domenica 3 luglio 2011
L’impegno di don Riccio con i giovani “difficili” e i bisognosi ha riacceso nelle persone il senso del bene comune. Legalità, rispetto dell’ambiente e servizio sono diventati il motto della comunità.
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Sulla sua pagina di Facebook, don Francesco Riccio ha 1.878 amici. Ma sono solo la punta dell’iceberg di tutti quelli che incontra dalla mattina alla sera. Dai ragazzi di piazza Savignano nel cuore di Aversa – che quando passa in macchina o a piedi lo salutano con un affettuoso "don Francé" – ai giovani di Azione Cattolica; dai suoi 8mila parrocchiani alle migliaia di ragazzi della pastorale giovanile della Campania, di cui è responsabile e che lo seguiranno alla Gmg di Madrid, tra poco più di un mese. Senza dimenticare gli animatori diocesani del progetto Policoro per l’imprenditorialità giovanile, del quale è referente, e i volontari che lo hanno aiutato nell’ultima (in ordine di tempo) delle sue idee originali: la raccolta differenziata dei rifiuti in parrocchia.Insomma, don Francesco Riccio, parroco di San Giovanni Battista e responsabile campano della pastorale giovanile, è l’immagine del prete amico di tutti. Dalle 7 di mattina alle 11 di sera. Cioè quanto dura la sua giornata di lavoro. Sette giorni alla settimana. Amico non solo perché una pacca sulla spalla e un volemose bene non si negano a nessuno. Chi lo conosce da più tempo, come Domenico Vitolo, seminarista del terzo anno, nato e cresciuto nella parrocchia di questo giovane sacerdote, lo descrive come «tenace, attivo, preparato». «Se sono in seminario lo devo anche a lui», sottolinea. E chi come Filippo Pirozzi lo aiuta in Azione Cattolica dice che tutta la sua azione pastorale ha un solo fine: «Ridare speranza alla gente in un zona come la nostra, dove la speranza tende spesso ad eclissarsi».«Don Francesco è amico di tutti perché sa entrare nei problemi del suo territorio e illuminarli con la luce del Vangelo – afferma Maria Luisa Coppola, insegnante di Lettere al Liceo Classico e oggi attivamente impegnata nel Serra Club a sostegno delle vocazioni –. Vorrei proprio vederli quelli che criticano la Chiesa perché impiega l’8xmille anche per il sostentamento del clero. Ma perché, quando sacerdoti come don Francesco educano i giovani alla legalità, alla politica, ai valori ambientali, al rispetto del prossimo, non compiono un’azione che va a sostegno di tutta la comunità?».«Io dubbi del genere li ho superati da tempo – sostiene a sua volta Fabio Palma, un giovane animatore dell’Acr –. Guardo le giornate di don Francesco, guardo l’azione del mio parroco, don Raffaele Grimaldi, che è anche cappellano al carcere di Secondigliano, e ne apprezzo i benefici. Tutti saremmo più poveri senza persone come loro». Lui, don Riccio, di se stesso dice: «Non sono un funzionario religioso per le pratiche dei sacramenti, ma neanche un assistente sociale. Il mio compito è annunciare il Vangelo. E qui ad Aversa non è possibile farlo senza interessarsi dei tanti problemi della gente».Per questo la sua agenda è così fitta. Messa al mattino presto, poi l’ufficio parrocchiale, per incontrare e ascoltare le persone («tutti, senza distinzione tra praticanti e non, ed è bello vedere che anche chi sembra più lontano, nel bisogno sa ancora bussare alla porta della parrocchia»). Quindi il resto della mattinata nella Curia vescovile, dove incombono gli impegni della pastorale giovanile. Organizzazione di incontri, convegni, adesso la preparazione alla Giornata mondiale della Gioventù, quindi lo studio dei documenti del Papa e del vescovo (da qualche mese a monsignor Mario Milano è subentrato monsignor Angelo Spinillo), la preparazione di interventi e relazioni. «Per i giovani organizziamo 10 incontri all’anno, con 1.500-1.700 presenze ogni volta. A Madrid andremo in 200, oltre 2mila da tutta la Campania. E spesso, di domenica, ci incontriamo nell’Aula Magna della locale Facoltà di Ingegneria, per una sorta di "Cortile dei Gentili" aperto anche a chi non crede».Il pomeriggio, poi, don Francesco torna a dedicarlo alla parrocchia, dove è aiutato da un viceparroco, don Massimo Ponticelli, 15 catechisti, 20 educatori Acr, numerosi giovani e adulti. E in serata, anche dopo cena, di nuovo incontri di carattere diocesano. Con gli animatori dell’Azione Cattolica, ad esempio, come in questo periodo, per organizzare i campi estivi.Insomma i giovani sono in cima ai suoi pensieri. Una volta Aversa era la città delle 100 chiese, oggi dei mille bar, dove i ragazzi si riuniscono fino a tardi la sera, per bere e fumare, in mancanza di alternative. «Annunciare il Vangelo qui, nel centro storico di Aversa, significa non solo Messe e processioni, ma anche non chiudere gli occhi di fronte alla droga che circola, alla criminalità che si infiltra, alla disoccupazione, alla rassegnazione – spiega il parroco –. Significa provare a ribaltare la filosofia del "tanto non serve a niente" e dimostrare che le cose possono cambiare». Anche l’iniziativa dei rifiuti (di cui parliamo a parte) si iscrive in quest’ottica. «Non è certo compito della Chiesa fare la raccolta differenziata – spiega don Francesco –. Ma insegnare il rispetto del creato sì. E questo rispetto passa anche per una corretta gestione della nettezza urbana, che non è solo compito dei politici, ma di ogni cittadino».Don Riccio non si sente un prete in prima linea. Ma attivamente impegnato sul fronte dell’emergenza educativa, sì. «Tempo fa ho voluto incontrare i genitori dei bambini della prima comunione e ho chiesto: ma come pretendete che i vostri figli vengano al catechismo, se voi la domenica dormite fino a tardi? All’inizio ho sentito mugugni, ma adesso la messa della domenica è più bella perché più partecipata». Insomma, la lista degli amici di don Francesco continua ad aumentare. E non solo su Facebook.
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