«Entro l’autunno tutti saranno fuori dalle tende». Silvio Berlusconi torna in Abruzzo per inaugurare la prima scuola che riprende le lezioni in tenda. Un piccolo segno di speranza, qui a Poggio Picenze, paesino semidistrutto a 15 chilometri dall’Aquila, che il premier sceglie per lanciare il solenne impegno. Accanto a una rassicurazione, altrettanto solenne: «Sono state individuate tutte le possibilità per reperire i fondi necessari. Su questo sono sereno ». Quanto ai beni culturali, c’è l’idea di una «lista di nozze», la chiama così, di 38 «gioielli» da assegnare in base alla gara di solidarietà già in atto e secondo le priorità che saranno individuate di concerto dal Ministero Beni Culturali e dal Comune dell’Aquila. Berlusconi arriva a Poggio Picenze intorno alle 13 - tutto il paese era ad attenderlo già da un paio d’ore - preceduto dal ministro Maria Stella Gelmini, giunta intorno a mezzogiorno. «Ho portato delle cose con me», sussurra appena arrivato. Si capirà solo a cerimonia finita a che cosa si riferisse. Quando, in compagnia del sindaco Nicola Manna e pochi addetti ai lavori entra nel tendone, e lì dà il meglio di sè. Recita una poesia di Aldo Palazzeschi («Rio bò») e tira fuori gadget di ogni tipo con l’intento di restituire un sorriso ai bambini. Firma autografi ai bambini macedoni. Nel paese c’è infatti una cospicua comunità insediata, un tempo addetta alla pastorizia, e che ora si è data al settore edile. Si ricordano anche i piccoli Alene e Loris, oggi, morti sotto le macerie. Alene, appunto, era una bimba macedone. Berlusconi ha parole di elogio per tutti, per i cittadini tenaci, per le forze dell’ordine, e «per i 13 mila volontari che hanno scritto una pagina straordinaria di generosità del nostro Paese di cui andare fieri». Ripete che non saranno costituite «né baraccopoli né tendopoli ». Anche se per la prima volta ammette che «per gli interventi nel centro storico ci vorrà tempo». Dunque si starebbe pensando a dei nuovi quartieri da allestire a tempo di record con moderne tecnologie, che servano da alloggio temporaneo ma non precario, da riconvertire poi, a ricsotruzione ultimata, ad uso turistico, residenziale o di campus universitario. Su questo è d’accordo anche il Comune dell’Aquila nonostante il diverso colore politico rispetto al governo centrale. Ma sull’entità del danno, dunque sulla portata delle misure da adottare, non si sbilancia. «Non c’è ancora la mappa completa dei danni», spiega. «Abbiamo messo in campo diciassette misure possibili, ma una, che era uscita nelle indiscrezioni e non avevo fatto io, l’ho cassata. Così sono 16». Il riferimento sembra proprio essere alla tassa sui redditi più alti. Anche perché l’altra misura che ha fatto discutere, quella del cinque per mille, non la esclude, «a patto che non tolga risorse alle onlus». «Vi stupiremo», dice ai giornalisti, un po’ anche per rompere l’assedio. Spiega che l’idea è quella di scatenare una gara fra istituzioni, «con tanti cantieri», per snellire i tempi di realizzazione. «Non è questo il momento si sterili polemiche », dice anche, negando però di aver voluto in questo modo attaccare Gianfranco Fini («mi riferivo all’opposizione ») per le polemiche sui risparmi che ci sarebbero stati con l’election day. Ma su questo è durissimo, invece, con la Lega, quando spiega di esser stato costretto a rinunciare a un obiettivo del Pdl, cioé il bipartitismo, preferendo rinunciare all’election day che avrebbe certamente favorito una svolta in tal senso. Sulla questione c’era stato anche un delicato fuori programma che aveva costretto la Gelmini a chiudere bruscamente il suo intervento, con un cittadino del posto che inveiva; «Vergognatevi, avete voluto fare un regalo alla Lega ». L’intervento discreto di agenti in borghese, però, evitava il ripetersi dell’improvvisata anche dopo, al cospetto del premier. Che quindi può proseguire sereno e soddisfatto, in direzione della vicina Picenze. Qui visita il piccolo ospedale da campo messo in piedi dal battaglione San Marco, scherza col parroco «abbronzato» e torna a parlare di ricostruzione con la gente di quest’altra tendopoli, illustrando un’altra misura allo studio per il decreto Abruzzo, che potrebbe essere varato la scorsa settimana, al quale sta attivamente collaborando il presidente della Regione Gianni Chiodi. Per alleggerire il carico gravante sulla mano pubblica si pensa a incentivi a beneficio di chi sceglierà il fai-da-te. «Se volete rifarvi la casa da voi ricostrunedola o ristrutturandola, lo Stato vi sosterrà. L’aiuto - entra nei dettagli - potrà arrivare a una cifra del 33 per cento, in più vi verrà concesso un mutuo al tasso del 4 per cento e possibilmente fino al 50 per cento del valore dell’immobile. Insomma - conclude - un terzo lo mettete voi, un terzo lo Stato». Poi parla anche dei sistemi edilizi allo studio. «Le nuove case saranno capaci di resistere a qualunque tipo di scossa» Parla di case «da 50 metri a 102-104, che saranno costruite su una piastra che separa il tutto dal terreno», sul modello di una nuova tecnica costruttiva giapponese. Berlusconi, che ha avuto anche un incontro con il sottosegretario Guido Bertolaso (che l’ha accompgnato per l’intera giornata) per fare il punto della situazione, riserva l’ultima tappa al centro storico dell’Aquila, dove raggiunge il ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, al termine di un giro che fra i monumenti danneggiati in compagnia del sindaco Massimo Cialente. E’ qui che Berlusconi lancia l’idea della «lista di nozze», seduto sui gradini della Chiesa di san Bernardino, da Siena come l’istituto di credito cui l’aquilano Bruno Vespa è già riuscito, in diretta tv, a strappare la promessa di restauro.