Dopo le polemiche sulla sentenza del Tar in materia di insegnamento della religione cattolica a scuola, arriva il regolamento del ministero della Pubblica istruzione che rende omogenea la valutazione in base alle leggi vigenti. E che dà il loro giusto posto ai docenti di religione. Il decreto del presidente della Repubblica pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale porta la data del 22 giugno ed è passato al vaglio della Corte dei Conti il 4 agosto. Ben prima, dunque, che il pronunciamento amministrativo – risalente in realtà alla metà di luglio – fosse reso noto. In realtà la decisione «non solo non è stata recepita dal ministero, ma il Tar non gliel’ha nemmeno comunicata», spiega Nicola Incampo, docente di religione e membro della Commissione paritaria Cei-Miur. Che giudica ingiustificato il polverone dei giorni scorsi e si dice sicuro del fatto che «a scuola non cambia niente. Questa è la sicurezza che va data soprattutto alle famiglie, ai ragazzi avvalentisi e agli insegnanti di religione». Questi ultimi secondo la normativa ripresa nel testo «fanno parte della componente docente negli organi scolastici con gli stessi diritti e doveri degli altri docenti, ma partecipano alle valutazioni periodiche e finali solo per gli alunni che si sono avvalsi dell’insegnamento della religione cattolica». Il provvedimento conferma, poi, le novità già parzialmente anticipate in questo anno scolastico, tra cui l’obbligo di acquisire la sufficienza in tutte le materie per essere ammessi a sostenere l’esame di maturità e di licenza media, il voto in condotta determinante per la media scolastica, il voto espresso in numeri. L’alunno dovrà, infine, aver frequentato almeno i tre quarti delle lezioni e solo in casi del tutto eccezionali la scuola potrà derogare da questo tetto minimo di frequenza. Il decreto rappresenta per Incanpo «la prova del nove che tutto a settembre tornerà come prima. Perciò, tra agosto e settembre, a quelli che un tempo si chiamavano esami di riparazione e oggi 'sospensione del giudizio' saranno presenti gli insegnanti di religione. E non cambierà niente fino a che il ministero non farà una nuova ordinanza, recependo eventualmente la sentenza del Tar». La riforma Gelmini, infatti, ha previsto, su autorizzazione del Parlamento, che il ministero può emanare in materia di valutazione regolamenti di armonizzazione legislativa. Mentre quelle a essere colpite dal Tar erano ordinanze del ministro Fioroni, poi riprese dalla nuova inquilina di viale Trastevere. Sono state ben 19 le bozze che hanno portato al Dpr pubblicato ieri. Il quale conferma il giudizio e non il voto numerico per religione. Con una formula aperta, però, a cambiamenti. I docenti di religione li vorrebbero proprio per tornare al voto numerico e chiedono per settembre un Dpr apposito. In sostanza, che si faccia lo stesso di quanto accaduto per l’educazione fisica. «Tra le norme inserite in una delle bozze c’era anche l’articolo 304 del testo unico, il quale prevede che questa materia non faccia media. C’è stato un putiferio», ricorda Incampo. Il Governo ha chiesto un parere al Consiglio di Stato e questo ha dato parere positivo ai voti in ginnastica. «L’unica disciplina a non mettere i voti è la religione. Ma con questo precedente, chiediamo che lo stesso ok venga dato anche a noi».