mercoledì 2 dicembre 2009
Il cardinale all'attacco della proposta di norma regionale che pone sullo stesso piano nuclei familiari e singoli individui per quanto riguarda l'accesso ai servizi pubblici locali.
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    «L’approvazione della norma regionale che pone sullo stesso piano singoli individui, famiglie e convivenze nell’accesso dei servizi pubblici locali avrebbe a lungo andare effetti devastanti sul nostro tessuto sociale». Lo scrive il cardinale Carlo Caffarra in un appello rivolto al presidente della Regione Emilia Romagna Vasco Errani, ai membri della Giunta e del Consiglio regionale. «Chi non riconosce la soggettività incomparabile del matrimonio e della famiglia – ricorda l’arcivescovo  – ha già insidiato il patto di cittadinanza nelle sue clausole fondamentali. È ciò che fareste, se quel comma fosse approvato: un attentato alle clausole fondamentali del patto di cittadinanza». Il matrimonio e la famiglia fondata su di esso, prosegue Caffarra «è l’istituto più importante per promuovere il bene comune della nostra regione. Dove sono erosi, la società è maggiormente esposta alle più gravi patologie sociali. La prima erosione avviene quando si pongono atti che obiettivamente possono far diminuire la stima soprattutto nella coscienza delle giovani generazioni, dell’istituto del matrimonio e della famiglia. E ciò accadrebbe se al matrimonio e alla famiglia, così come sono costituzionalmente riconosciuti, venissero pubblicamente equiparate convivenze di natura diversa. Vi prego di riflettere seriamente sulla responsabilità che vi assumereste approvando quella norma».  Parlare di discriminazione in caso di non approvazione non ha senso, sottolinea il cardinale. «Se è ingiusto trattare in modo diverso gli uguali, è ugualmente ingiusto trattare in modo uguale i diversi. Non sto dando giudizi valutativi di carattere etico sulla diversità in questione. Sto parlando della logica intrinseca ad ogni ordinamento giuridico civile: la giustizia distributiva è governata dal principio di proporzionalità».  Qualcuno, insiste l’appello «potrebbe pensare che il comma in questione è una scelta di civiltà giuridica: estende la sfera dei diritti. Dato e non concesso che così fosse, ogni estensione dei diritti deve essere pensata nell’ambito del dovere fondamentale di difendere e promuovere il bene comune. Se così non fosse, si costruirebbe e favorirebbe una società di egoismi opposti». Con l’eventuale approvazione, afferma inoltre Caffarra «obiettivamente voi dareste un contributo alla credenza falsa e socialmente distruttiva che il matrimonio sia una mera "convenzione sociale" che può essere ridefinita ogni volta che così decida una maggioranza parlamentare. Volete dunque – chiede Caffarra ai destinatari dell’appello – assumervi la responsabilità di porre un atto che per sua logica interna muove la nostra Regione verso una cultura che va estinguendo nel cuore delle giovani generazioni il desiderio di creare vere comunità familiari?».  «Come cittadino, cristiano e vescovo, rispetto la vostra autorità – annota il cardinale  – so che siamo liberi in forza della sottomissione alle leggi. Ma colla stessa forza e convinzione vi dico che vi possono essere leggi gravemente ingiuste, come sarebbe questo comma se venisse approvato, che non meritano di essere rispettate». E non si tratta di un’«indebita ingerenza clericale». «Laicità dello Stato - spiega Caffarra –  significa che tutti, nessuno escluso, possono intervenire nella discussione pubblica in vista di una decisione - che è di vostra esclusiva competenza - riguardante il bene e l’interesse di tutti». «Vi chiedo – scrive l’arcivescovo nella conclusione – di accogliere questo appello, di riflettere seriamente, prima di prendere una decisione che potrebbe a lungo termine risultare devastante per la nostra Regione. Dio vi giudicherà, anche chi non crede alla sua esistenza, se date a Cesare ciò che è di Dio stesso». Nel pomeriggio la risposta del presidente della Regione Vasco Errani: «Chiederò un incontro all’arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra per chiarire personalmente le nostre intenzioni e posizioni», ha fatto sapere con una nota.«Valuterò con grande rispetto, come doveroso, l’inedito appello di Caffarra. Ma non abbiamo certo intenzione di intervenire – ha concluso – sulla definizione di famiglia che è normata nella Carta Costituzionale e sicuramente non è nella potestà legislativa della Regione».
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