martedì 6 agosto 2013
​Nel 2007 il ritrovamento di colonne e capitelli dove stavano per sorgere villette a schiera. I dubbi degli esperti: non è chiaro se i resti ritrovati a Torre Melissa, nel Crotonese, appartenessero a un luogo di culto o a un monumento funerario di Domenico Marino
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Un tempio, forse un monumento funerario o chissà cos’altro. Un giallo storico che sembra scritto a quattro mani da Wilbur Smith e Valerio Massimo Manfredi a Torre Melissa, nel Crotonese. Qui, a due passi dallo Jonio tanto amato dai coloni greci e a quattro dalla Kroton di Pitagora e dell’eroe Milone, più volte trionfatore a Olimpia e, secondo la leggenda, capace d’uccidere un toro con un solo pugno, quasi per caso negli ultimi giorni del maggio 2007 furono scoperti colonne, capitelli e altri pezzi di costruzione che fecero immediatamente pensare ai resti d’un tempio, per di più imponente tanto da richiamare gli splendori della Valle dei templi di Agrigento: colonne di 1,5 metri di diametro, capitelli dorici e mille altre ricchezze e stranezze a complicare il giallo. A esempio una stanza in cui furono trovati i resti di cadaveri che successivi e approfonditi accertamenti hanno permesso d’appurare morirono tutti nello stesso momento, con ogni probabilità carbonizzati.La ricchezza nascosta nel sottosuolo di questo piccolo centro del Crotonese fu portata a galla durante i lavori di scavo avviati per la creazione d’un complesso di villette a schiera. Un condominio che doveva prendere il posto del tempio o di quello che c’era sotto quei pochi metri di terra che si specchiano nello Jonio confine tra Italia e Grecia. I reperti erano caricati come banale materiale di risulta e portati via per essere smaltiti alla meno peggio, lasciando spazio prezioso al cemento armato, alle recinzioni e a tutto il resto del nascente complesso. Una brillante operazione condotta dai carabinieri del nucleo calabrese Tutela patrimonio culturale, coordinati dal capitano Raffaele Giovinazzo, bloccò lo smaltimento criminale e diede avvio a una prima campagna di scavi che portò a galla i tesori nascosti a Torre Melissa. Sui quali il sindaco Gino Murgi vigilò in prima persona, di giorno ma soprattutto di notte, per evitare finissero preda dei troppi tombaroli.Nel 2011, grazie a poco meno di 200 mila euro finanziati dalla Regione, fu portata avanti una seconda campagna di scavo che permise di liberare dalla terra e dall’oblio altri pezzi architettonici e d’arredamento (resti macedoni e statue in terracotta) senza tuttavia riuscire a risolvere il giallo di Torre Melissa, chiarendo se quelle colonne imponenti, i capitelli e tutto il resto sono, come sembra ai più, quel che rimane d’un tempio, oppure si tratta d’altro. Una soluzione al mistero, con conseguente ulteriore e migliore valorizzazione dei reperti, si spera arrivi grazie alla terza fase di scavo che dovrebbe cominciare quando diventeranno concreti altri 300 mila euro promessi sempre dalla Regione che ha inserito Melissa in un piano d’interventi stilato d’intesa con la soprintendenza ai Beni archeologici.A pochi chilometri di distanza, a Cirò, aspetta che qualcuno si ricordi di esso, trascinandolo fuori dall’oblio in cui è scivolati da circa due millenni, il tempio di Persefone venuto a galla nel 2001. Al suo interno furono rinvenute, tra l’altro, duecento statuine votive oltre a oggetti e tributi a una divinità femminile e a una fonte d’acqua.
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