C’è chi, da sempre avverso a Berlusconi, pensa di avere finalmente in mano l’arma definitiva, in grado di rimuoverlo una volta per tutte dalla scena politica, e contro costoro c’è stato il fuoco di fila dei corifei del centrodestra. Ma c’è anche chi senza alcun secondo fine politico non riesce a digerire che a capo del proprio Paese ci sia una persona il cui comportamento privato appare letteralmente scandaloso. Di questo gruppo – piccolo o grande, non m’importa – io mi sento parte e non accetto di essere tacitato con un’alzata di spalle. La vicenda emersa a Bari non è più composta solo di pettegolezzi: giorno dopo giorno aumentano gli indizi che il presidente del Consiglio ha consuetudine di accogliere a casa propria donne con cui svagarsi, e quando capita qualcuna si tratterrebbe anche per la notte. Non serve neppure sommare a quest’ultimo episodio i precedenti ambigui, gravidi di interrogativi ancora aperti, del caso Noemi e lo sgradevole dialogo a mezzo stampa con l’attuale consorte Veronica.Come si fa a liquidare con un «gente piena di odio e invidia», chi esprime disagio e avanza apertamente domande? Come si può pensare che tutti digeriscano battute come: «Io sono fatto così, sono un mattatore. Non cambio e gli italiani mi vogliono così». Per quanto mi riguarda, credo sia legittimo scandalizzarsi per il quadro che va emergendo. Mi colpisce la contraddizione tra questi comportamenti e le enunciazioni di principi e di valori che il premier fa ad ogni piè sospinto, senza rinunciare mai a rivendicare il «marchio» di cattolico doc per sé e per la politica da lui guidata. Da piccolo credente protesto: non posso accettare che idealità preziose sulle quali tanti spendono con generosità e dedizione la propria vita siano potenzialmente così strumentalizzate, alimentando di converso veleni che vengono poi rivolti contro la Chiesa. Non nascondo che mi stanno bene molte delle scelte programmatiche e delle decisioni politiche di questo governo, soprattutto in materia di bioetica e di politiche sociali, come pure le enunciazioni in favore della famiglia – peraltro poco suffragate finora da misure concrete –, però questa condivisione oggi non compensa il profondo disagio per la contraddizione di comportamenti che fanno carta straccia di quei valori. Sembriamo alla berlina del mondo, con il coro dei media stranieri – senza distinzione di colore politico e ben al di là di quelli di proprietà dell’antagonista Murdoch – che sbeffeggiano l’Italia. Di fronte a tutto ciò mi sembra che Berlusconi non abbia scelto la reazione migliore, rigettando in modo sommario le accuse, quasi che neppure davanti a fatti documentati siano consentiti dubbi e interrogativi, interpretando tutto come azione di «lesa maestà», rispondendo alle richieste di fare chiarezza con una intervista a un rotocalco che sul pettegolezzo si fonda. Quelle risposte sono però ancora attese; fornirle con onestà non sarebbe cedere a chi vuole strumentalizzare l’accaduto per sovvertire il responso delle urne, ma gesto responsabile – moralmente dovuto – di un leader che ha nell’investitura popolare il requisito fondamentale della propria legittimità. La fiducia non può prescindere dalla stima e questa va alimentata con comportamenti consoni, che includono onestà e verità. Valori personali, ma anche politici.