I giovani del Pdl lo toccano, lo invocano, lo chiamano. C’è entusiasmo. Rumore. Euforia. Silvio Berlusconi parte soft. «Sono qui come un vecchio saggio, uno che guarda questo momento non facile un po’ da lontano... Uno che può solo dare ottimi consigli», ripete l’ex premier quasi sottovoce. Nell’ora che segue però tutto cambia. Berlusconi torna protagonista. Riprende per mano il partito. Disegna nuovi scenari. Avverte Monti e Merkel. Ma soprattutto fa sapere di non avere nessuna intenzione di farsi da parte. «Sono io il leader dei moderati. Sono ancora io che posso cambiare il Paese», ripete tra gli applausi. La campagna elettorale sembra già iniziata. E anche nei toni decisi del Cavaliere qualcuno legge un’accelerazione verso un possibile e imprevedibile voto anticipato.Tutto comincia alle 18 e 08. Le note dell’inno di Mameli riempiono la grande sala del lussuoso hotel di Fiuggi. Berlusconi canta e un sorriso leggero e malinconico gli "taglia" il volto. Al suo fianco c’è Annagrazia Calabria la giovane deputata che ha organizzato l’appuntamento. Gli da del tu. Lo accarezza con parole impegnative: «Siamo la tua lista civica all’interno del Pdl». E’ un invito forte a non farsi da parte. E a prendere ancora per mano i moderati. Berlusconi accetta quella sfida. Lo fa muovendosi con abilità dalla politica estera a quella interna. Annunciando una serie di svolte nel Pdl. E gelando il governo Monti con parole destinate a far rumore: «Lo spread non era colpa nostra. Sono arrivati i nominati dal Colle e la situazione non è cambiata». Difende le sue scelte Berlusconi. E conferma i suoi affondi: quelli più recenti e anche quel j’accuse contro la Germania e Angela Merkel che frenano il progetto di una banca centrale europea capace di stampare euro. «O Berlino capisce o gli altri Stati dovranno unirsi e chiedere alla Germania di uscire dalla Ue e dall’euro e di tornare al marco. Così la Bce potrebbe tornare a essere una banca di garanzia. Come quella giapponese o americana».Colpisce quell’insistenza nel denunciare limiti ed egoismi tedeschi. Perché a Roma Monti e la Merkel si stringono la mano e parlano di euro irreversibile. Ma dietro i ragionamenti e le battute del Cavaliere, prende via via forma anche il nuovo progetto italiano. Un progetto che lui vuole guidare e che - spera - lo vedrà impegnato in una nuova rincorsa da protagonista. Berlusconi sa che questo Pdl non ha più appel. Sa che questo nome non funziona. E non esita a dichiararlo morto. «Va cambiato. Ma due parole devono restare centrali nel nuovo nome: Italia e libertà». Prende fiato, l’ex premier. Poi affonda ancora contro le scelte del governo Monti, bocciando senza appello il decreto anti-corruzione. «Se passasse non vivremo più una situazione di libertà. E senza libertà si muore». E’ un Berlusconi tonico, determinato a voltare pagina. Deciso ad aprire le liste a nuove energie. E soprattutto pronto a siglare un impegno: la metà dei candidati saranno donne. Nel rimpossessarsi della scena l’ex premier non solo non rinuncia alla leadership dei moderati, ma nemmeno a una nuova impossibile corsa verso Palazzo Chigi. «Però voglio il 51 per cento, voglio poter governare, voglio poter incidere». Sono parole dietro le quali si agita più di un progetto. La riforma presidenziale a cui Berlusconi non rinuncia. Ma anche una legge elettorale che dovrà garantire governabilità. Questa volta la Germania può essere un esempio e il modello proporzionale tedesco è la scelta per cercare la convergenza con Pd e Udc. Perché «se c’è una cosa da scongiurare è l’ingovernabilità, lo sparpagliamento delle forze che rende quasi impossibile anche formare un governo».Berlusconi prova a raccontare l’Italia che vorrebbe e si sofferma su quella che non gli piace. Quella con una Imu insopportabile, con un sistema fiscale arrogante, con una burocrazia insopportabile. Ma si annusa l’aria di elezioni e si torna a ragionare su come presentarsi al voto. Alfano (oggi il segretario arriverà qui a Fiuggi) sembra relegato a un ruolo minore. Ma Berlusconi prova a rassicurarlo spiegando che il partito è il fulcro del progetto e che le quindici liste civiche sono solo una lontana eventualità. I giovani applaudono. Ancora una volta. La sala si svuota e in un angolo Carlo De Romanis, consigliere alla Regione Lazio e uno delle "menti" della "tre giorni", commenta sottovoce: «Alfano è il segretario, ma con un Berlusconi così tutto è possibile».