mercoledì 7 ottobre 2009
Stanotte trovati altri due cadaveri. Il Consiglio dei ministri, in doveroso omaggio alle vittime dell'alluvione che ha colpito la provincia di Messina, nella riunione di venerdì 9 ottobre delibererà per sabato, giornata dei funerali, il lutto nazionale. Avanti l'indagine.
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    Il Consiglio dei ministri, in doveroso omaggio alle vittime dell'alluvione che ha colpito la provincia di Messina, nella riunione di venerdì 9 ottobre delibererà per sabato, giornata dei funerali, il lutto nazionale con esposizione a mezz'asta delle bandiere nazionale ed europea sugli edifici pubblici di tutta Italia. Intanto è salito a 28 il numero delle vittime dell'alluvione che giovedì scorso ha colpito Messina. Dopo il cadavere della piccola Ilaria De Luca, di 5 anni, nella notte i soccorritori hanno ritrovato, sempre a Giampilieri Superiori, i cadaveri della nonna della bambina, Giuseppa Calogero, 82 anni, e dell'amica della donna Maria Li Causi, 84 anni. Una decina ancora i dispersi.L'inchiesta. Sono tre al momento i consulenti tecnici incaricati dalla Procura della Repubblica di Messina per esaminare tutte le possibili cause del disastro. Si tratta di due ingegneri e un geologo, che hanno il compito di svolgere tutti gli accertamenti utili a stabilire esattamente perché le montagne intorno alle valli messinesi sono franate e se vi sono responsabilità nella gestione del territorio. Ai periti è stata conferita una delega ad ampio raggio e già da ieri si stanno effettuando sopralluoghi, riprese aeree e rilievi tecnici. Intanto anche i carabinieri del Ris di Tremestieri in questi giorni sono stati impegnati nelle operazioni di identificazione dei cadaveri. «Il ministero della Giustizia darà strumenti e poteri straordinari alla Procura di Messina per accertare tutte le responsabilità omissive e commissive». Lo ha assicurato il ministro della Giustizia Angelino Alfano, giunto a Forza D’Agrò, nel messinese, per partecipare ai funerali del poliziotto Roberto Carullo, uno dei morti nell’alluvione che ha colpito la zona. Le indagini della procura però non partono da zero. Il procuratore Guido Lo Forte ha ordinato ai suoi di rovistare negli archivi. Partendo da alcune intercettazioni ambientali della Dia di Messina. Nel 2003 i magistrati hanno avviato un’inchiesta, condotta dal pm Angelo Cavallo, sui fratelli Pellegrino, titolari di una ditta che imponeva alle imprese locali la fornitura di calcestruzzo depotenziato. Tra gli edifici costruiti con il materiale fuori norma, molti sono nella zona Sud della città, dove si è verificato il disastro a causa del nubifragio del primo ottobre. I fratelli Pellegrino, titolari della Calcestruzzi Messina, hanno subìto il sequestro di beni per 50 milioni di euro. L’inchiesta della procura è ancora in corso. A queste informazioni si aggiungono quelle riguardanti l’indagine sulla frana del 2007. Un’inchiesta mai giunta a termine. A guidare gli investigatori in quel caso era il procuratore aggiunto Giuseppe Siciliano, arrestato nello scorso maggio con l’accusa di concussione per una vicenda che riguardava un appalto nel messinese. I magistrati, che hanno delegato i carabinieri a condurre le indagini, stanno cercando di stabilire le eventuali omissioni degli amministratori dopo quell’alluvione di due anni fa. Intanto, la polizia di Stato sta fornendo materiale prevalentemente fotografico che riguarda le zone colpite dal disastro. Davanti al pressing della procura, i sindaci scaricano le responsabilità ai livelli più alti. Chiamano in causa il ministero dell’Ambiente, la Protezione civile e la Regione. Giuseppe Buzzanca, che guida il Comune nella città dello Stretto, va ripetendo di non aver ricevuto somme destinate alla messa in sicurezza del territorio e svela che gli oltre 11 milioni trasferiti dal ministero, a partire dal 2007, erano destinati ad altri impieghi: autobus a metano, piste ciclabili, rete tranviaria. Soltanto il 6% di quella somma, 735mila euro, sarebbe stato impiegato per la messa in sicurezza del torrente Annunziata, alla periferia nord di Messina. Il condizionale è obbligatorio: quella cifra, insieme al resto del finanziamento, non é stata inserita nel bilancio dell’amministrazione, e dunque non è mai stata spesa. Colpa, sembra, di un «difetto di comunicazione» tra uffici pubblici. Spiegazioni claudicanti, dentro alle quali si potrebbero nascondere altri interessi.
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