mercoledì 6 aprile 2011
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Il 6 aprile per Angela «non è un giorno qualsiasi... È il giorno del mio compleanno... Il giorno del mio compleanno sono morti tutti i miei vicini... tutti.» Le macerie dell’anima emergono dai racconti dei bambini dell’Aquila: Angela è uno dei pazienti di "Ambiente terra. Ambiente bambino", una ricerca dell’Università dell’Aquila e della Protezione civile sulle psicopatologie post-traumatiche provocate dal sisma.In questi due anni, lo staff di Enzo Sechi, professore di neuropsichiatria infantile all’Università dell’Aquila, ha analizzato temi e disegni di 1500 minori tra i 6 e i 13 anni. Raccontano le ferite invisibili del sisma, come quelle di Angela: «Si è bucata la parete potevamo morire... se le macerie mi fossero arrivate sulla testa ora non sarei più qui... Ricordo solo il mio primo pensiero: sto morendo... la casa sta crollando... il terremoto non si ferma più». La psicologa Lorena Mattei fa notare «l’interpunzione e l’organizzazione narrativa utilizzata, che permettono alla paziente di risperimentare il panico e il terrore e di significare e connettere i momenti topici dell’avvenimento». I risultati della ricerca, che porterà alla stesura del primo "Protocollo nazionale per la gestione psicologica ed il trattamento clinico dei minori nell’emergenza", consigliano di investire da subito nei servizi socioassistenziali e sanitari: lo psicoterremoto riguarda infatti un bambino su due: «Il 57% dei casi osservati - ammette Sechi - presenta disturbi e disagi psicologici e il 40% difficoltà nelle attività sociali». Le patologie psichiatriche più serie, dall’ansia alla depressione «interessano, a seconda dell’età e della zona, tra il 2 e il 18%».Il terrore della terra che trema, la paura di morire, la perdita degli amici, dei vicini e dei punti di riferimento geografici e identitari sconvolgono soprattutto i giovani, perché la loro personalità è meno strutturata, come spiega il professor Alessandro Rossi, ordinario di psichiatria all’Università dell’Aquila, coautore di uno studio sugli studenti del cratere, pubblicato dal Journal of affective disorders, secondo cui, a un anno dal sisma, il 37,5% soffriva di veri e propri disturbi post-traumatici, mentre il 29,9 presentava sintomi più lievi. Patologie che si presentano con una frequenza «circa doppia» nella popolazione femminile, col rischio di abuso di sostanze e comportamenti a rischio, come l’autolesionismo. «Con l’età - aggiunge Rossi - il disagio si assottiglia ma non si azzera. Stiamo analizzando i dati e possiamo azzardare che il 20% degli aquilani adulti soffra di disturbi da stress indotti dal terremoto». In genere, esiste una predisposizione a contrarre queste patologie e l’evento traumatico agisce da innesco di problemi che, annota Rossi, «possono richiedere cure psichiatriche, farmacologiche e mediche. Una mia paziente, 35 anni, non può rivedere casa propria, che non ha subito alcun danno, perchè di fronte sorgeva l’abitazione di alcuni amici, che ha udito urlare sotto le macerie, dove sono morti. La vista di quel luogo le induce ancora oggi un terrore insostenibile». Ci sono casi più lievi, come le ansie prodotte dalla perdita dei punti di riferimento: «Vivere all’Aquila aveva una forte valenza culturale, storica e identitaria - precisa il docente -: questo è uno dei rari casi di trauma culturale e non lo si cura senza ricostruire la città». Rossi è anche autore di uno studio - in uscita sul Journal of Traumatic Stress - che analizza l’incremento registrato dall’azienda sanitaria aquilana nel consumo di psicofarmaci: + 37% di antidepressivi e + 129% di antipsicotici nel primo semestre 2010. «Questi dati sono in crescita e si tradurranno in un aumento delle patologie correlate: ci attendiamo un aumento dei casi di diabete e di malattie cardiovascolari», annuncia Rossi.Nel profilo psichiatrico della popolazione terremotata - che tiene conto anche di fenomeni ad un tempo causa ed effetto di stress, come l’incremento di incidenti stradali - non manca neanche chi, dopo il sisma, sta meglio. Gli esperti lo chiamano "resiliente" e Rossi ce lo presenta così: «Il soggetto è maschio, tra i 40 e i 50 anni, poco incline all’ansia e propenso a impegnarsi in attività di volontariato: nel suo caso l’esperienza del sisma si traduce in una risposta iperadattiva».
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