Agitu mostra uno dei suoi formaggi di capra
Per un anno aveva ricevuto insulti razzisti, intimidazioni, minacce verbali, e – come aveva denunciato lei stessa ai carabinieri – anche fisiche. Ora la vicenda che vede coinvolta Agitu Idea Gudeta, l’ex rifugiata etiope di 40 anni che ha scelto di allevare capre in Val dei Mocheni, in Trentino, potrebbe essere giunta ad una conclusione. O quantomeno ad un passaggio importante, visto che i carabinieri di Sant’Orsola Terme, dopo mesi di indagini, sono risaliti al presunto responsabile.
Si tratta di un 53enne italiano, che è stato arrestato per il reato di stalking aggravato da finalità di discriminazione razziale. Agitu aveva avuto il coraggio di denunciare il suo persecutore lo scorso agosto, dopo che l’uomo le si era avvicinato urlandole «ti uccido, brutta negra», facendole poi trovare uccisa una delle sue 140 caprette, con le mammelle tagliate da un coltello. Una vicenda raccontata da Avvenire, che aveva anche registrato l’impegno fattivo e commovente della comunità locale, da subito stretta attorno alla donna. Accanto alla donna si erano schierati Bruno Groff, il sindaco di Frassilongo, che tre anni fa aveva favorito l’avvio della sua impresa d’allevamento, e il governatore del Trentino Ugo Rossi.
Agitu era stata costretta a fuggire da Addis Abeba nel 2010 dal governativo Fronte di Liberazione del Tigrè per il suo impegno coraggioso contro il land grabbing, l’accaparramento di terra da parte delle multinazionali. E al recupero della terra incolta si era dedicata nella valletta della minoranza etnica, trovando supporto dal Comune mocheno e dalla Provincia (che l’ha invitata con i suoi formaggi caprini a presenziare all’Expo di Milano nel 2015 e poi al Salone del Gusto), dentro un progetto di agricoltura sostenibile che porta l’etichetta della sua azienda La capra felice.