venerdì 2 settembre 2011
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Un fulmine a ciel sereno. Un attacco improvviso contro le opposizioni (e la stampa), che rischia di mandare all’aria tutta l’azione diplomatica sulla manovra alla quale da giorni era impegnato il tandem istituzionale Napolitano-Schifani. Silvio Berlusconi, che ieri era a Parigi per un vertice europeo sulla Libia, poco prima di imbarcarsi sull’aereo per fare rientro in Italia, ha infatti bollato con parole di fuoco gli avversari politici: «Purtroppo in Italia – ha detto –abbiamo un’opposizione anti-italiana, con un atteggiamento criminale che influisce negativamente sui mercati e aizza le speculazioni». Il premier se l’è presa anche con «la stampa di sinistra che accusa il governo di caos quando invece il governo sta lavorando per una manovra che sia la meno pesante e la migliore possibile, e che si è anche dichiarato aperto ad accogliere le idee degli altri». Berlusconi ha comunque negato contraccolpi sulla manovra: «Non ci sarà alcun problema per l’approvazione in Parlamento». Che garantirà il rispetto degli impegni europei per il pareggio di bilancio nel 2013. La scena chiude con uno scarto fortemente polemico la giornata politica di ieri, che aveva avuto invece un inizio e uno svolgimento piuttosto morbido e dialogante. Con il ministro dell’Economia Giulio Tremonti che si era finalmente affacciato in Senato per apporre il suo sigillo sulla conclusione della vicenda legata alla manovra. Facendo capire di avere la situazione della manovra assolutamente sotto controllo e tentando di fugare il sospetto di un suo disimpegno, affacciato nei giorni scorsi persino da alcuni della sua stessa parte politica. Tremonti a Palazzo Madama aveva lasciato trasparire una certa soddisfazione: «Oggi il Senato ha definito i contenuti del dl manovra, con grande efficacia e responsabilità. Il testo sarà approvato con due sole differenze rispetto a quello iniziale». E aveva condito le sue affermazioni con due impegni solenni. Il primo: «I saldi resteranno assolutamente invariati». Il secondo: la manovra «nei termini sostanziali può dirsi definita» e che quindi, la conclusione dell’esame, avverrà «serenamente nei tempi previsti». Soddisfatto si era detto anche il relatore del provvedimento in Senato, Antonio Azzollini: «Abbiamo depositato gli emendamenti, la fase di presentazione può dirsi conclusa e si passa a quella tecnica. Andremo avanti sereni nell’assoluto rispetto dei tempi stabiliti.» Clima positivo tra maggioranza e opposizioni si era registrato nella conferenza dei capigruppo del Senato, dove il presidente Renato Schifani, da giorni impegnato in una faticosa opera di mediazione, era riuscito a strappare a tutti i gruppi l’impegno a sfoltire notevolmente gli emendamenti. E a far approvare all’unanimità il calendario di aula per l’approvazione della manovra, che arriverà in aula a Palazzo Madama martedì prossimo.Mentre il capogruppo Maurizio Gasparri si augurava di «non dover mettere la fiducia», in cambio di «un riconoscimento del lavoro svolto da parte delle opposizioni». In più, esponenti della maggioranza come dell’opposizione, raccontano di un riservato quanto intenso lavorìo da parte del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che avrebbe svolto un giro di pressanti telefonate per raccomandare senso di responsabilità, efficacia e rapidità di approvazione, proprio per dare un segnale forte ai mercati. E che è rimasto piuttosto sconcertato per i toni così forti del premier in un momento così delicato.
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