sabato 11 luglio 2009
Dopo il giro di vite sulla sicurezza, ora l’esecutivo pensa a interventi per far uscire dal sommerso le lavoratrici domestiche italiane e straniere. Esclusa una «sanatoria» allargata, mentre le Regioni continuano a muoversi in ordine sparso. La Cisl chiede un tavolo di confronto tra il governo e le parti sociali.
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Sarà una regolarizzazione selettiva, limitata esclusivamente a badanti e a colf. Il governo chiarisce la propria posizione al termine di una giornata che ha visto le parti sociali e le associazioni intervenire criticamente sul provvedimento a tutela delle famiglie con personale domestico. In concreto, ha spiegato il ministro del Welfare Maurizio Sacconi dopo l’intesa raggiunta col titolare degli Interni Roberto Maroni, ci sarà un emendamento governativo che verrà inserito «nel decreto legge sulle misure per contrastare la crisi, già all’esame del Parlamento».Paletti rigidi, dunque, con l’obiettivo di portare alla luce le situazioni legate al sommerso e insieme di fornire garanzie ai nuclei familiari che affidano bambini e anziani alla cura di donne immigrate e italiane. Nell’orizzonte dell’esecutivo, la linea della durezza espressa nel ddl sicurezza, «contrastando seriamente la clandestinità, ha creato i presupposti ora per l’ultima regolarizzazione». Ma alla politica dei due tempi non credono le associazioni che si occupano di diritti dei lavoratori e che chiedono l’estensione della sanatoria agli altri stranieri. La sensazione è che la questione badanti terrà banco anche nelle prossime settimane, dopo l’allarme lanciato una settimana fa sui 500mila casi di immigrati a rischio denuncia con l’introduzione del reato di clandestinità. Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alla famiglia Carlo Giovanardi, il primo a lanciare l’idea di una regolarizzazione, per il momento si dice «soddisfatto. Non ho mai parlato di sanatoria generalizzata – spiega – e mi sono semmai posto il problema di trasformare in regolari contratti di lavoro i rapporti che molte famiglie hanno istituito con queste persone. Ora sarà necessario verificare caso per caso la situazione del datore di lavoro e quella delle persone cui vengono affidati servizi di tipo domestico».A livello regionale sono state attuate in questi anni politiche diverse di gestione del fenomeno, mentre sul piano nazionale la formula allo studio del governo prevede la possibilità di una regolarizzazione attraverso il pagamento dei contributi pregressi, consentendo nel contempo alla lavoratrice straniera irregolare di sanare anche la propria posizione. «Si tratta di verificare bene i termini di un possibile recupero dei periodi lavorativi pregressi – ha chiarito Sacconi – soprattutto in funzione dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, ma anche della certezza per le famiglie».Se la Lega ha dovuto dunque fare buon viso a cattivo gioco, dopo aver escluso nei giorni scorsi possibili sanatorie, appare però nel contempo chiaro che l’esecutivo non intende fare altre concessioni al fronte dei sindacati e delle associazioni impegnate sul campo. Il «no» a ulteriori spazi di manovra per la regolarizzazione degli stranieri è stato infatti altrettanto netto. Le Acli, evocando una possibile «beffa» per chi attende risposta dopo aver fatto domanda con l’ultimo decreto flussi, hanno chiesto di mettere in regola anche «i mariti delle colf. Non solo le famiglie, ma anche le imprese – ha spiegato il presidente Andrea Olivero – si avvalgono di lavoratori immigrati senza i quali non riuscirebbero a portare avanti la loro attività». «Perché distinguere?» si è domandato il responsabile immigrazione della Cgil, Piero Soldini, parlando di provvedimento «parziale e insufficiente». La Cisl ha proposto invece, per bocca del segretario confederale Liliana Ocmin, di aprire un tavolo di concertazione con le organizzazioni sindacali.
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