lunedì 12 dicembre 2011
​Papà albanese, mamma ecuadoriana. Altri due fratellini portati in comunità con la sorella.
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​Sequestro di persona e riduzione in schiavitù. Sono stati arrestati per questi reati due coniugi entrambi di 37 anni, lui albanese, lei ecuadoriana, con regolare permesso di soggiorno, accusati di aver violato quanto più dovrebbe stare a cuore a chi è genitore: amare ed accudire i figli. Invece, secondo gli agenti del Commissariato di Rapallo, per molto tempo, forse per anni, hanno trattato la figlia dodicenne come una schiava, costringendola ai lavori di casa, umiliandola, imponendole di restare a testa bassa senza mai poter guardare in faccia ai genitori, ai quali doveva rispondere ad ogni ordine: «comandi»; «mande», in spagnolo gergale. E se disobbediva veniva picchiata, umiliata, persino seviziata e, per punizione, lasciata sul terrazzo di casa in slip e maglietta anche se era inverno e faceva freddo. L’elenco delle vessazioni è lungo. Le era concesso solo di mangiare gli avanzi dal piatto dei genitori o dalle pentole, restando in piedi, e solo dopo che i due adulti ed i fratelli minori della bimba, di 8 e 9 anni, trattati invece con riguardo da padre e madre ed ora anch’essi affidati ai servizi sociali, avevano terminato il pasto. Genitori-aguzzini, secondo la Polizia, che si trovano ora in carcere: il padre a Chiavari e la donna in quello femminile di Pontedecimo, come disposto dal gip Mauro Amisano e dal pm Gabriella Dotto, mentre la bimba è in custodia ai servizi sociali. Per lei, sconvolta e sotto shock, sarà necessario un lungo periodo di assistenza e cure. Agli insegnanti della figlia, che chiedevano spiegazioni su quella bimba mandata a scuola sempre in pigiama e ciabatte, dall’aria terrorizzata e spesso assente dalle lezioni, i genitori rispondevano che era lei a non voler frequentare le lezioni, ma gli agenti, mercoledì scorso, quando sono andati a prelevarla a scuola, l’hanno trovata ancora una volta in pigiama e pantofole. Il giorno dopo, giovedì, si sono recati nella casa nel centro di Rapallo, dove hanno notificato l’ordine di custodia cautelare ai genitori. Il padre (che come la moglie manteneva la famiglia con lavori saltuari) davanti ai militari si è rivolto alla moglie rimproverandola: «Te lo dicevo che la trattavamo troppo male». Sembra, infatti, che fosse proprio la donna la più dura con la figlia. Una vicenda terribile che, ieri in conferenza stampa, il vice questore Carlo Di Sarro ed il sostituto commissario Paola Cercignani, hanno raccontato anche con una punta di imbarazzo. Gli investigatori hanno spiegato che la vicenda è rimasta a lungo ignorata, anche se forse conosciuta dai vicini di casa, perché nessuno aveva avuto il coraggio di denunciarla. Solo un mese fa una condomina ha chiamato Telefono Azzurro, che ha informato il Tribunale dei Minori e poi la Polizia. Gli arrestati hanno cercato di giustificare un atteggiamento tanto crudele sostenendo che la bambina era ingestibile, non si voleva alzare da letto e faceva i capricci. Non era così secondo gli investigatori, che riferiscono invece di una storia di miseria e violenza familiare, della quale, per la gravità dei reati, si occuperà la Corte d’Appello di Genova, che ha ricevuto il fascicolo dalla Procura di Chiavari. Le indagini proseguono per accertare se la violenza fosse dovuta al fatto che la bambina sia femmina, dunque considerata "inferiore". Si sta anche scavando nel passato della coppia. Gli investigatori non escludono altre ragioni all’origine dell’assurdo trattamento riservato alla bambina.
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