Il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, riceve la spilla dei Comuni amici della famiglia da parte di Luciano Malfer
Trasporti pubblici gratuiti, fasciatoi e baby pit stop nelle biblioteche e nei musei, Centri per le famiglie e parchi pubblici a misura di bambino: il Comune di Bologna era già family friendly ma da ieri è certificato come tale. È diventato ufficialmente, infatti, uno degli oltre 200 enti pubblici ed Associazioni ad aver aderito al Network dei Comuni Amici della Famiglia. Il Comune più popoloso dopo Torino, peraltro: in Emilia-Romagna l’avevano preceduto solo San Benedetto Val di Sambro e Molinella, sempre nel Bolognese, poi Cervia, in provincia di Ravenna, oltre all’Unione dei Comuni dell’Appennino e alle Acli, stakeholder di questa iniziativa. Infatti, il promotore è stato proprio l’ex presidente dell’Associazione, Filippo Diaco, che oggi siede tra le fila del Consiglio Comunale, eletto in una lista civica di centrosinistra. Un’idea già lanciata nel suo programma elettorale. «L’adesione al Network mette al centro i figli, la natalità, la crescita demografica, il benessere delle famiglie: tutte cose molto concrete, perché i dati dimostrano che nei Comuni della rete si vive meglio e si fanno più figli» spiega Diaco. I Comuni aderenti «si distinguono realmente nell’applicazione di politiche family friendly e si copiano a vicenda le idee migliori. In una città che invecchia inesorabilmente come Bologna, sostenere le giovani famiglie è fondamentale: siamo una città in cui si sta bene, è vero, ma la sfida per la natalità non può conoscere sconti» dice. Il Network, infatti, è un luogo di scambio di buone prassi sulle politiche che incidono sulla qualità della vita familiare e del benessere territoriale che, a quanto pare, funziona. «Aderire al Network non comporta alcuno scostamento di bilancio, bensì l’impegno a riordinare ciò che già si fa, con ulteriori attenzioni per rendere la città accogliente verso quelle coppie che decidono di mettere al mondo uno o più figli. I sindaci aderenti al Network hanno capito che la famiglia non è un soggetto da “dirottare” all’assessorato alle politiche sociali solo quando è in crisi, ma un soggetto da promuovere, alimentando il suo benessere» ha detto ieri intervenendo a Bologna in conferenza stampa Luciano Malfer, Dirigente generale dell’Agenzia per la coesione sociale della Provincia autonoma di Trento e promotore del Network. D’altra parte, Matteo Lepore, il sindaco, ha tenuto per sé la delega alla Famiglia: «A Bologna il 50% dei nuclei familiari è composto di una sola persona, perché molti qua studiano e lavorano, ma la famiglia la fanno altrove» dice. E, poi, elenca altre peculiarità. «Nel solo Quartiere Navile abbiamo 400 nuclei di madri sole. A Bologna si vive bene, la disoccupazione è al 3%, ma la forbice delle disuguaglianze è ancora troppo ampia» osserva Lepore. «Abbiamo una grande tradizione di servizi per le famiglie, entro due anni azzereremo le liste di attesa per i nidi, dopo 60 anni. Offriamo molti servizi per i giovani, ma ora dobbiamo puntare l’attenzione anche sui genitori, che vanno sostenuti: oggi è un compito molto difficile, spesso non sono più un punto di riferimento per i propri figli, che hanno poca fiducia negli adulti e finiscono per seguire modelli sbagliati». E, insieme all’assessore al Welfare Luca Rizzo Nervo, garantisce che l’adesione al Network comporterà una maggiore attenzione alle famiglie cosiddette “normali”, di quel ceto medio sempre più in crisi. «Anche il bilancio sarà letto in questa ottica, la famiglia sarà al centro non solo di una visione sociale ed economica, ma anche complessiva» assicurano.