Palazzo Chigi - Ansa
Attesa per il via libera del Consiglio dei ministri al decreto Sostegni da 32 miliardi e per la successiva conferenza stampa di Mario Draghi, la prima da quando è presidente del Consiglio. Ma l'inizio dell'incontro, previsto per le 15 di questo pomeriggio è slittato più volte. Prima alle 16, poi alle 17.30. E di nuovo alle 18.30
In particolare, un braccio di ferro tra i partiti sul tema della cancellazione delle vecchie cartelle si starebbe consumando a margine del Consiglio dei ministri sul decreto Sostegni. A quanto si apprende da fonti ministeriali mentre la riunione tarda a iniziare, la delegazione della Lega, che si è riunita al Mise prima del Cdm, avrebbe chiesto una soluzione non al ribasso e avrebbe ventilato anche la possibilità di non partecipare al Consiglio.
Anche Forza Italia si è allineata alla Lega, sta chiedendo con forza più risorse per cancellare le vecchie cartelle esattoriali. Gli azzurri, a quanto si apprende, chiedono anche la decontribuzione per gli agricoltori.
Il problema sulle cartelle da rottamare, fino a 5.000 euro, è che si dovrebbe in qualche modo rimborsare chi invece ha pagato, trovandosi in situazioni analoghe. Altrimenti sarebbe l'ennesivo favore, oltre a chi non ha potuto davvero pagare, anche ai furbetti, che ancora una volta sorpasserebbero a destra chi invece, magari con fatica, ha fatto il proprio dovere di cittadino.
Poi è stata trovata l'intesa, a quanto si apprende a Consiglio dei ministri in corso. L'accordo prevederebbe anche l'introduzione del dl della riforma della riscossione chiesta dalla Lega.
Nel testo del decreto sono previste le risorse per gli indennizzi a imprese e famiglie e per rilanciare la campagna delle vaccinazioni. Il provvedimento prevede anche che la possibilità di rinnovo o proroga dei contratti a tempo determinato senza la necessità di indicare la causale, per un periodo massimo di dodici mesi e per una sola volta, sia estesa dal 31 marzo al 31 dicembre 2021.
Intanto arrivano già i commenti, basati sulle bozze ampiamente circolate ma da verificare nella stesura finale.
"Il decreto Sostegni è ancora fragile: anche se ristora, perché il fatturato è cumulativo del 2019 e 2020, e molte aziende non ce la fanno più". Lo ha detto Carlo Calenda, leader di Azione, intervistato a "Oggi è un altro giorno" su Rai 1. "Il secondo problema - ha aggiunto - è gestire la questione licenziamenti, che giustamente sono stati bloccati fino a giugno. Ma a giugno avremo quello che viene definito "firing day, cioè tutti saranno senza lavoro e tutti insieme si metteranno a cercare lavoro. Per questo occorre uno sblocco per settori. Draghi ce lo ha ben presente", ha concluso.
Forum delle famiglie: tenere conto del numero dei figli
"Chiediamo che il decreto legge Sostegni tenga in considerazione il numero dei figli dei nuclei familiari per tutte le misure che vi saranno contenute. È il primo passo verso il ripristino dell'equità sociale che negli
ultimi lustri ha spesso dimenticato le famiglie. Quell'attenzione alla composizione del nucleo familiare che è stata totalmente dimenticata nei provvedimenti di marzo. Ripetere lo stesso errore potrebbe essere drammatico": così il presidente nazionale del Forum delle associazioni familiari, Gigi De Palo, in vista del varo del Dl Sostegni da parte del Governo Draghi.
Le proteste
E sono già in corso alcune proteste. "In occasione del nuovo decreto sostegni, prendiamo atto che la ristorazione collettiva è il comparto economico su cui peserà maggiormente la crisi, anche dopo il covid, senza aver ricevuto nessuna misura di ristoro o sostegno efficace e coerente da parte del Governo". Così
Massimiliano Fabbro, presidente di Anir-Confindustria (Associazione nazionale imprese di ristorazione collettiva), chiedendo l'apertura "al più presto" di "un tavolo nazionale per scongiurare il collasso, ormai certo delle imprese che gestiscono mense presso gli uffici pubblici, aziende, scuole, caserme, ospedali, e che per effetto del covid hanno visto stravolto il servizio e i costi per l'esecuzione degli appalti".
"Chiediamo di essere ascoltati dal Governo Draghi", continua Fabbro, "affinché venga valutato un pacchetto di proposte serio". "QuelIo che attualmente troviamo incomprensibile - prosegue - è che non si sia compresa la gravità della situazione. Saremo l'unico settore che non rientrerà mai dalla crisi neanche dopo l'auspicato ritorno alla normalità post Covid: lo smartworking è un punto di non ritorno, e incide sulla
ristorazione pubblica e aziendale in modo definitivo. Un calo stimato per circa il 30% del fatturato e che coinvolge migliaia di lavoratori a rischio licenziamento, di cui quasi tutte donne. Un danno sociale che interessa più di 60.000 famiglie".