domenica 21 giugno 2009
Qualcosa non ha funzionato nel sistema di protezione del premier? Il Copasir ne discuterà la prossima settimana. E dall’istruttoria barese arrivano parziali conferme alle voci dei giorni scorsi. Tarantini: «Non ho mai pagato chi mi accompagnava».
  • «Il Tg1 è moderazione non gossip»
  • COMMENTA E CONDIVIDI
    Che ci siano buchi nella rete di protezione del presidente del Consiglio o addirittura “talpe” fra chi ha la possibilità di frequen­tare Villa Certosa e Palazzo Grazioli, le sue ultime disavventure rappresentano anche un problema di Stato e chiamano direttamente in causa i servi­zi segreti. Ne discuterà il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), che martedì ascolterà il generale Giorgio Piccirillo e l’ammiraglio Bruno Branciforte, direttori dell’Asi (Agenzia per la sicurezza interna) e dell’Ase (A­genzia per la sicurezza esterna). E nelle audizioni troveranno spazio le notizie che arrivano dalla pro­cura di Bari e le foto scattate nella villa sarda del premier. Giovedì, poi, il Copasir sentirà Gianni Let­ta, sottosegretario con delega ai servizi segreti. E non è detto che si fermi qui. Ieri, infatti, il vicepre­sidente del Comitato Carmelo Briguglio (Pdl) ha chiesto la convocazione di Gioacchino Genchi (il perito informatico noto per aver lavorato alle in­chieste dell’ex-pm di Catanzaro Luigi De Magi­stris) riguardo alle «sue dichiarazioni circa l’esi­stenza di talpe nel sistema di sicurezza e di prote­zione del presidente del Consiglio». Giusto ieri, du­rante il programma Klauscondicio su internet, Genchi ha infatti affermato che «Berlusconi è sta­to tradito da qualcuno del suo entourage; da un suo fedelissimo. Altrimenti tanti fatti non sareb­bero successi». L’esperto informatico (sospeso dal­la Polizia in quanto indagato per aver raccolto mi­gliaia di dati telefonici “sensibili”) ha fatto l’esem­pio del fotoreporter Antonello Zappadu, che dice di conoscere dai tempi del sequestro di Silvia Me-­lis, nel 1997: «È impossibile che abbia potuto car­pire foto all’interno senza che qualcuno lo abbia avvisato di appostarsi sulla montagnetta sopra Vil­la Certosa. So che altri fotografi sono stati fermati un minuto dopo...». Quanto alle fotografie sui vo­li di Stato, Genchi ha osservato che «non si può ri­manere fermi davanti a un aeroporto per giorni e mesi interi, aspettando che arrivi l’aereo. Qualcu­no lo ha avvisato, proprio come accadde con Fal­cone quando partì da Ciampino quel terribile gior­no ». Il discusso ex-braccio destro di De Magistris ha anche ricordato la vicenda di Sircana, portavo­ce dell’allora capo del governo Romano Prodi, im­mortalato mentre parlava con un transessuale lun­go una strada: «Chi di servizi ferisce, di servizi pe- risce». Parole pesanti e tutte da verificare, quelle di Genchi, che Briguglio vorrebbe ascoltare nella se­de istituzionale del Copasir per «andare fino in fon­do». Anche per il ministro Gianfranco Rotondi, «il complotto» ai danni del premier «è sempre più e­vidente ». Mentre Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera, ha criticato apertamente i ser­vizi segreti: «Se un fotografo riesce a immortalare il premier nella sua casa per tre anni di fila, vuol dire che l’efficienza degli apparati è dubbia». Dal­l’istruttoria che la procura di Bari sta svolgendo sul conto della ditta Technospital (il cui titolare Giampaolo Tarantini avrebbe contattato le ragaz­ze per la partecipazione ai presunti incontri con Berlusconi) emergono intanto riscontri al raccon­to di Patrizia D’Addario. Barbara Montereale, 23 anni, ha confermato la partecipazione alle feste dietro compensi: «Alla mia partenza da Villa Cer­tosa, Berlusconi mi ha dato una busta con 10mila euro in contanti. Ma non ho avuto con lui alcun rapporto sessuale. Mi ha trattato come una figlia, mi ha aiutato dopo aver saputo che ho una bim­ba di un anno e mezzo e non riuscivo ad arrivare a fine mese». Gli inquirenti avrebbero già ascolta­to altre tre donne. «L’indagine è seria», si lascia scappare qualcuno in procura. In sostanza, Ta­rantini avrebbe gestito un gruppo di donne che partecipavano a feste di lusso per 1.000 euro a se­rata. In tarda serata Tarantini è uscito allo scoper­to chiedendo scusa al presidente del Consiglio per «averlo involontariamente danneggiato». Non c’è nessuna verità «nelle ricostruzioni dei fatti accre­ditate da certi giornali con il palese intento di de­nigrare Berlusconi». Tarantini ha poi precisato di non aver mai dato soldi alle «amiche» che lo han­no accompagnato nei suoi incontri con il premier.
    © Riproduzione riservata
    COMMENTA E CONDIVIDI

    ARGOMENTI: