«Nulla è lasciato al caso». È questa la frase più preoccupante, specie se pronunciata da uno psichiatra che al Gap, il gioco d’azzardo patologico, dedica la vita professionale. Mario Franzini è infatti il coordinatore del trattamento dell’azzardo patologico nella Asl di Brescia.
«Nulla è lasciato al caso» fa pensare a una volontà di far ammalare i cittadini... Le modalità di azzardo numericamente più diffuse sono Gratta&vinci, Superenalotto e Lotto, quelle che trovi in tutte le tabaccherie. Le modalità che danno maggiori entrate, invece, sono le slot machine, proprio quelle che danno dipendenza. Tra un gruppo e l’altro c’è un continuum, si inizia con i primi e si approda fatalmente alla patologia da macchinette. I vari Gratta&vinci sono quindi l’amo ed è significativo che siano pensati per dare vincite frequenti e basse, quindi creare dipendenza. No, nulla è lasciato al caso.
Nemmeno le ambientazioni: le sale slot sono microcosmi avulsi dal mondo esterno, con vetri oscurati perché chi è dentro non si accorga del passare delle ore... Il giocatore patologico al mattino è lì che aspetta che apra la sala Bingo e quando esce nemmeno sa se è ancora giorno o è sera. È una persona che subisce una alterazione a livello neurologico. E sviluppa una distorsione cognitiva, per cui ad esempio si convince che c’è una macchinetta che porta fortuna o ha la sensazione che la vincita sia imminente... Tanto che nel trattamento terapeutico è necessaria una ricostruzione cognitiva.
Eppure ancora si fatica a capire che parliamo di una vera malattia, non di un semplice vizio. L’ultima edizione del Manuale diagnostico dei disturbi mentali usato in tutto il mondo, il Dsm-5, annovera l’azzardo tra le dipendenze e identifica i disturbi che rivelano l’insorgenza della malattia. In Italia il 54% delle persone gioca saltuariamente, ma patologici sono il 5% circa della popolazione, una fetta rilevante e certamente destinata a crescere: dal gioco saltuario alla dipendenza il passo è breve e chi dovrebbe prevenire rema in direzione opposta.
Come avviene il passaggio? Per colpa di chi? Si diventa dipendenti a causa di vari fattori, ad esempio la vulnerabilità individuale o familiare, una predisposizione genetica ereditaria, ma la disponibilità di occasioni sul territorio ha una grande responsabilità. Mi spiego: se una casalinga o un adolescente per giocare dovessero per forza cercare un casinò ed entrarvi, quasi sempre rinuncerebbero, poiché invece le slot sono fuori da scuola, nel bar sotto casa, l’alta accessibilità all’azzardo crea una piaga sociale che ormai è sotto gli occhi di tutti. Altri fattori ambientali rilevanti, poi, sono gli stimoli pubblicitari pressanti, i giochi con vincite immediate e frequenti (ingannevoli, perché le perdite sono immensamente più grandi) e la scarsa attenzione delle autorità per il problema.
Esattamente ciò che avviene in Italia, dunque. Non a caso siamo secondi solo al Giappone. Precediamo persino LasVegas... Eppure leggi che tutelano il cittadino, come quella della Lombardia, non solo non vengono recepite come esempio da imitare a livello nazionale, ma vengono persino osteggiate. Da che parte sta lo Stato? Lo Stato ha ora il dovere di prevenire il peggio e dare con massima urgenza la possibilità alle amministrazioni di correre ai ripari. Il fenomeno è gravissimo ed è in aumento, tant’è che da quest’anno il Gap è entrato a tutti gli effetti tra le patologie per le quali la Lombardia passa le cure, esattamente come per droga o alcolismo. A fare le spese dell’azzardo patologico sono proprio le categorie più fragili e manovrabili, e paradossalmente proprio chi più ha problemi economici cade nella trappola, portato a tentare la fortuna. La prima fase è quella euforica, di ascesa, ci si ricorda solo la vincita e non quanto si è perso prima, ma poi si crolla nella vera depressione, di fronte al baratro di debiti economici e famiglie sfasciate. E solo allora, forse, si chiede finalmente aiuto.