Anche quest’anno il beauty italiano resta a galla grazie ai mercati stranieri. È l’export infatti la parola d'ordine per le aziende italiane per riuscire a contrastare il calo dei consumi interni, sintomo di una crisi che colpisce messa in piega, profumi e toglierà i cofanetti anche dalle strenne natalizie. Ed è solo rivolta all’estero la strategia messa in campo da Cosmetica Italia, associazione nazionale delle imprese cosmetiche, ad aver portato le esportazioni a superare i 3 miliardi di euro, per l'esattezza 3,2 miliardi stimati per la fine del 2013, in corsa del 12%. Una performance che ha portato il valore della produzione a registrare un incremento del 2,9% a quota 9,3 miliardi di euro e che potrebbe essere replicata anche nel corso del 2014, con una progressione stimata del 10% che aiuterebbe il comparto a mantenere lo stesso tasso di crescita previsto per l'anno che sta per finire.
E il focus è soprattutto sui mercati emergenti. «Il 60% delle esportazioni oggi è rappresentato da mercati come Brasile, Indonesia, India e Sud Africa. I Brics sono ormai delle realtà consolidate per molte aziende, il nostro sguardo è rivolto già ai cosiddetti Next 11, gruppo che comprende paesi molto dinamici come Messico, Corea, Indonesia e Vietnam», ha dichiarato il presidente di Cosmetica Italia Fabio Rossello.«Per quanto riguarda la crisi, il sentimento è molto buono: il saldo commerciale è positivo per 1,55 miliardi di euro, siamo tra i comparti che hanno resistito meglio». Il focus del beauty made in Italy sui mercati esteri ha permesso anche quest'anno di controbilanciare un mercato interno in contrazione: nel 2013 il valore dei cosmetici acquistati in Italia arriverà a quota 9,4 miliardi di euro, in calo dell'1,3% rispetto all'anno precedente (la proiezione per il 2014 è di una flessione dello 0,8%). Una diminuzione che coincide soprattutto con il crollo dei canali professionali, che registrano un calo dell'8% sulla base di un dato già negativo per il 5,7% nel 2012. Soffrono acconciatori, in calo dell'8,5% e i centri estetici, che dovrebbero chiudere il 2013 a -4%, mentre resistono la grande distribuzione (+0,5%) e la farmacia (+1%) e cresce l'erboristeria (+2%).