Non gli interessano i dati assoluti, che pure dimostrano un calo di voti. Pier Luigi Bersani legge i risultati degli "alleati" e sale in cattedra, a fianco del premier, per offrire i suoi consigli. Le amministrative fanno del Pd l’unico partito sopravvissuto alle «macerie» evocate da Casini riguardo ai moderati. E per il segretario democratico è più facile incoraggiare i suoi: «Oggi vinciamo nei Comuni, domani vinceremo in Italia». Ma i problemi sono tutti coniugabili al presente, e prima ancora di pensare alle alleanze, il leader pd cerca di frenare l’ondata di antipolitica, con una serie di suggerimenti al premier.A Monti, Bersani conferma pieno sostegno, non senza però qualche appunto. «Ribadiamo lealtà al governo e parliamo anche con i progressisti europei». Ma, aggiunge il segretario piddì, «al governo chiediamo di essere ascoltati perché abbiamo qualcosa da dire».La paura e il pessimismo che avvolgono il Paese non giovano alla politica. Così il leader presenta un elenco di priorità. «Bisogna pensare ai Project Bond, a una tassa sulle transazioni finanziarie, a sbloccare subito i pagamenti dei debiti della pubblica amministrazione verso le imprese», spiega il numero uno di Largo del Nazareno. «Bisogna alleggerire l’Imu mettendo un’imposta sui grandi patrimoni personali», e «far ripartire gli investimenti, risolvere la situazione degli esodati».Per dirla in breve e prendendo in prestito toni usati in passato dall’avversario-alleato Berlusconi, «serve un po’ di positività. Da troppi mesi non c’e qualcosa di positivo per l’Italia». Bersani è certo di essere in sintonia con l’esecutivo. Ma di fronte al quadro politico uscito dalle urne, dice, «siamo il perno al servizio della riscossa del Paese».Per ora, comunque, i democratici si concentrano sul doppio turno e sulla strada da fare con l’esecutivo dei tecnici. Un tempo ancora lungo, nel quale si avrà modo di ricostruire le alleanze, concordano al Nazareno, dove il coordinamento che deve fare il punto sul voto di domenica e lunedì si chiude alla svelta, con la relazione di Bersani che trova tutti d’accordo e con l’impegno ad aggiornarsi dopo il secondo turno. Si lavorerà, quindi, in due direzioni. Quella per incidere sulle scelte di Monti e compagni e quella per dare vita a una coalizione credibile in vista delle politiche del 2013. Ma intanto si leggono i dati diffusi dall’Istituto Cattaneo, che offre un quadro non esattamente roseo neanche per il Pd, che perde consensi. E allora il segretario invita tutti a mettere a frutto il vantaggio acquisito al primo turno in 13 comuni capoluogo su 20 e per recuperare una parte di quel 18 per cento di voti che, secondo le analisi dei democratici, sono andati dispersi tra la miriade di candidati minori. Secondo la linea del vertice democratico ci sono motivi per ben sperare, soprattutto al nord, dove il Pd parte in vantaggio a Genova, Alessandria, Como e Asti ed è proprio nel nord «tradito dalla Lega e in fuga dal Pdl» che Bersani invita a concentrare gli sforzi per invertire una tendenza che per anni ha visto quasi inesistente il centrosinistra. Al sud resta il nodo di Palermo e c’è chi, come Anna Finocchiaro, propone di sostenere Leoluca Orlando per strappare il capoluogo siciliano a decenni di governo delle destre. Ma non sarebbe facile abbandonare il candidato pd Fabrizio Ferrandelli, scelto con le primarie.Insomma, per ora si continua a parlare guardando alla "foto di vasto". E ieri è stato proprio D’Alema, che ha sempre cercato di smarcarsi da Di Pietro e Vendola, a incontrare gli antichi alleati, con i quali si è ragionato del successo di Grillo.Il centrosinistra di un tempo, ragiona il governatore della Puglia, «non sfonda perché non è forte e credibile l’immagine di alternativa che il centrosinistra dovrebbe comunicare», e così, dice, «prevale il voto di protesta». Motivo per cui, incalza di Pietro, «sentiamo la necessità di invitare il Pd ad uscire allo scoperto e rilanciare l’alleanza con noi e Sel, perché se si continua ad aspettare c’è il rischio di finire con un pugno di mosche in mano».