"Condividendo l’appello del direttore di
Avvenire, chiediamo al c.d.a. Rai di garantire nei programmi delle reti del servizio pubblico, e in particolare in quello condotto da Fazio e da Saviano, la voce di chi difende la vita, e soprattutto di chi lo fa vivendo una condizione di sofferenza". Inizia così un testo che porta come prima firma quella di Alfredo Mantovano (Pdl) e in seguito quella di altri 91 parlamentari di centro-destra. Un documento di appoggio all'appello, appunto, di Marco Tarquinio dopo l'ultima puntata del programma di Rai3 "Vieni via con me", perché la televisione di Stato dia voce oltre ai fautori dell'eutanasia anche e soprattutto a chi di fronte alla malattia e all'invalidità rifiuta la morte come soluzione nichilistica, ma "vive e lotta, soffre e non molla".Una lettera aperta a Fabio Fazio e Roberto Saviano di tenore analogo alla precedente è stata inviata anche da 32 parlamentari del Pd. Missiva che vuole esprimere "il rammarico di non aver potuto ascoltare anche le parole di chi non ha mai voce nonché i dubbi, i sentimenti di quelle famiglie che con altrettanta grande dignità, magari in silenzio, fanno la scelta libera di non staccare i sondini. Ogni 'scelta d’amore' merita la sua luce e vi diamo atto di aver avuto la forza, la capacità il merito di averne accese tante. Ci dispiace che nell’ultima puntata, invece, quella scelta d’amore per un’altra idea della vita non abbia avuto la sua luce".Intanto, sempre in tema di fine vita, il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, il ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Maurizio Sacconi, e il ministro della Salute, Ferruccio Fazio, hanno firmato oggi una circolare che vuole mettere alcuni punti fermi per quanto riguarda i registri per la raccolta delle dichiarazioni anticipate di trattamento, istituiti da diversi Comuni negli ultimi mesi. Tali registri, chiariscono i ministri, non hanno alcun valore giuridico e sono illegittimi.In linea generale, rileva la circolare, "occorre considerare che la materia del fine vita rientra nell'esclusiva competenza del legislatore nazionale e non risulta da questi regolata. L'intervento del Comune in questi ambiti appare pertanto esorbitante rispetto alle competenze proprie dell'ente locale e si traduce in provvedimenti privi di effetti giuridici". Una legge "è particolarmente necessaria perchè vengono implicate anche altre materie come la tutela della salute, della famiglia e della privacy, nell'ambito delle quali il Comune non può certamente agire in assenza di una disciplina statale che ponga principi e definisca la competenze di vari soggetti pubblici coinvolti".Non solo, i ministri concludono ricordando che "si potrebbe ipotizzare, nel caso in cui si intenda dar comunque corso ad iniziative del genere, un uso distorto di risorse umane e finanziarie, con eventuali possibili responsabilità di chi se ne sia fatto promotore".