Sarà un vertice dello Stato maggiore del Pdl, convocato per oggi a Palazzo Grazioli, a sciogliere il nodo delle dimissioni di Angelino Alfano da ministro della Giustizia e della nomina di un suo successore a Via Arenula. Il tempo stringe, perché da giovedì il presidente della Repubblica, che dovrebbe firmare la nomina e presenziare al giuramento, sarà in ferie. Se insomma bisognerà indicare un nome entro domani, probabilmente sarà quello di Nitto Palma, ex magistrato e attualmente sottosegretario all’Interno. In realtà al premier Silvio Berlusconi, nonostante abbia promesso a Napolitano il nome del nuovo ministro entro questa settimana, non dispiacerebbe soprassedere fino a settembre. Intanto, perché da domani va in aula al Senato il cosiddetto processo lungo, che potrebbe servire a rallentare il processo Ruby e a mandare in prescrizione quello Mills. E il Cavaliere, che conta nell’approvazione di Palazzo Madama entro l’estate, non vede con favore un "cambio di cavallo" in questo delicato frangente. Il secondo problema è che Berlusconi, esaminata la lista di possibili candidati, si sarebbe deciso a sponsorizzare il trasferimento di Renato Brunetta dalla Funzione pubblica alla Giustizia. Un’ipotesi che però il Quirinale non vede di buon occhio: una cosa, ha già fatto sapere Napolitano, è la nomina di un nuovo ministro al posto di uno dimissionario; un’altra il trasferimento da un ministero all’altro, che implicherebbe anche la ricerca affannosa del sostituto di Brunetta. Tenendo conto che c’è ancora libera la casella del ministro per le Politiche comunitarie, dopo le dimissioni di Andrea Ronchi (aderente al Fli, ma ora tornato nell’area che sostiene la maggioranza), la complessa operazione si configurerebbe come una sorta di rimpasto. Che necessiterebbe di un iter parlamentare assai complesso. E soprattutto delicato, in un momento in cui la speculazione ha messo nuovamente nel mirino il sistema finanziario italiano. Sull’altro piatto della bilancia, e quindi a favore di dimissioni e rimpiazzo lampo alla guida del ministero della Giustizia, pesa il fatto che Angelino Alfano scalpita per liberarsi dall’impegno governativo e dedicarsi anima e corpo alla guida del Pdl. Lo stesso Alfano ha ricordato in questi giorni a Berlusconi che ha più volte annunciato alla stampa le sue prossime dimissioni, dovendole poi continuamente rinviare. Ma il premier gli ha risposto che, ormai, con agosto alle porte, ogni eventuale polemica è destinata a stemperarsi. Tuttavia se gli eventi rendessero necessaria la nomina immediata del ministro, il cavaliere ha la carta Palma in tasca.A complicare le cose ci si è messo anche il ministro leghista Roberto Calderoli, che ieri ha disegnato un identikit del nuovo ministro che certo non ha fatto saltare di gioia il presidente del Consiglio e i suoi più stretti collaboratori: «Mi auguro che la scelta cada su una persona di assoluta onestà intellettuale e di totale libertà di giudizio. La quale si dimentichi di parlare con gli avvocati del premier. Altrimenti ne vengono fuori frittate». A Calderoli ha subito replicato il ministro dell’Agricoltura Saverio Romano (popolo e territorio, ex "responsabili): «È solo una battuta. Gli avvocati di Berlusconi sono degli ottimi avvocati, che hanno un piano politico importante sulle scelte politiche che riguardano la giustizia».