Nuove strutture per accogliere detenute con figli I nnocenti dietro le sbarre, bambini costretti a vivere una giornata scandita dai ritmi del carcere, fra divise e porte sbarrate. Sono i figli delle detenute o delle donne in attesa di giudizio rinchiuse negli istituti di pena italiani: una sessantina di bambini di età compresa fra zero e tre anni. Finora, per loro, non c’era altra possibilità se non crescere nel grigio delle celle o all’interno dei nidi del carcere ma la situazione, per molti di loro, adesso potrebbe cambiare. A Milano, da due anni, è attivo l’Istituto a custodia attenuata per detenute madri (Icam), che offre alle mamme la possibilità di far crescere i propri figli in un ambiente sereno, dove le sbarre alle finestre sono mimetizzate, con un giardino e dove è possibile contare sull’apporto di educatori e assistenti. Un modello che verrà presto replicato a Roma, Firenze e a Favara, provincia di Agrigento. Ed è prevista anche la realizzazione di una quarta struttura in Sardegna. « Sigleremo a breve le convenzioni con gli enti locali – spiega Maria Pia Giuffrida, presidente del gruppo nazionale di lavoro Icam –. In tre casi abbiamo già reperito i locali e stiamo lavorando per adeguarli alle esigenze di custodia richieste » . L’Icam di Favara, realizzato all’interno di una struttura confiscata alla mafia, sarà probabilmente il primo ad aprire i battenti. L’iniziativa è stata presentata ieri durante il convegno « Icam, free to grow up » promosso dalla Provincia di Milano e dalla Commissione Europea. Al 10 febbraio 2009 le detenute in Italia erano oltre 2.500 ( vale a dire quasi il 5% del totale della popolazione carceraria). Con loro, nei 19 nidi operativi all’interno di altrettanti istituti di pena, ci sono 65 bambini. Proprio per affrontare questo problema è stato istituito un gruppo di lavoro, fortemente voluto dal ministro della Giustizia Angelino Alfano. «Molte donne, soprattutto straniere, al momento del-l’arresto non dicono di avere un bimbo. Per timore che gli venga sottratto – aggiunge Maria Pia Giuffrida –. Per questo è importante esportare il modello dell’Icam: per rassicurare queste donne e spiegare loro che possono stare con il proprio bambino nei primi tre anni di vita » . Fuori dal carcere infatti, secondo le stime presentate ieri da Maria Pia Giuffrida, ci sono circa 250 bambini che hanno la mamma in carcere. Una sessantina di loro vive con il papà, 77 sono stati affidati ai nonni o agli zii, all’interno di una « famiglia allargata » , 12 sono stati dati in affidamento e 15 si trovano in comunità. In situazioni non sempre ottimali. L’Icam di Milano, che festeggia in questi giorni il secondo anno di vita, attualmente ospita 11 mamme e 12 bambini. Dal 2 aprile 2007 al 30 giugno 2008 nella struttura di via Macedonio Melloni (che ha una capienza massima di 14 posti) sono transitate 48 mamme, delle quali 28 ( il 58,3%) di nazionalità straniera, prevalentemente romene e marocchine. La struttura e l’impianto dell’Icam ricalcano quelle di una grande casa famiglia, in cui le detenute partecipano alla gestione della vita quotidiana. Colori allegri alle pareti, stanze singole per tutelare la privacy, ludoteca, biblioteca e una grande cucina in cui si mangia tutti assieme. Ma senza per questo attenuare la custodia. Semplicemente, tutto ciò che può evocare il carcere, dalle sbarre alle divise, è stato occultato, sfumato. Un progetto di cui Francesca Corso, assessore della Provincia di Milano all’integrazione sociale per le persone in carcere, va molto orgogliosa. Da lei infatti è partita l’ispirazione per realizzare questo istituto, ma la spinta finale venne, nel marzo 2006, dall’ex direttore della Gazzetta dello Sport, Candido Cannavò. «Sulla questione ci aveva sfidato a singolar tenzone – ricorda Francesca Corso – e ci è sempre stato col fiato sul collo per metterci fretta » .
2.500: le donne detenute in Italia, quasi il 5% del totale della popolazione carceraria 48: le mamme transitate dal 2 aprile 2007 al 30 giugno 2008 nella struttura dell’Icam di Milano (che ha una capienza massima di 14 posti) 65: i bambini presenti negli istituti di pena, nei 19 nidi operativi all'interno di altrettanti strutture 58%: la percentuale di donne di nazionalità straniera transitate nell’istituto di via Macedonio Melloni