mercoledì 29 settembre 2021
L’esperienza degli istituti cattolici: la crisi della pandemia è diventata un’opportunità
Gli istituti cattolici: «Autonomia e Rete le nostre risorse»

Ansa

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Osservare gli effetti della pandemia tracciandone criticità, potenzialità e indicazioni per il futuro. È quanto ha scelto di fare il Centro studi della scuola cattolica (Cssc) preparando il suo Rapporto annuale, giunto all’edizione numero 23. «Lo scossone della pandemia ha costretto tutte le scuole a ripensare sé stesse e il proprio modo di lavorare, inventando soluzioni nuove e rivalutando certe ovvietà date troppo presto per scontate» sottolinea Sergio Cicatelli, coordinatore scientifico del Cssc. E tra gli aspetti troppo scontati, aggiunge nella sua presentazione al Rapporto il vescovo Claudio Giuliodori, presidente della Commissione episcopale per l’educazione cattolica, la scuola e l’università, «vi è il lavoro nascosto e riservato di centinaia di migliaia di operatori scolastici », oltre alla «riscoperta del significato e del valore della scuola, che molti consideravano una presenza ovvia».

Ma il ricorso (necessario nell’emergenza) alla didattica a distanza ha mostrato come l’andare a scuola per moltissimi bambini, ragazzi e giovani è diventato un problema e, alcune volte, impossibile. E così si è scelto di dedicare il Rapporto 2021 (pubblicato dall’Editrice Scholé di Brescia) al tema “Fare scuola dopo l’emergenza”. Uno slancio verso la ripresa e il futuro, che però parte con lo sguardo rivolto all’immediato passato, cioè i mesi che davvero hanno cambiato la scuola italiana. Un cambiamento che si inserisce nel cammino proposto da papa Francesco per un nuovo Patto educativo globale, davanti a quella che, lo stesso Pontefice, definisce “una catastrofe educativa”. «La crisi può essere un’opportunità di rinnovamento – aggiunge il vescovo Giuliodori – e non si può pensare di tornare solo alla condizione precedente, con tutti i suoi limiti e le sue ingiustizie».

Certo la lettura che il Rapporto del Cssc offre, evidenzia criticità, ma anche potenzialità di strumenti presenti da tempo ma poco usati, ad iniziare dall’autonomia scolastica. «La cultura dell’autonomia e la cultura della rete – sottolinea Cicatelli, coordinatore scientifico del Cssc – sono ritornate più volte all’interno del Rapporto come possibili soluzioni ai problemi evidenziati, segno che ancora lunga è la strada per giungere alla piena autonomia ».

Del resto l’emergenza, la chiusura delle scuole, l’impossibilità di fare lezioni in presenza ha costretto docenti, dirigenti e personale scolastico a immaginare modalità nuove per proseguire l’attività. Un punto sul quale la Fidae, la federazione che riunisce le scuole cattoliche dalla primaria alle superiori, ha molto lavorato nei mesi del lockdown e dello scorso anno scolastico, elaborando una «Prassi di riferimento per la didattica a distanza », certificata dall’Uni, l’Ente italiano di normazione che ha come compito quello di stendere norme tecniche di efficacia e sicurezza in diversi campi.

Dunque dall’esperienza della pandemia le scuole cattoliche della Fidae hanno cercato di trarre un modello di comportamento per rendere più efficacia la Dad, attuabile nell’intero sistema scolastico italiano. Aver cercato di rendere la Dad più utile al percorso formativo, non fa venire meno la convinzione della Fidae e di tutte le scuole cattoliche che sia la lezione in presenza a rendere vero il rapporto educativo, all’interno della dimensione comunitaria.

Ecco allora il contributo che il Rapporto 2021 del Cssc nell’offrire, nella sua terza sezione, ben 16 buone pratiche di scuole cattoliche di ogni ordine e grado su tutto il territorio nazionale. Buone pratiche precedute da una sezione dedicata all’esame del quadro complessivo della situazione vissuta e una sezione sui risultati di una ricerca sul campo condotta fra i coordinatori educativi e didattici. Il Rapporto annualmente scatta anche la fotografia dello stato di salute della scuola cattolica. Dai dati – che risentono però ancora delle difficoltà nella raccolta a causa del Covid – mostrano una crescita delle scuole dell’infanzia (+138) con un calo, però, di iscritti (-3.190), e una situazione inversa nel segmento primaria-superiori, dove calano le scuole (-89) e aumentano gli iscritti (+5.865), «probabilmente anche come conseguenza del buon lavoro educativo messo in campo durante la pandemia» spiega Sergio Cicatelli.

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