Sigilli a qualsiasi terreno inquinato e
colletti bianchi nel mirino. Tocca alla Regione intervenire: subito, il tempo è scaduto. E usando, piaccia o meno, la mano pesante. Cioè varando «una legge regionale che faccia proprio il principio di precauzione», spiega Donato Cafagna, viceprefetto commissario contro i roghi tossici nella "Terra dei veleni". Il cui testo, come filtra ufficiosamente proprio dalla Regione stessa, dovrebb’essere cosa fatta e approvata a stretto giro: dovrebbe, naturalmente...
Cosa prevede questa normativa, viceprefetto?Misure urgenti e straordinarie contro il fenomeno della smaltimento dei rifiuti mediante accensione.
Quali sarebbero?Innanzi tutto nel progetto di legge è previsto un catasto delle aree percorse dai roghi tossici negli ultimi cinque o dieci anni e in tutti i Comuni: su queste aree non sarà consentito svolgere qualsiasi attività economica e produttiva, a meno che non si dimostri che le stesse non sono inquinate.
Poi?È previsto anche che s’intervenga in maniera incisiva sulle responsabilità dei "colletti bianchi".
Si riferisce alle amministrazioni locali?Non solo a queste. Anche ai tanti professionisti che lavorano nel mondo produttivo, nelle imprese o come direttori dei cantieri edili e che consentono sotto i loro occhi che ci sia smaltimento illegale dei rifiuti.
Sembrerebbe essere, per gran parte, farina del suo sacco, dottor Cafagna...Coi vertici della regione Campania abbiamo lavorato insieme e credo che lo si sia fatto bene.
E adesso?Adesso l’auspicio è che in tempi rapidissimi venga approvata la legge dal Consiglio regionale. Rapidissimi.
È un auspicio appunto o una flebile speranza o una possibilità concreta?Non ci sono più alibi, è il momento di lavorare tutti e di lavorare seriamente.
A proposito, e le tante amministrazioni comunali della "Terra dei veleni"?È importante che le amministrazioni comunali riprendano l’iniziativa su quelle aree abbandonate, proprio perché ad abbandono del territorio corrisponde abbandono dei rifiuti.
Più facile a dirsi che a farsi.Ho suggerito alle amministrazioni comunali di adottare, parallelamente al piano triennale delle opere pubbliche, anche un piano triennale degli interventi di risanamento dei loro territori.
Domanda scontata: come?Candidando i siti inquinati per gli interventi straordinari di bonifica, ma anche procedendo nel tempo, per le aree dov’è sufficiente una caratterizzazione e una rimozione dei rifiuti, ad adottare le iniziative necessarie.
Ma le fonti giudiziarie raccontano come sversamenti e roghi proseguano imperterriti.Ad interventi di rimozione di rifiuti e pulizia del territorio devono corrispondere interventi di riqualificazione e tutela delle stesse aree, in modo da evitare che ci siano fenomeni di recidiva.
Fenomeni che qualche volta accadono con la complicità, lautamente pagata, dei proprietari dei terreni.Soltanto se ci sentiamo tutti quanti, anche i cittadini, parte di un’unica squadra sul territorio che contrasta le attività illegali, abbiamo la possibilità di ottenere risultati. Non è sufficiente l’azione singola e sporadica: anche se coraggiosa, anche se efficace, rischia di diventare infruttuosa.
È inevitabile mettersi insieme, allora?Certo. Ma non per farsi scudo l’uno dell’altro, cercando così di nascondere le proprie inefficienze. I cittadini della Campania sono vittime del fenomeno dei roghi tossici e del traffico dei rifiuti speciali, però ce ne sono anche tanti che sono gli artefici e gli autori di questo scempio ambientale.
Torniamo a quell’eventuale legge regionale, viceprefetto Cafagna: basterà secondo lei?Il nostro lavoro deve passare anche attraverso una riforma delle norme ambientali penali. È necessario, per esempio, poter dimostrare che ci sono associazioni a delinquere finalizzate allo smaltimento del rifiuto speciale su questo territorio.
Infatti è stato difficile dimostrarlo, finora almeno.Perché bisogna avere la possibilità di ricorrere agli strumenti d’indagine più penetranti e più incisivi. Che sarebbero anche utili per evitare che i reati vadano prescritti.