«Il vero problema è la mancanza di occupazione. Soprattutto per i giovani. Senza lavoro diventa molto più complicato parlare di previdenza». Ignazio Ganga, segretario confederale della Cisl, ha le idee molto chiare su questo punto. E lo ha ribadito al tavolo di ieri sulla riforma delle pensioni.
Come stanno andando questi incontri?
Abbiamo cominciato il 27 gennaio. Per ora ci siamo incontrati tre volte. Ma è arrivato il momento di capire in che modo le proposte che abbiamo fatto e che faremo potranno trovare riscontro anche in merito alle risorse finanziarie che il governo intende mettere a disposizione. Ora lunedì discuteremo su come rendere più flessibile l’accesso alla pensione. Un aspetto che porremo riguarderà in particolare la flessibilità in uscita per le donne, vere vittime del sistema previdenziale attuale. Poi sarà la volta della previdenza complementare. Dedicheremo un tavolo anche alle persone non autosufficienti.
Cosa vi aspettate da questi appuntamenti?
Ci aspettiamo risposte concrete da parte del governo. La riforma Fornero è stata una grossa operazione di cassa che ha danneggiato i lavoratori e le lavoratrici, soprattutto coloro che svolgevano mansioni usuranti. Per non parlare della mancata rivalutazione degli assegni pensionistici. Vogliamo restituire equità al sistema. E assicurare una pensione dignitosa a tutti. Anche ai tanti giovani che non hanno continuità lavorativa, ma basse retribuzioni e periodi di disoccupazione involontaria.
Qual è oggi la vostra posizione su "Quota 100"?
Riteniamo che sia necessario poter dare la possibilità di lasciare a partire dai 62 anni di età. "Quota 100" non è stata un privilegio, ma ha rappresentato una opportunità importante. Ora si tratta di strutturare una misura stabile che guardi al futuro. Tra l’altro, da "Quota 100" si sono generati risparmi perché l’età media di quelli che l’hanno utilizzata è ben superiore ai 62 anni. Noi chiediamo che questi risparmi restino alla previdenza. L’auspicio è che il confronto sulle nuove regole di accesso alla pensione non venga banalizzato, anche in considerazione della notevole differenza fra i lavori, molti dei quali usuranti e gravosi, ma non riconosciuti tali.
Avevate chiesto una staffetta generazionale...
Certo. È fondamentale, per tenere in equilibrio il sistema, mantenere in equilibrio uscite e ingressi. Come è importante far partire le commissioni sui lavori gravosi e sulla spesa previdenziale. Pensiamo soprattutto ai giovani, per i quali l’attuale modello pensionistico è avaro. Ecco perché serve una pensione contributiva di garanzia. Ma le loro prospettive sono legate al lavoro e alle possibilità di occupazione che possono generarsi solo all’interno di una vera e convinta strategia di sviluppo del Paese. E la redistribuzione dovrà essere accompagnata anche da una seria riforma fiscale.
«"Quota 100" non è privilegio, dà risparmi da lasciare nella previdenza. Ci aspettiamo risposte e cifre concrete dal governo. Definire i lavori gravosi, sì alla pensione di garanzia»
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