lunedì 13 dicembre 2010
Così come in mattinata al Senato, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, in serata ha rinnovato anche alla Camera l'appello ai finiani di «non dimenticare la strada che dal 94 ad oggi abbiamo compiuto insieme, le tante battaglie e i tanti risultati». Da qui l'invito a non puntare a un governo di transizione.
- E Fini va all'opposizione
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Ore 19 Così come al Senato, con un intervento il cui inizio ricalca sostanzialmente quello svolto in sede di replica, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha rinnovato anche alla Camera l'appello ai finiani di «non dimenticare tutta la strada che dal '94 ad oggi abbiamo compiuto insieme, le tante battaglie e i tanti risultati». L'appello del premier è stato rivolto «in particolare a chi è stato eletto nel Pdl e che ha votato più volte la fiducia a questo governo di cui ha fatto parte ma che ora con l'opposizione vota una sfiducia ad un esecutivo eletto dai voti degli elettori che hanno eletto anche voi». Da qui il rinnovato invito a non puntare a un governo di transizione.Ore 18 La risposta del premier Silvio Berlusconi all'ultima offerta di Gianfranco Fini, secondo quanto anticipano fonti del Pdl, è arrivata con un comunicato letto dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio e portavoce del Cavaliere Paolo Bonaiuti. Dichiarazione in cui si conferma l'intenzione di Berlusconi di respingere l'offerta e di non dare le dimissioni. Nel comunicato, spiegano le stesse fonti del Pdl, si parlava originariamente di soliti diktat da parte del presidente della Camera. Una parola, tuttavia, cancellata nella nota letta da Bonaiuti che  non ha fatto cenno a questa definizione.Ore 17 Apertura di Fini alle colombe del Fli capitanate dall'onorevole Moffa: si profila un ulteriore percorso per il voto di fiducia al presidente del Consiglio. Fli si asterrebbe al Senato, consentendo al premier di incassare la fiducia alla Camera alta, ma producendo subito dopo un nuovo documento politico che prevede le dimissioni di Berlusconi prima del voto della Camera. Un'ipotesi abbastanza concreta visto che subito dopo il vertice dei finiani alla Camera, a Montecitorio c'è stato un incontro tra lo stesso Moffa, accompagnato dal coordinatore nazionale del Fli, Urso con lo stesso Berlusconi, subito prima del suo intervento in Aula.Politicamente c'è dunque da registrare l'apertura di Fini all'ala moderata del Fli, con cui ovviamente non concordano tutti i colleghi di partito. Sono molti che sottolineano come «si tratta di una proposta interna, non è una decisione presa. Ne parleremo questa sera con Fini e solo dopo ci sarà una linea, che sarà unitaria, Quello che si deciderà con Fini sono tutti d'accordo a sostenerlo», sottolineano alcuni parlamentari Fli. C'è insomma ancora molto scetticismo a serpeggiare: «Non crediamo che Berlusconi accoglierà una proposta del genere» concludono gli stessi parlamentari.Ore 16 «Con questa mozione di sfiducia finisce l'epoca del centrodestra berlusconiano». Lo ha detto il deputato del Pd Enrico Letta illustrando la mozione di sfiducia al governo nell'Aula di Montecitorio. Guardando i banchi del governo, dove risalta la sedia vuota del presidente del Consiglio, Letta si è detto sicuro del fatto che domani tutti i deputati del Pd voteranno compatti la sfiducia all'attuale esecutivo anche perchè ora i Democratici non sono soli in questo Parlamento a contrastare il governo. «Ora - ha ricordato Enrico Letta - con noi ci sono anche i moderati di Futuro e libertà».Citando il leader della Lega Umberto Bossi secondo il quale con una fiducia molto risicata si andrà comunque alle urne, il deputato del Pd ha fatto riferimento al 1993 quando, per uscire dalla crisi «ci si affidò a Ciampi».L'eredità lasciata da Berlusconi ora, comunque, ha sottolineato ancora Letta, «sarà la più pesante». «Ora noi a questo governo diciamo basta», ha detto ancora Letta che ha criticato la compravendita dei parlamentari in atto in queste ore sostenendo che è stato solo un «mendicare una fiducia minima». Per quanto riguarda il discorso pronunciato da Berlusconi oggi al Senato, Letta ha osservato che tra Silvio Berlusconi e la moderazione «c'è la stessa differenza che esiste tra il sole e la luna». Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, arrivato poco fa a Montecitorio, sta incontrando nella sala del Governo gli esponenti di Fli Adolfo Urso e Silvano Moffa.Ore 15 I dieci senatori del gruppo Fli non voteranno la fiducia a Berlusconi. Sarà astensione o voto contrario? Pasquale Viespoli, al termine di una riunione del gruppo, precisa: «Definiremo la nostra posizione alla riunione di stasera con Fini». Anche Francesco Pontone è determinato: «Voterò come gli altri». E Digilio che ha firmato con Moffa la lettera delle colombe? «Digilio - assicura Viespoli - non dà problemi alla compattezza del gruppo».  Viespoli spiega la linea che i senatori Fli terranno alla riunione di stasera con Fini: «Noi pensiamo che l'aritmetica parlamentare non risolva le questioni. Non c'è ancora il punto di rottura rispetto al passato e quindi non si può aprire una fase nuova. Dobbiamo però cercare di evitare la conta. Evitare la conta determina le condizioni per una ripartenza. La conta, invece, determina lacerazioni con il rischio di scivolamento verso elezioni anticipate».Sulla lettera delle colombe firmata anche dal senatore Digilio, Viespoli afferma: «Digilio ha segnalato la legittima esigenza di portare il confronto sul terreno della politica. Ripeto: la fiducia al Senato e la conta alla Camera hanno come unico sbocco il voto anticipato». Viespoli non chiarisce come si possa evitare la conta. «Conteranno le dichiarazioni di voto di domani - risponde Viespoli - il presidente del Consiglio avrà così gli elementi di valutazione».Ore 14.20 Il presidente Schifani dichiara conclusa la seduta del Senato.Ore 14. Replica di Berlusconi al Senato. Il premier ha rivolto un nuovo appello all'area dei moderati, invitando tutti a "riflettere veramente con serietà su ciò che vi accingete a fare perché rompere il fronte dei moderati va contro la storia del nostro paese e non vorrei che domani vi possiate trovare con questo peso addosso». Agli "amici del Fli" ha detto: auguro loro di passare una notte piena di riflessioni. E che la notte porti consiglio. Poi si è rivolto alla sinistra: «Voi stavate con l'Unione sovietica quando non dovevate starci e ora che dovreste avere a cuore la federazione russa siete contro...». Il premier torna a negare di essersi speso con Putin e Medvedev per un proprio tornaconto. "Nella mia vita- dice il Cavaliere - ho conseguito una fortuna personale, garantisco sui miei figli che nessun dollaro è entrato nelle mie tasche grazie a questa diplomazia commerciale". Il premier ha rivendicato anche l'operato dell'esecutivo per quanto riguarda il dopo-terremoto in Abruzzo e per il caso rifiuti a Napoli. Al termine della replica Berlusconi ha posto la questione di fiducia.Ore 13. Riunione dei leader del Terzo polo, per fare il punto dopo il discorso di Silvio Berlusconi al Senato e alla vigilia del voto decisivo alla Camera. Si è svolta nella tarda mattinata presso l'ufficio del presidente della Camera, Gianfranco Fini, a Montecitorio. Presenti il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, e il leader dell'Api, Francesco Rutelli. Con loro anche il parlamentare dell'Mpa Giuseppe Reina. L'incontro è durato circa un'ora. C'erano anche il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, il capogruppo di Fli, Italo Bocchino, e il vicecoordinatore dell'Alleanza per l'Italia, Bruno Tabacci. Prosegue intanto la girandola degli incontri dei leader con gli esponenti dei rispettivi partiti. Degli esiti della riunione di questa mattina il direttivo dell'Api discuterà alle 14 nella sede di Fontanella Borghese.Ore 11. Le reazioni. "Non mi sembrava una apertura ma un'autodifesa di un governo che riteniamo non abbia governato". È il primo commento dell'Udc alle parole del premier Silvio Berlusconi al Senato. Il giudizio del capogruppo dei centristi a Palazzo Madama, Giampiero D'Alia, è duro e fortemente critico: "Tante promesse ed oggi mi sembra l'ennesima giaculatoria che non porta da nessuna parte". Quanto al futuro del governo, D'Alia ricorda che l'Udc "non ha mai parlato di crisi al buio, noi vogliamo un governo di responsabilità nazionale che affronti le emergenze economiche", conclude l'esponente centrista. Pier Ferdinando Casini, dal canto suo, respinge l'appello di Silvio Berlusconi ai moderati a unirsi. "Se Berlusconi ha a cuore la riunificazione dei moderati vada a dimettersi prima del voto alla Camera o i suoi sono propositi ipocriti", ha spiegato il leader dell'Udc rispondendo ai cronisti, "quel che dice sono chiacchiere". Quella che si prospetta, ha sottolineato, non è una crisi al buio "ma un governo al buio con una crisi in più". La verità, ha aggiunto, "è che quel voto in più gli servirà per andare alle elezioni". Quanto ai diversi fronte su cui stanno in Italia partiti che nel Ppe sono uniti, "anch'io mi chiedo perchè è così e dovrebbe chiederselo anche Berlusconi", ha spiegato, "lui pensa sempre che le colpe siano degli altri. Forse qualche esame di coscienza servirebbe se prima Casini e Buttiglione e poi anche Fini hanno preso le distanze. Il Ppe si fa costruendo un disegno politico""Riformisti e moderati non possono ritrovarsi nell'appello di Berlusconi perchè questo bipolarismo ha sfasciato e rotto il Paese". Così il leader di Api, Francesco Rutelli, commenta l'apertura rivolta dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ad allargare la maggioranza ai moderati."Intervento penoso, vuoto e propagandistico". Così Oliviero Diliberto, portavoce della Federazione della Sinistra. "L'unica strada è quella del voto". Risponde così il leader della Lega Nord, Umberto Bossi, conversando con i cronisti al Senato, a chi gli chiede un commento all'ipotesi che il Governo sia allargato all'Udc.Ore 10. Comincia nell'aula di palazzo Madama la discussione generale sull'intervento del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi. Il primo intervento è stato quello della vicepresidente leghista del Senato, Rosi Mauro, che ha confermato la fiducia al Governo. Lunedì ore 9. Iniziata l'intervento di Silvio Berlusconi al Senato. Il premier lancia un appello a tutti i moderati presenti in Parlamento: e sul tavolo mette il "rafforzamento della squadra di governo", l'aggiornamento del programma e anche la modifica della legge elettorale, a condizione che venga preservato il bipolarismo. Il tutto sigillato da un "patto di legislatura" offerto a "tutti i moderati presenti in Parlamento".Nel suo intervento il premier bolla come "una follia politica" l'apertura di una crisi "priva di soluzioni".  Per difendere il suo esecutivo, Berlusconi fa leva sul'assenza di proposte alternative anche nel campo di chi vuole sfiduciarlo: "Comprenderei se chi volesse sfiduciare il governo invocasse le elezioni anticipate o indicasse un nuovo premier. Non riesco invece a comprendere  che spirito animi chi vuole aprire una crisi al buio". Una crisi che, comunque, Berlusconi mostra di non temere: secondo il premier, infatti, "è vana la speranza  di chi vuole azzerare i risultati delle elezioni portando al governo chi non ha prevalso".L'argomento principe usato da Berlusconi per sostenere la sua volontà di andare avanti è quello della stabilità di cui ha bisogno il paese per non subire gli attacchi della speculazione. Prima si scaglia contro "la costellazione di forze  che vorrebbero trascinare il paese nella spirale del declassamento", poi sottolinea che se il debito italiano non è più sotto tiro è per la politica di rigore adottata dal governo. E accusa chi non riconosce gli sforzi dell'esecutivo di ricorrere a critiche "pretestuose, generiche e qualunquiste". "Così si lavora contro l'interesse nazionale", aggiunge. Stabilito che non ci sono alternative al suo governo, Berlusconi si concentra sull'appello a finiani e centristi. Con il Fli Berlusconi usa poco bastone e molta carota: "Sono certo che nessuno di voi - dice rivolgendosi agli uomini di Fini - intende gettare  ciò che abbiamo costruito insieme. Sono convinto che ciascuno di voi sa che qualunque divisione  è legittima; ma la rottura no, la sfiducia al governo no, la rottura del campo dei moderati no". "Tutto si può fare - aggiunge - ma non si può progettare un'alleanza con la sinistra per questa legislatura camuffandola con il governo di transizione". Se i finiani volessero cambiare campo, per Berlusconi dovrebbero essere i primi a chiedere di tornare davanti agli elettori per spiegare "perchè si è cambiata idea". Se invece sono "sinceri e leali" allora il "senso di responsabilità verso il paese", impone di "rinnovare la fiducia al governo". È a questo punto che Berlusconi si rivolge per la prima volta ai centristi di Casini. La fa indirettamente, sostenendo che la strada appena indicata "vale anche per chi non era con noi nelle elezioni del 2008". Se le forze moderate votassero la fiducia "si eviterebbe una crisi al buio e si consentirebbe il completamento delle cinque azioni programmatiche votate a settembre". La sua ricerca di nuovi sostegni parlamentari lo porta a una apertura anche verso il piccolo partito liberale, rappresentato in Parlamento dall'ex Paolo Guzzanti, al quale assicura una ripresa del tema delle liberalizzazioni. Non manca un accenno alla legge elettorale, che Fini chiede di cambiare: per Berlusconi se ne può parlare, con l'unico "limite invalicabile" della difesa del bicameralismo, perché "i cittadini quando vanno a votare devono sapere chi  sarà il leader".Ma Berlusconi non chiede un semplice sì: la sua offerta è quella di un'unione stabile di tutti il campo dei moderati. "Il popolo dei moderati ci chiede di unirci per il bene dell'Italia", dice il premier, che elenca le forze che vorrebbe vedere riunite: il pdl, la lega nord, il Fli e l'Udc. "L'unità dei moderati è il frutto più prezioso di questa fase e della mio ultradecennale patrimonio politico. Nessuno può essere osì irresponsabile da distruggerla volontariamente o involontariamente", sottolinea Berlusconi. "Oggi - sottolinea Berlusconi - non è in gioco il presidente del Consiglio. Il nostro paese ha bisogno di stabilità e di governabilità per le riforme. Garantire la stabilità è la prima condizione  per mettere  in sicurezza il paese e l'unità del'area moderata. Se otterremo la fiducia lavoreremo per ricomporre l'unità dei moderati a partire da chi è con noi nella stessa famiglia europea e per rafforzare la squadra di governo".La conclusione è all'insegna di un moderato ottimismo: "La ragionevolezza e la responsabilità vincono sempre  sull'irragionevolezza e l'irresponsabilità, il bene comune prevale sempre sull'egoismo".  Se invece la fiducia non dovesse arrivare, Berlusconi è convinto che le elezioni lo vedranno di nuovo vincitore: "Sono certo che il popolo, quando verrà il momento, saprà valutare  i meriti e le responsabilità di ciascuno".
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