venerdì 15 dicembre 2023
Dopo aver dato il via libera ai negoziati per l'ingresso di Kiev nell'Unione, Orbán pone il veto sugli aiuti a Kiev e fa slittare la revisione del bilancio
Il premier ungherese Orbán a Bruxelles

Il premier ungherese Orbán a Bruxelles - ANSA

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Stavolta Viktor Orbán non ha concesso il bis. Non è uscito dalla sala del Consiglio Europeo e non ha dato via libera alla revisione di medio termine del bilancio della Ue, bloccando tutto: se ne riparlerà nel 2024. E così, dopo aver in qualche modo concesso una gioia all'Ucraina del presidente Zelensky (sull'avvio dei negoziati di adesione all'Unione), ha dato un dispiacere altrettanto forte stoppando anche i 50 miliardi di euro di aiuti destinati a Kiev.

Dopo una decisione storica, i leader europei sono tornati così ad incagliarsi nei meandri della (mancata) unanimità. E nella notte la prima lunga giornata della riunione europea si è chiusa con un nulla di fatto sull'altro piatto forte.

Il presidente del Consiglio Europeo, Charles Michel, tuttavia ha affermato: "Abbiamo strumenti per garantire la nostra affidabilità, gli ucraini possono contare sul nostro sostegno".

Sostegno che però dovrà attendere: la decisione slitta a gennaio in un vertice straordinario. "Ventisei leader sono concordi su tutte le componenti della proposta di revisione di bilancio che abbiamo presentato, solo uno non è d'accordo", ha sintetizzato Michel in un punto stampa al termine dei lavori del vertice Ue che proseguiranno questa mattina. Dopo ore di negoziato, a livello politico e tecnico tra gli sherpa, il capo del Consiglio europeo prende atto che c'è "un forte sostegno per tutte le componenti" della revisione di bilancio "da parte di 26 leader, dal sostegno all'Ucraina alle migrazioni, al fondo di solidarietà alla difesa".

Ma per un accordo pieno sul bilancio manca l'unanimità. "Torneremo sulla materia a inizio del prossimo anno per cercare di raggiungere l'unanimità per attuare questo accordo", conferma Michel. A mettersi contro la revisione del quadro finanziario dell'Ue fino al 2027 è l'Ungheria, come dichiarato dallo stesso premier Orbán. "È sempre difficile quando si parla di soldi e di solidarietà finanziaria. Sintesi del turno di notte: veto per i soldi in più per l'Ucraina, veto per la revisione del Quadro finanziario pluriennale. Torneremo sulla questione dopo un'adeguata preparazione".

Non è bastata quindi la proposta di mediazione al ribasso di Michel, che da un totale di quasi 66 miliardi di euro di fondi "freschi" aggiuntivi per le nuove priorità dell'Unione era già sceso a 22,5 miliardi.

Michel propone però di mantenere le risorse per l'Ucraina a 50 miliardi di euro (di cui 17 miliardi di euro di sussidi a fondo perduto, quindi aggiuntivi, e 33 miliardi di euro di prestiti); Orban vuole però che tutti i soldi per Kiev siano trovati sui mercati e non finanziati dagli Stati membri. Nella proposta Michel ci sono poi 2 miliardi per la gestione dell'immigrazione e delle frontiere e 7,6 miliardi per il vicinato e il mondo; 1,5 miliardi destinati al Fondo europeo per la difesa nell'ambito del nuovo strumento Step (Piattaforma di tecnologie strategiche per l'Europa); altri 2 miliardi di euro per lo strumento di flessibilità e infine 1,5 miliardi per la riserva di solidarietà e aiuto.A uscirne fortemente ridimensionato rispetto alla proposta della Commissione europea è il sostegno finanziario a Step, la piattaforma per le tecnologie pulite proposta da Bruxelles per la competitività industriale dell'Ue, in risposta all'Inflation Reduction Act statunitense e alla Cina.

Nell'idea della Commissione Europea doveva trattarsi di un Fondo sovrano, ma per metterlo in piedi ci sarebbero voluti anni e con la scadenza della legislatura non c'era margine per farlo. Di tutto si riparlerà, ora.

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