo zero idrometrico. L'acqua non c'è più.
La situazione a Polesine Parmense. Secondo i meteorologi nel weekend si giungerà all’apice di questa ondata di caldo africano, ma poi dovrebbe aprirsi una parentesi di maltempo.
Il torrente La Parma, affluente di destra del fiume Po, è completamente in secca: l'alveo è ridotto a una strada intasata di sterpaglie. La crisi idrica tocca da vicino circa 16 milioni di persone residenti nelle regioni e nelle province più a rischio. Nei soli tre mesi primaverili sono mancati all'appello ben 20 miliardi di metri cubi d'acqua su tutto il territorio nazionale. A Piacenza nel pomeriggio di venerdì si è tenuta una riunione straordinaria dell'Osservatorio permanente del Distretto Padano, con la partecipazione del ministro Galletti.
In queste circostanze, ricorda Legambiente, «sale l’allerta per il rischio incendi, spesso causati anche per mano dolosa. Nel 2016 – precisa – su 47.926 ettari di superfici andate in fumo ben 27.728 ettari di territorio sono bruciati a causa di roghi dolosi: circa il 60%».
Il ponte delle barche in località Bereguardo, tra Milano e Pavia. Lo scatto dall'alto è impressionante e mostra un fiume più che dimezzato.
Un'immagine scattata vicino al ponte di Boretto, a Reggio Emilia.