lunedì 27 gennaio 2020
Rieletto per il secondo mandato, ha 53 anni e arriva dalla provincia modenese. A 23 anni era assessore, è stato segretario regionale Pd
Stefano Bonaccini, rieletto governatore dell'Emilia Romagna nel voto di domenica 26 gennaio

Stefano Bonaccini, rieletto governatore dell'Emilia Romagna nel voto di domenica 26 gennaio - Ansa

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Stefano Bonaccini, 53 anni nato a Campogalliano (Modena), ottenuto il "bis" alla guida della Regione Emilia Romagna è più che mai l'uomo "forte" del Pd dopo aver difeso il feudo rosso dal tentativo di conquista del centrodestra a traino Lega. Si è imposto con 8 punti di vantaggio sulla sfidante Lucia Borgonzoni (51,6% contro 43,7%). "Emilia Romagna, un passo avanti", lo slogan della sua campagna elettorale giocata tutta in prima persona e a distanza dai big alleati. Il volto con la barba curata e gli occhiali a goccia, diventato un'immagine stilizzata, è stato l'icona di questa lunga competizione conclusa con il voto di domenica.

Allergico alle passerelle di partito, Bonaccini ha iniziato ufficialmente la "caccia" al secondo mandato da una affollata piazza Maggiore, il 7 dicembre scorso: 10mila i presenti e nessun politico nazionale, a parte il padre dell'Ulivo Romano Prodi. «Erano anni che il centrosinistra non apriva una campagna elettorale da questa piazza. Ho rischiato e ho vinto la sfida» ha rivendicato.

Nessun big in apertura né tantomeno in chiusura di campagna elettorale. Infatti, venerdì scorso, è stato il neo presidente l'unico vero protagonista della piazza di Forlì, ex baluardo di sinistra "miniera" di voti, dunque.

«Io ci metto la faccia. Qui si vota solo per l'Emilia Romagna»: il refrain di Bonaccini ha cercato di arginare il più possibile il dibattito confinandolo a temi locali, slegandolo da questioni romane, futuro del Pd e del governo.

Ha setacciato "palmo a palmo" la regione con un'auto ibrida visitando in un mese e mezzo oltre 130 città e paesini da Piacenza a Rimini, dagli Appennini fino alle valli di Comacchio. Il "buon governo" dell'Emilia Romagna (trasporto pubblico,sanità, servizi per l'infanzia, lavoro, economia) è stato il tema su cui ha chiesto e ottenuto la riconferma.

Accusato dalla Lega di vergognarsi del Pd, il cui simbolo non compare nei manifesti elettorali, ha risposto di essere il candidato di una coalizione e non di un solo partito. Poi a sua volta ha rilanciato: «La mia avversaria, Lucia Borgonzoni è stata oscurata da Matteo Salvini che però dopo il voto qui non si vedrà più». Si è vantato di aver visitato, nel corso del suo precedente mandato, praticamente tutti i 328 Comuni dell'Emilia Romagna e oltre 200 sindaci (anche eletti con liste civiche) del territorio hanno sostenuto la sua candidatura bis. «Io vengo da Campogalliano, non sono un uomo della Ztl. Nei piccoli comuni, in Appennino e nelle aree interne io vado da 5 anni».

Un "nuovo Patto per il Lavoro" che metta al centro «l'occupazione di qualità» da siglare insieme a tutte le parti economiche e sociali è la prima azione promessa dopo questa vittoria. Tra le proposte, anche investimenti per rendere gratuiti per tutti gli asili nido.

La passione per la politica è arrivata fin da giovane: a 23 anni era già assessore a Campogalliano, la sua città. Dal 1999 al 2006 è stato assessore a Modena e poi segretario cittadino del Pds e del Pd per poi diventarne segretario regionale. Il suo primo mandato da governatore dell'Emilia Romagna lo ha ottenuto nel 2014 con una larga maggioranza sullo sfidante di allora, l'attuale sindaco leghista di Ferrara, Alan Fabbri. Ma in quella tornata, a differenza di queste elezioni, l'affluenza fu molto bassa, pari al 37,7 percento.

Stefano Bonaccini, ha vinto le elezioni del 26 gennaio, con una larga coalizione di centrosinistra composta da sei liste: Pd, Emilia Romagna Coraggiosa, Verdi, Volt, +Europa e una lista civica.

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