Il terremoto c’è stato e per calcolarne tutti gli effetti (sul governo, sulle riforme istituzionali, sugli stessi partiti) serviranno giorni. Ma dai freddi numeri qualcosa già si intravede. Il Pdl riduce di oltre la metà, specie al Nord, i suoi consensi, e non arriva ai ballottaggi nelle quattro città principali (Genova, Parma, Verona e Palermo), portandosi talvolta sotto la soglia psicologica del 10 per cento. La Lega, correndo da sola, non agguanta il secondo turno nelle sue roccaforti ma compensa in parte trionfando a Verona, dove il sindaco uscente Flavio Tosi - vicino alla linea politica di Bobo Maroni - stravince il primo turno volando al 57,4 per cento (male Luigi Castelletti con la parte di Pdl non "filoTosi" e l’Udc, rimasto sotto gli otto punti).Il Pd mette il segno meno davanti a molti dei suoi recenti dati cittadini, ciò nonostante si presenta in posizione di forza (con Idv e Sel) in molti dei ballottaggi dei capoluoghi di provincia. Il Terzo polo, al netto delle situazioni città per città, e considerando che spesso Udc, Fli e Api si sono divise, non riesce a ritagliarsi un ruolo da ago della bilancia nel secondo turno.Mentre il 20 maggio, ai ballottaggi, la star potrebbe essere il Movimento 5 Stelle. Il "non partito" di Beppe Grillo, con il tecnico informatico Federico Pizzarotti forte di un non preventivabile 19,4 per cento, andrà a contendere la poltrona di sindaco di Parma a Vincenzo Bernazzoli, il candidato del centrosinistra ancorato al 39,6. E un altro "grillino", Paolo Putti, combatte sino all’ultima sezione con il "civico" Enrico Musso per sfidare al secondo turno Marco Doria, il vendoliano portato unitariamente da Pd, Idv e Sel (Doria sfiora soltanto il 50 per cento utile per vincere al primo turno, mentre i due sfidanti sono sotto il 15).Fa storia a sé, come sempre, Palermo, dove il ballottaggio sarà una resa dei conti interna al centrosinistra tra il già storico sindaco Leoluca Orlando, dipietrista che secondo i primi dati si proietta oltre il 40 per cento, e il giovane Fabrizio Ferrandelli (stimato oltre il 20), un altro ex Idv che aveva vinto le primarie di centrosinistra con il sostegno decisivo dell’area Pd "vicina" al governatore Lombardo (terzo, a meno di rimonte notturne, Massimo Costa, sostenuto da Pdl e Udc). Il caso di Orlando e quello di Doria a Genova fotografano la corsa di Idv e Sel: gli "uomini di punta" di Di Pietro e Vendola vanno ben oltre il risultato della formazione politica di provenienza.Il governo evita di rilasciare dichiarazioni ufficiali, ma da Palazzo Chigi filtrano un appello e una promessa che Monti avrebbe già mandato alle segreteria: «Bisogna dimostrare responsabilità in questo momento difficile per il Paese, ma capisco i vostri disagi e i drammi del Paese che si riflettono sul vostro consenso. Non resterò con le mani in mano...». Il tutto in una cornice di astensionismo non terribile in termini assoluti, ma comunque allarmante trattandosi di amministrative. Il Viminale informa che l’affluenza è stata del 66,9 per cento. Il calo dei votanti sfiora il 7 per cento rispetto a quanto registrato cinque anni fa. Il ministro degli Interni Annamaria Cancellieri si mostra «preoccupata»: «Era nell’aria, che ci sia disaffezione verso i partiti e le istituzioni è sotto gli occhi di tutti. Bisogna rivedere i collegamenti tra società civile e istituzioni». Si sbilancia di più, Cancellieri, quando derubrica l’ascesa di Beppe Grillo a «fenomeno che accade nei momenti di disorientamento». Mentre sul punto caldo il ministro glissa: «Conseguenze sul governo? Chiedete ai partiti...».Dei quasi 800 comuni chiamati al voto, 26 sono capoluoghi. Cinque anni fa 18 (tra i quali Palermo e Parma) andarono al centrodestra e 8 al centrosinistra. Il rapporto potrebbe ribaltarsi. Il Pdl si avvia a riprendere al primo turno Lecce, Gorizia (con Lega e Udc) e - forse - Catanzaro, il Pd La Spezia, Pistoia, Brindisi e - dato non certo - Taranto. Negli altri capoluoghi, in oltre la metà dei casi il Pd si presenta al secondo turno in vantaggio. Mentre il Pdl, oltre che nelle quattro grandi città, rischia di restare a guardare anche a Belluno, Cuneo (dove c’è un exploit dell’Udc), L’Aquila (resta in corsa l’uscente Pd Massimo Cialente contro una coalizione centrista) e Lucca. Niente secondo turno per la Lega nelle ambite Monza e Como.