mercoledì 15 aprile 2009
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«Ora la Protezione civi­le guarda al futuro. Quello immediato. « Puntiamo a fare in modo che già all’inizio del prossimo inverno non ci sia più nessuno degli sfol­lati nelle sistemazioni provvisorie odierne ( tende e alberghi, ndr), senza dover ricorrere ai container. Pensiamo a casette di legno co­struite a regola d’arte » , ha sottoli­neato il capo della Protezione ci­vile Guido Bertolaso. E poi il futuro a medio- lungo ter­mine. « Il terremoto non uccide, uccide l’uomo che costruisce ma­le dove si sa che ci può essere un terremoto – annota ancora il nu­mero uno del dipartimento –. Se questo sisma si fosse verificato a Tokyo o San Francisco, non sa­rebbe morto nessuno e anche i danni sarebbero stati lievi, per­ché in Giappone e in California hanno investito miliardi nella prevenzione. Ora speriamo che la stessa cosa avvenga in Italia. Mai dall’unità ad oggi è stata varata una autentica politica antisismica. È giunto il momento di farlo» . A una settimana esatta dal terre­moto che ha messo in ginocchio L’Aquila e provincia, Bertolaso fa il punto della situazione, nell’in­contro con il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco. E i nu­meri che snocciola danno la di­mensione della tragedia. Ma se­gnalano anche il forte desiderio di rinascita: 294 morti, 22 dei quali bambini con meno di 16 anni. «Lo Stato non ha lasciato solo nes­suno. Cinque minuti dopo la scos­sa di lunedì scorso sapevamo già quale scenario ci saremmo trova­ti di fronte e abbiamo lavorato per dare la massima assistenza a tut­ti. Ma ora mi auguro che questa ul­teriore lezione serva a impostare una vera politica antisismica an­che nel nostro Paese » . Gli sfollati sono 57.500 ( il più alto numero mai gestito dalla Prote­zione civile italiana): 23.500 pres­so gli alberghi della costa adriati­ca e 34mila in 5mila tende di 106 tendopoli. E poi 60 posti medici, 55 cucine da campo, una macchi­na imponente che comprende vi­gili del fuoco, esercito, forze del­l’ordine, geologi e volontari di tut­ta Italia. « Questa è la Protezione civile italiana – afferma il coordi­natore nazionale dell’enorme ta­sk force che in meno di una setti­mana ha messo fine alla prima e­mergenza – E io sono orgoglioso – aggiunge, rivolgendosi al cardina­le Bagnasco – che qualche giorno fa anche l’ambasciatore tedesco, seduto proprio lì dov’è lei, mi ab­bia detto: ' Noi in Germania non avremmo saputo fare altrettanto. Questo terremoto ha demolito l’immagine di improvvisatori che contraddistingue gli italiani' » . Bagnasco e Bertolaso sono seduti uno di fronte all’altro nell’ampia sala conferenze della Scuola della Guardia di Finanza. C’è anche il ministro per le Politiche comuni­tarie, Andrea Ronchi. Qui sono state prese tutte le più importan­ti decisioni operative, qui è stata gestita e risolta l’emergenza. E o­ra il Capo della Protezione civile può ricostruire passo per passo com’è andata. A cominciare pro­prio dalle 3.37 di lunedì 6 aprile, cioé cinque minuti dopo la scos­sa. 2 « Quando abbiamo saputo la ma­gnitudo e l’epicentro, grazie all’I­stituto di sismologia, abbiamo in­serito i dati nel programma di si­mulazione che abbiamo a Roma, nel nostro centro nazionale, e ci siamo immediatamente resi con­to che ci saremmo trovati di fron­te a migliaia di sfollati e a non me­no di 250 morti » . Anche grazie a questi strumenti informatici, ha sottolineato Ber­tolaso, oltre che al costante ap­poggio del governo, è stato possi­bile fronteggiare bene le necessità di tanta gente.
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