«È evaporata la prospettiva delle larghe intese. Evaporata l’ipotesi di un governo Forza Italia-Pd. Renzi è crollato e con lui i consensi del suo partito... Si archivia così uno scenario sciagurato». Sfidiamo Stefano Parisi con una domanda netta: chi vince il 4 marzo? «La vera partita è tra un governo di centrodestra e il rischio di un governo antagonista: la sinistra di Grasso, 5 Stelle e un po’ di Pd. Il governo delle tasse e della decrescita felice, il governo dei magistrati e dell’annientamento dei nostri valori, il governo che vede i giovani studiare senza pagare l’università e prendere un reddito senza lavorare. Una miscela dietro cui prende forma una grande minaccia per l’Italia». L’intervista più volte si ferma e più volte riprende. Parisi sembra vivere queste ore attaccato al telefono. Lo chiamano per i collegi. Per le firme. Per il programma. Lo sfidiamo ancora: Energie per l’Italia ci sarà? «Sulla scheda ci sarà il nostro simbolo. Giallo con le tre lampadine. Lo dobbiamo a chi crede che la politica debba tornare ad essere un luogo di qualità, di serietà, di integrità. È la nostra sfida, la nostra mission: vogliamo far cambiare idea alle persone sulla politica».
Che cosa direbbe a un giovane che pensa di votare Renzi o Di Maio?
Diffida di chi ti promette uno stipendio senza lavorare, diffida di chi ti da 500 euro per la 'cultura' senza chiederti cosa ci fai. Diffida di chi fa politica e ti dice che la politica fa schifo. E diffida da chi non ha fiducia in te. Un giovane non può votare Renzi e Di Maio. Loro vogliono solo usarlo.
Dice che il centrodestra vincerà?
Dico di più. Non basta vincere, bisogna governare con una maggioranza stabile. Non bastano le somme dei sondaggi e del 'voto organizzato', la sfida vera è convincere le persone che hanno smesso da anni di votare. Il prossimo governo deve ricostruire le istituzioni devastate, rendere coesa una società frammentata, liberare un tessuto economico soffocato dall’incertezza e dalle tasse. Per farlo deve avere un forte e ampio mandato popolare. I
nsisto: vincerà?
Insisto anche io. Serve un governo stabile e numeri che garantiscano una stabilità da cui dipendono le condizioni per la crescita economica. Il centrodestra ha una grande responsabilità e nessuno può sbarrare la strada a forze che possono essere un valore aggiunto.
C’è chi non vuole Energie per l’Italia come quinta gamba del centrodestra.
Noi andiamo avanti senza polemiche. Con una campagna elettorale costruita su una parola: verità. L’Italia esce dal declino solo nella consapevolezza dei problemi e della complessità della loro soluzione.
Ci racconti i tre leader del centrodestra. Com’é Berlusconi?
È un fenomeno unico nel panorama politico occidentale e una grande parte del Paese si fida di lui. Ha fatto bene a metter il suo nome nel simbolo: credo che il suo gradimento nella società sia di molto superiore rispetto a quello del suo partito. Specie in alcune regioni. E poi Berlusconi è un valore per la cultura liberale e popolare. Senza quella cultura non si vince. Lui c’è ed è giusto così, ora però non ostacoli la politica a rinnovarsi. Solo così diamo un futuro al Paese.
E Salvini?
È intelligente e abile. Ha preso una Lega che era a terra e l’ha fatta tornare protagonista. È bravo, veloce. Interpreta bene un malessere vero che c’è nella società e che solo l’ipocrisia di certa politica nega. Non sono i leader che alimentano la paura, quando la paura c’è bisogna dare una risposta.
Molti guardano con diffidenza un ruolo suo in un futuro governo?
Io no. La funzione crea l’organo.
Cosa dice di Giorgia Meloni?
È popolare e capace. Da sola guida un partito che ha sempre parlato al maschile. Ha coraggio e determinazione. Indispensabili per governare.
Ad Arcore è partito l’attacco finale alla legge Fornero. Non è vero che mandare prima le persone in pensione libera posti per i giovani. Se vogliamo dare un lavoro ai giovani dobbiamo lasciar crescere l’economia, non sostituire i pensionati. E fare in modo che i giovani con il loro lavoro non debbano pagare le pensioni agli anziani. Per far crescere l’economia dobbiamo tutti lavorare di più. Più lavoro, più reddito, più occupazione.
Ci dica un tema su cui punterete? La giustizia. Non funziona e a pagare sono persone, imprese, famiglie. Troppi errori giudiziari. Troppe ingiustizie ignorate dalla politica. Una politica colpevole due volte. Anche perché per anni e anni ha rinviato una riforma decisiva. Ma ora basta con questa soggezione verso le toghe. Basta con questa politica rassegnata a vivere quasi sotto ricatto. Cominciamo a fissare punti fermi. Uno: i magistrati non possono entrare in politica a meno che non si dimettano dalla magistratura. Due: separiamo le carriere di giudici e pm. Noi siamo pronti, aspettiamo un sì di Berlusconi, Salvini e Meloni.