Inattesa. Un po’ tirata per la giacca dagli ambienti del Pdl più sensibili alla voce del Colle. Ma alla fine voluta, anche per lanciare un messaggio nuovo all’alleato di sempre, Umberto Bossi. Berlusconi, pur senza alzare troppo i toni, rimprovera il Senatur e le sue ultime uscite sul«sistema- Italia condannato a morte» e sulla «Padania che viene su», insomma sulle nuove velate minacce di secessione tra Nord e Sud, reiterate poche ore dopo il monito alla crescita «meno diseguale» lanciato da Napolitano al meeting di Rimini. «Mi spiace – scrive il premier in una nota – non essere d’accordo con il mio amico Umberto. Sono convinto che l’Italia c’è e ci sarà sempre. Il Paese è unito, celebra 150 anni in cui ha reagito con orgoglio a ogni difficoltà. Nord e Sud – chiude – sono partecipi di una comune storia e di un comune destino». Quattro righe politicamente corrette che arrivano poco dopo le 19.30, ma in realtà meditate sin dal mattino. Da Rimini, dove ci sono diversi esponenti pidiellini, giungono ad Arcore segnali chiari sul rammarico del Colle per i nuovi proclami padani che mettono in discussione l’unità nazionale. Il Cavaliere annota, medita, ne parla con Alfano - anche lui oggetto di pernacchie da parte del Senatur –, poi decide che vale la pena rispondere. Consapevole che il terreno è di quelli sensibili per l’elettorato leghista, ma anche che occorre replicare in modo incisivo alla nuova chiusura sulle pensioni decisa dalla segreteria del Carroccio. «Hanno avuto tanto in passato, non possono frenarci così», avrebbe confidato ai colonnelli del partito. E non manca chi vede nella mossa di Berlusconi una carezza al partito, che al momento vede nella Lega una sorta di barriera ai propositi di modificare in maniera incisiva la manovra. Tra i due leader era anche prevista una telefonata, che però sarebbe saltata proprio per gli autaut provenienti da via Bellerio. Anche se i realisti assicurano che in qualche modo Berlusconi avrebbe preavvisato Bossi circa la pungente nota sull’unità d’Italia. E tra gli analisti degli umori del premier, c’è chi sottolinea che in fondo si tratta anche di un tentativo di tenere la porta aperta all’Udc, che chiede insistentemente uno smarcamento dal Carroccio. Il premier, comunque, ha agito convinto di non correre eccessivi rischi quanto alla tenuta della maggioranza. «Ora come ora siamo legati, non ci sono vie d’uscita». E durante la segreteria di via Bellerio, Bossi ha detto più o meno la stessa cosa: «I sondaggi li avete visti, non conviene a nessuno andare a votare. Andare ora alle urne sarebbe devastante per tutti». Ma sul punto della 'Padania imminente' il Senatur non desiste, anche se durante il vertice della Lega lo articola in modo più politico e meno elettorale, con un’implicita risposta al discorso di Napolitano al meeting di Rimini: «C’è una crisi drammatica e l’Italia rischia di spaccarsi in due, quando la crisi morde così forte hai voglia a parlare di solidarietà. La solidarietà viene meno, chi produce non vuole pagare per chi non produce...». E anche sull’esito delle trattative per la manovra, il Senatur si mostra sicuro di sé, convinto che alla lunga Berlusconi avrà meno forza contrattuale a causa delle diverse richieste provenienti dalle varie anime del Pdl. Non che manchino dissidi nel Carroccio, però. Fonti di via Bellerio assicurano che alla fine ci si è accordati sui 'capitoli' (non toccare le pensioni, ridurre i tagli agli enti locali, combattere l’evasione), non sui contenuti concreti, rinviando le decisioni ad un nuovo incontro previsto lunedì prossimo. In sette giorni, infatti, ci saranno anche i faccia a faccia nel Pdl (stamattina Alfano incontra Crosetto, capo dei 'frondisti' azzurri), scambi formali e informali tra i gruppi parlamentari, nuovi incontri con gli enti locali e le parti sociali, una festa leghista (venerdì) in cui il segretario del Pdl si conronterà con Maroni e Calderoli, la nuova generazione che scalpita dietro i due leader. Passi intermedi verso le scelte finali, che al momento, in un clima gelido tra i due principali alleati, non possono essere ancora assunte.