«Dobbiamo avere la religione della libertà e della privacy dei cittadini... Io promisi di andare alla festa di Noemi e le promesse le mantengo. Sì, tornerei a quella festa». Silvio Berlusconi, dal salotto di
Porta a Porta non rinnega la sua scelta e attacca il Pd: «Non ha nulla da dire. Fanno solo calunnie per delegittimarmi. Ma gli italiani hanno capito e il Pdl è sopra il 40 per cento». Ora però il caso travalica i confini nazionali. Se ne occupa la
Sueddeutsche Zeitung con un vistoso articolo al centro della pagina e un commento dal titolo eloquente: «Il privato come politico». Alla vicenda è anche dedicato un ampio servizio del settimanale tedesco
Stern. C’è un Berlusconi sorridente in versione Giulio Cesare che domina la copertina sotto il titolo:
Italia, potere e amore. I casi si accavallano e la reazione di Franco Frattini è decisa e inevitabile. «Non si può creare una rete internazionale di stampa ostile al governo di Roma», attacca il ministro degli Esteri che subito denuncia: «C’è un’azione fatta dall’opposizione al governo e dalla sinistra europea che non ha identità, non ha cuore e non ha anima, e che gioca, con nostra profonda tristezza, denigrando e irridendo l’immagine dell’Italia nel mondo».Berlusconi però non indietreggia e va avanti. «Mollare? Non mi è mai passato per l’anticamera del cervello. Quando assumo un impegno, lo mantengo».
Repubblica continua ad attaccare? «Non leggo questo giornale da anni e vivo bene». E l’idea di un voto anticipato per sfuggire all’accerchiamento? Berlusconi nega deciso: «Stiamo parlando di storie, è tutta fantapolitica che si trova sui pazzi giornali che ogni giorno dipingono un’Italia che non è reale». Il premier affronta tutti gli argomenti più attuali, mentre Bossi si unisce nell’atto d’accusa contro l’opposizione: «Ha usato in maniera vergognosa cose non politiche». È una parentesi. Il premier difende le scelte fatte per arginare l’immigrazione clandestina: «L’accordo con Gheddafi per i respingimenti l’ho concluso io. E non dobbiamo dimenticare che la Spagna ha già respinto 8mila persone».Quel sottolineare il suo ruolo va letto anche in chiave elettorale. Nel fine settimana si vota e il premier azzarda: «I sondaggi ci danno in vantaggio sulla Lega anche al Nord. Ad ogni modo non subirei un colpo se la Lega ci superasse in qualche situazione. Ho un rapporto eccezionale con Bossi». E qui fa un annuncio: «Abbiamo già per il futuro delle regioni del nord in mente da attribuire alla Lega delle cariche importanti, come la presidenza della Regione Veneto». Questione già affrontata nei mesi scorsi: «Ne parleremo ancora e questo rientrerà in un piano di accordi complessivi che sono sicuro saranno presi con la soddisfazione di entrambi», assicura. Subito da registrare la reazione di Pier Ferdinando Casini, che parla, sul Veneto, di «ulteriore cedimento alla Lega». E può essere letta come concessione al Carroccio anche l’altra affermazione che Berluscani fa, per assicurare che il «Pdl non farà campagna elettorale sul referendum».Si parla di tutto. Kakà al Real Madrid? «Ancora non c’è nessuna decisione, lunedì lo incontrerò e poi vi dirò». E la crisi economica? «Oggi come mai i cittadini pensano che lo Stato è vicino. Non ho notizia di qualcuno che dica: "’Abbiamo fame"». Il premier va avanti e ribadisce che gli ammortizzatori sociali per chi perde il lavoro sono stati estesi a tutti, quindi, «anche un precario con contratto in scadenza, se non ha il rinnovo usufruirà della cassa integrazione». Domande e risposte si accavallano. La Fiat e la Opel? «Non ci è stato chiesto di intervenire, ma siamo ancora a disposizione». Il Pd? «È nel marasma. Non sanno nemmeno a quale eurogruppo aderire». E le formazioni minori? «È un voto sprecato quello al Pd e quello a quei partiti piccoli che non raggiungeranno il 4 per cento». A fine trasmissione il premier rilancia l’atto d’accusa di Frattini: «Bisogna dire che i giornali esteri che intervengono sono insufflati da gruppi editoriali italiani. Ne abbiamo la certezza. Ci sono addirittura dei giornali che appartengono a qualcuno che si contrappone al gruppo Mediaset nel campo della televisione».
L'appello di Prodi. Torna in campo dopo un anno abbondante Romano Prodi. Torna per invitare gli italiani a votare, con una lettera appello contro l’astensione, che potrebbe essere un nuovo nemico per il Pd. E torna per sponsorizzare lo stesso Pd dal quale non ha voluto incarichi. I timori dell’ex premier sono gli stessi avvertiti da Massimo D’Alema, che guarda all’Italia vista dall’estero e parla di perdita di dignità. Mentre Dario Franceschini va avanti a testa bassa, nelle ultime battute della campagna elettorale, per smentire un antiberlusconismo tout court e presentarsi come il partito di opposizione pronto a collaborare in questa delicata fase del Paese. Anche perché, si dice certo il segretario democratico, questo governo «durerà tutta la legislatura».Franceschini cerca di evitare di quantificare i consensi pd: «L’asticella – dice – è un voto per politologi e io non guardo i sondaggi perché poi ti condizionano». L’unico augurio, dice, è «che gli italiani scelgano una grande forza democratica che sia un argine per il potere di Berlusconi». E su questo il Pd ha molto da dire. Dopo D’Alema, è Prodi a collocare la questione su un piano europeo e internazionale. L’ex premier parla di Europa, in una campagna che – come ha detto il capo dello Stato Napolitano – ha visto l’Europa nelle pieghe delle polemiche. Ma spoprattutto Prodi parla di «segnali di allarme e di interrogativi da parte di tanti amici e sosservatori stranieri per la caduta di dignità e per la qualità democratica del nostro Paese».Argomento, questo, già utilizzato da D’Alema, per il quale ormai, «se dici che vieni dall’Italia , ti ridono dietro». Il Belpaese è divenuto «il laboratorio della grettezza». E gli esempi di moralità che ci vengono da Paesi come l’Inghilterra, dove chi è coinvolto in uno scandalo «si dimette», ricorda il presidente di Italianieuropei, sono diversi da quelli berlusconiani.E le critiche del Pd, incalza Franceschini, sono circostanziate. Non sono dettate da antiberlusconismo. «Fare l’opposizione, che significa appunto opporsi, non è antiberlusconismo, non c’entra nulla. Quando Berlusconi attacca i magistrati, il Parlamento, la stampa cosa dovrei fare? Stare zitto? No, non lo faccio». E così sarà per l’intera legislatura. Detto cioò, però, continua il segretario democratico, «quando critico Berlusconi, non lo faccio per recuperare i voti ma perché io ci penserei due volte a dare un potere troppo forte a una persona che ha fastidio per ogni limite al suo potere che sia la magistratura o la stampa», Il timore, insiste, è per i «rischi per la qualità della democrazia poiché nei comportamenti del presidente del Consiglio c’è la tentazione ad accentuare tutto il potere su di sé. Ha svuotato il Parlamento teorizzando che la fiducia è uno strumento per legiferare». Ancora, gli «dà fastidio ed ho riso a crepapelle quando ho saputo che ci ha accusato di avere istigato la stampa estera contro di lui come se io telefonassi al direttore del
Times e gli dettassi quello che deve scrivere».Insomma, il problema della democrazia esiste e come, secondo il Pd, che comunque non prende la strada dipietrista. L’ex pm parla delle europee come della scelta «tra la dittatura e la democrazia» e avverte che «potrebbe essere l’ultima occasione per strappare al corruttore e prescritto Berlusconi la "maschera da clown", come ha scritto il
Times». Parole dure, che esprimono comunque una preoccupazione comune tra Pd e Idv. Tanto che Franceschini invita Di Pietro a lasciare da parte le polemiche che li hanno divisi in campagna elettorale, perché «è il momento dell’unità».