giovedì 18 novembre 2010
«Abbiamo arrestato 28 latitanti di massima pericolosità su 30. Restano liberi Denaro e Zagaria, ma il cerchio si sta stringendo, così come è avvenuto per Iovine». Lo annuncia il ministro dell'Interno il giorno dopo la cattura del boss numero "uno" dei casalesi Antonio Iovine. E Napolitano: risultato di straordinaria importanza.
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«Abbiamo arrestato 28 latitanti di massima pericolosità su 30. Restano liberi Denaro e Zagaria, ma il cerchio si sta stringendo, così come è avvenuto per Iovine». Lo annuncia il ministro dell'Interno Roberto Maroni il giorno dopo la cattura del boss numero "uno" dei casalesi Antonio Iovine. Maroni parla alla stampa a conclusione del CdM dove ha consegnato la relazione sulla lotta alla criminalità organizzata: 6754 persone arrestate, 410 latitanti arrestati, 28 latitanti di massima pericolosità arrestati su 30, sequestrati 35601 beni per un totale di 17,854 miliardi, sequestrati conti correnti ai mafiosi per 2,259 miliardi. Il Capo dello Stato Giorgio Napolitano a proposito dell'arresto di Iovine dichiara: "Un risultato di straordinaria importanza che sottolinea, ancora una volta, come la collaborazione intensa delle forze di polizia e della magistratura nella gestione delle indagini consente, nel rispetto delle rispettive attribuzioni, di pervenire a crescenti successi anche nel contrasto a una spietata e pervasiva organizzazione criminale come la camorra"L'ARRESTO DEL BOSS DELLA CAMORRACi sono poliziotti che sono andati in pensione con il sogno di arrestare Antonio Iovine e con il rammarico di non esserci riusciti. Ieri in questura a Napoli gli uomini della Squadra Mobile partenopea, della Squadra Mobile di Caserta e del Servizio centrale operativo hanno festeggiato anche per quei colleghi. Antonio Iovine, soprannominato “o Ninno”, il bambino, 46 anni, non è più nell’elenco dei trenta latitanti più pericolosi. Il capo dei casalesi, potente e inafferrabile, scaltro negli affari quanto nella fuga, il boss fantasma, il vero capo della più violenta organizzazione camorristica è in una cella del carcere di Poggioreale. «Firmerò subito la richiesta di 41 bis» ha affermato il ministro della Giustizia Angelino Alfano.E stanare Iovine i poliziotti della Squadra Mobile di Napoli che da tempo ne stavano seguendo le tracce assieme ai colleghi casertani, grazie ad un complesso lavoro fatto di pedinamenti e di accertamenti sulle persone più vicine al boss. Era nella casa di un insospettabile, incensurato, alla quinta traversa di via Cavour a Casal di Principe, culla e fortezza del clan: a tradurlo la richiesta di un panettone fatta ad una persona a lui vicina ed intercettata. Gli agenti si sono insospettiti e hanno deciso di capiren a chi dovesse essere consegnato questo cadeau natalizio in anticipo. E seguendoil dolce sono arrivati alla villetta. «È evidente che sono saltate delle coperture, il fatto che Iovine sia stato arrestato a Casal di Principe è un segnale importantissimo. Questo è un arresto che può davvero segnare un punto di svolta nella lotta alla camorra - spiega il magistrato Raffaele Cantone, fino al 2007 operativo presso la Dda di Napoli. - È sempre stato a Casal di Principe in tutti questi anni di latitanza, l’arresto è sintomatico di forti legami col territorio che evidentemente sono saltati. Era un vecchio camorrista, non certo per anagrafe ma nel senso che aveva legami fortissimi con la vecchia camorra, ma era riuscito a riciclarsi nella nuova camorra dei colletti bianchi». Iovine non ha opposto resistenza, non ha usato la pistola che pure aveva con sé, regolarmente denunciata. Ha sorriso sorpreso e basito agli uomini che lo immobilizzavano: 14 anni e undici mesi di ininterrotta latitanza non ne hanno cambiato la faccia, immortalata immutabile in una foto, l’unica, scattata dalla Polizia scientifica quando aveva 21 anni. «Oggi è una bellissima giornata per la lotta alla mafia» è stato il commento soddisfatto del ministro dell’Interno Roberto Maroni, che ha ricevuto le congratulazioni dal presidente del Senato Schifani e della Camera Fini. Condannato a due ergastoli, Antonio Iovine ha trascinato nel suo destino di boss, latitante e ricercato, anche la moglie, la cognata, i giovani nipoti che si erano affidati al suo rango di capo. All’inizio dell’estate aveva perso l’ultimo e più fedele alleato, Nicola Schiavone, il figlio di Francesco Sandokan Schiavone, che con lui e con Michele Zagaria da dodici anni reggeva le sorti dei casalesi. «È un risultato che aspettavamo da anni» confessa il coordinatore dell’Antimafia di Napoli e pm del processo Spartacus I, Federico Cafiero De Raho, da due anni coordinatore del gruppo di magistrati che si occupano della camorra casertana. «La cattura di Iovine è una prima vittoria rispetto alla latitanza di anni e anni di due soggetti ricercati; oltre a Iovine, infatti, c’è ancora Michele Zagaria da catturare» - aggiunge. Il processo Spartacus I aveva come imputati proprio Antonio Iovine e Michele Zagaria, entrambi condannati all’ergastolo con sentenza definitiva in Cassazione per aver partecipato a omicidi e vendette del clan.Per Berlusconi l’arresto conferma «i successi del governo» contro la criminalità» mentre per il presidente del Senato Renato Schifani «è la prova che lo stato c’è». Di «vive congratulazioni» per «l’obiettivo primario raggiunto» ha parlato il presidente della Camera Gianfranco Fini mentre il leader Udc Pierferdinando Casini spiega che «la battaglia alla criminalità non ha colore politico». Walter Veltroni (Pd), infine chiede di «non strumentalizzare i successi delle forze dell’ordine». Valeria Chianese
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