Adesso sono ufficialmente «professioniste della salute». Orgogliose di quel diploma inseguito e guadagnato con impegno e tenacia, che sventolano come una conquista. Sono raggianti nel salone di Palazzo Marino a Milano a fianco dell’assessore alla Salute, le quindici signore che il Comune ha, per così dire, «laureato» alla fine di un corso professionale per collaboratrici domestiche. Le loro mani tremano mentre ritirano l’attestato. Se qualcuna ride di felicità, un’altra quasi piange per l’emozione. Ora comunque sentono di avere una marcia in più. Racconta Maria, arrivata a Milano anni fa dal Salvador, mamma di un ragazzo di ventidue anni: «Siamo straniere, è sempre difficile farsi accettare. Con l’italiano non sempre ce la caviamo bene. Ma capita spesso che nuove famiglie ci chiedano di curare bambini piccoli, di tener conto delle loro allergie, di preparare il pranzo, di dare le medicine agli anziani. E io con questo diploma, posso dimostrare di essere all’altezza. Così chi mi assume può fidarsi di più». Da quando è in Italia Maria ha sempre lavorato in famiglia ma da qualche tempo fa anche la custode di un palazzo del centro. Il suo Paese è lontano, Maria spesso ne ha nostalgia. Là ci sono i genitori, i parenti, gli amici e tanta povertà. Qui c’è il lavoro e una vita migliore. Maria è una delle tante badanti che nel nostro Paese si prendono cura di bambini e anziani. E che ogni giorno si occupano di loro come gente di famiglia: li accudiscono, li accompagnano per la città, fanno loro tanta compagnia. Solo a Milano sono un esercito: tra le 30 e le 40 mila. Non sempre la loro vita è facile. L’ostacolo più arduo da superare? «La lingua – spiega Ofelia – forse perché vengo dalle Filippine e vivo qui solo da sette anni. Però avere incontrato in questa scuola altre donne nella mia stessa situazione mi ha aiutato molto. E anche la lingua è migliorata». «Ci chiamano irregolari perché non abbiamo un permesso di soggiorno – aggiunge Milida arrivata ventisei anni fa nel nostro Paese – ma ottenere il documento non è facile». Le pratiche sono tante e richiedono tempo, ore di coda in piedi agli sportelli. In più molte famiglie non vogliono accollarsi la spesa,comunque modesta, per regolarizzare le lavoratrici. «Milano però mi ha dato una mano – racconta Milida – con questo corso ho imparato tante cose che non conoscevo e che mi saranno utili nel lavoro». In passato Milida ha lavorato nella casa di una coppia di anziani che avevano bisogno di parecchia assistenza. «Con loro stavo bene, li curavo. Non solo mi occupavo della casa e della spesa. Per loro ero una specie di infermiera». Oggi Milida fa la baby sitter a tempo pieno. Una faticaccia perché oltre al lavoro a tempo pieno deve occuparsi anche dei suoi bambini. E lei di aiuti non ne ha.
Più brave in case. Un corso per imparare come si accudisce un bambino, come si sta accanto a un anziano, come lo si protegge. E poi come evitare gli incidenti domestici, riconoscere un’allergia o medicare una ferita, usare correttamente i detersivi, fare bene la raccolta differenziata. Sono tante le materie che hanno costituito il primo corso per collaboratrici familiari organizzato dall’assessorato alla Salute del Comune di Milano. Tutte predisposte a rendere professionale il lavoro degli stanieri nelle case degli italiani. A settembre si riparte con altri corsi. Entro l’anno un centinaio i diplomati.