Ci sarebbe assoluta convergenza tra quanto hanno sempre riferito le suore misericordine di Lecco sulle condizioni di salute di Eluana e l’esito dell’autopsia. I risultati dell’esame necroscopico sembrano smentire infatti le troppe versioni diffuse dopo la morte che avevano parlato di un corpo ormai distrutto dal prolungato stato vegetativo, piagato, inguardabile. La donna non sarebbe stata affatto ridotta ad uno scheletro, ma pesava 52 chilogrammi e mezzo. Anche il cervello è apparso agli anatomo-patologi di dimensioni normali. E inoltre nessuna piaga da decubito. Anomala soltanto la postura delle mani e dei piedi, d’altra parte conseguenze inevitabili dopo i lunghi anni di immobilizzazione. Carlo Moreschi, che con Daniele Rodriguez ha proceduto all’autopsia, preferisce al momento non confermare queste anticipazioni. Ma neppure si sente di smentirle. Anche perché non c’è da sorprendersi che Eluana pesasse più di 52 chili al momento del trapasso. «No, nessuna sorpresa – risponde Francesco Comelli, medico, gastroenterologo di Udine, del Coordinamento ' Per Eluana e per tutti noi' – perché Eluana, secondo quanto ci è dato di sapere, era una giovane donna sana anche se ovviamente affetta da gravissima disabilità neurologica a seguito dei danni riportati dall’incidente stradale. Questo è peraltro testimoniato dal fatto che, come affermato ancora pochi giorni fa dal suo medico di fiducia, il neurologo Defanti, in questi 17 anni non aveva mai assunto neppure un antibiotico». L’alimentazione enterale con cui Eluana era nutrita – spiega ancora Comelli – segue il fisiologico percorso con cui ognuno di noi quotidianamente assume il cibo (eccettuato ovviamente il tratto dalla bocca allo stomaco, cioè la deglutizione). «Non ci sarebbe per questo alcuna ragione per pensare Eluana in uno stato di grave deperimento organico se il calcolo del- le calorie somministratele era corretto. Questo è vero per Eluana e per tutte le persone che come lei vivono questa particolare condizione che è lo stato vegetativo che, conviene ribadirlo, non è uno stato di malattia terminale». Bisognerà comunque attendere almeno due mesi per conoscere le deduzioni medico- legali e le risposte che saranno date ai quesiti posti dalla procura. Due mesi anche per gli esami istologici e tossicologici: Rino Froldi di Macerata dovrà tra l’altro stabilire se ad Eluana sono state somministrate sostanze che hanno comportato l’accelerazione della morte. «Solo a conclusione di questi esami – puntualizza Moreschi – saremo in grado di ricostruire con precisione le cause della morte». Un lavoro lungo, dunque. E ancora più prolungato sarà, con ogni probabilità, l’iter d’indagine sulle centinaia di denunce ed esposti arrivati in procura a Udine, da ogni parte d’Italia. Il procuratore Antonio Biancardi ha precisato che non saranno prese in considerazione le mail, mentre tanti esposti saranno inviati, per competenza, a Milano; in particolare quelli riguardanti la frode processuale, in relazione al decreto della Corte d’Appello del capoluogo lombardo per quanto riguarda la presunta volontà di Eluana. Il capitolo Englaro, dunque, non si conclude con la dichiarata compatibilità della morte con l’applicazione del protocollo medico, come aveva sostenuto il procuratore generale Beniamino Deidda. Lo stesso Giuseppe Campeis, legale della famiglia Englaro, aveva peraltro accennato ad una 'fase 2' dopo la 'fase 1'. La fase, cioè, delle possibili ricadute giudiziarie. Sulla scrivania di Biancardi, oltre al fascicolo carico di esposti, c’è ancora il rapporto dei carabinieri sull’idoneità de 'La Quiete' non tanto dal punto di vista logistico ma da quello giuridicoamministrativo: l’istituto è o no autorizzato ad esercitare un’attività sanitaria come quella sviluppata per Eluana? Resterà sulla carta la certificazione dei Carabinieri che all’istituto presieduto da Ines Domenicali è stata attivata «una nuova struttura deputata all’accoglimento di un malato terminale per la quale non risulta essere stata rilasciata alcuna autorizzazione»? E a che titolo vi ha operato l’associazione ' Per Eluana'? Perché il direttore sanitario della casa di riposo ed i medici non sono stati coinvolti nell’assegnazione della camera ad Eluana? Anzi, a medici ed infermieri è stato vietato di entrare in quella camera. Altri interrogativi potrebbero aggiungersi. La Procura risponderà o chiuderà il fascicolo? Comunque vada in sede giudiziaria, c’è chi intende rilanciare queste ed altre domande in sede politica, regionale soprattutto.