giovedì 3 settembre 2009
Si smonta la struttura di Piazza d'Armi, mentre anche Onna si prepara a un lento ritorno alla normalità. Dubbi e preoccupazioni tra gli sfollati, per ora trasferiti nella Caserma della Finanza di Coppito: «È un'altra sistemazione provvisoria».
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Chiude i battenti la tendopoli di piazza d’Armi a L’aquila. Ieri pomeriggio gli oltre 1.000 ospiti del più grande campo per terremotati hanno ricevuto a sorpresa l’annuncio di fare le valigie in serata perché questa mattina stessa verranno trasferiti. Non nelle casette prefabbricate, almeno per ora, in via di rapida costruzione. Gli sfollati saranno portati invece alla Caserma della Finanza di Coppito e in altri edifici militari come la Pasquali adiacente al campo, mentre gli anziani e i disabili saranno accompagnati in strutture sanitarie. La promessa è di dare un tetto più intimo a tutti entro fine anno. E già oggi l’Esercito dovrebbe cominciare a smantellare le prime tende. L’imperativo è di eliminare velocemente l’accampamento entro domenica 6 settembre, a cinque mesi esatti dal sisma. Una fretta che ha provocato qualche apprensione tra gli ospiti del campo, che non hanno avuto tutte le risposte ai loro quesiti. «Avevamo detto che a settembre avremmo smontato le tendopoli e così sarà», spiega il capo della Protezione civile Guido Bertolaso. «Alcune, soprattutto nei piccoli comuni della provincia dell’Aquila, sono già state smantellate e a partire da oggi pomeriggio ci concentreremo sui campi presenti in città». La seconda dovrebbe essere quella di Onna, in cui di fatto sono rimaste ben poche famiglie. «Non sarà però un intervento drastico – assicura Bertolaso – ma si tratta di un alleggerimento progressivo fino allo smontaggio definitivo». L’operazione sarà conclusa entro la fine del mese, aggiunge la Protezione civile: «Ci hanno chiesto di dare un tetto a tutti gli aquilani e così stiamo facendo».Mentre annuncia il via allo smantellamento delle tendopoli, Bertolaso spiega che sono 18mila i cittadini aquilani che hanno avuto la casa inagibile a causa del terremoto e che saranno sistemati nelle nuove case antisismiche. Il resto degli sfollati, quelli cioè le cui abitazioni richiedono interventi minori, sarà ospitato nei residence, negli alberghi e anche negli alloggi della caserma della Guardia di Finanza di Coppito dove hanno soggiornato i leader mondiali durante il G8 di luglio. «Entro il 6 settembre chi ha la casa dichiarata agibile (cioè "categoria A") dovrà lasciare le tendopoli», afferma il sottosegretario Bertolaso. Per i 18mila senzatetto "assoluti" «ci saranno le nuove case antisismiche. Il resto lo metteremo negli alberghi, nei residence e anche negli alloggi che hanno ospitato i grandi della terra, come aveva già annunciato il presidente Berlusconi».Quanto ai tempi dei lavori per la costruzione delle abitazioni antisismiche, Bertolaso ha ribadito che «a dispetto delle critiche siamo nel rispetto dei programmi». «A L’Aquila ci sono 8mila operai al lavoro, giorno e notte, che lavorano per 50 imprese in 45 cantieri dove si stanno costruendo case, moduli abitativi e scuole, che inizieranno regolarmente il 21 settembre. A chi dice che l’Aquila è ferma rispondo che oggi L’Aquila è il più grande cantiere d’Italia».Per poter dare a tutti i 18 mila la casa la Protezione civile ha dovuto ampliare nei giorni scorsi il progetto dei moduli abitativi. Dal censimento sulla necessità abitativa condotto ad agosto è emerso che non bastavano i 4.500 alloggi programmati per 15 mila persone. Saranno costruiti altri 500 bilocali per un costo di circa 40 milioni di euro. Alle 16 ditte che si sono già aggiudicate i lavori potrebbe essere affidato l’incarico di realizzare le altre 20 piastre per 25 appartamentini ciascuna. Un ampliamento che risponderebbe però alla necessità di non più di 1.000 persone. E la riapertura delle scuole non alleggerirà certo la situazione visto il rientro di molte famiglie.Ma si attende una casa vera. C'era preoccupazione, ieri sera, tra i volontari che assistono i terremotati del campo di Piazza d’armi. L’annuncio del trasloco di questa mattina è arrivato solo ieri pomeriggio e molti sfollati non hanno avuto tutte le risposte che volevano sulla loro destinazione. La delusione di non essere trasferiti nelle agognate casette antisismiche, ma in un’altra sistemazione provvisoria – cioé le caserme de L’Aquila ma anche paesi lontani come Assergi o Poggio Picenze – non ha certo migliorato l’umore degli ospiti della tendopoli più difficile da un punto di vista sociale. Qui, più che in altri campi, ci sono molti anziani, disabili e stranieri.Nella tendopoli i 25 volontari di Caritas e Associazione Papa Giovanni XXIII hanno dato da quasi due mesi il cambio ai "colleghi" dell’Unitalsi. «Sono arrivate sei squadre di cinque persone ciascuna – racconta Mina Vernasidis, responsabile nel campo dei volontari della Papa Giovanni – formate da Protezione civile, forze dell’ordine, polizia municipale e psicologo. E non hanno voluto che li accompagnassimo nelle tende». Tangibile lo sconcerto tra i terremotati: «Tutti sapevano di un trasferimento entro il 15 settembre, ma hanno scoperto di dover sbaraccare in meno di 24 ore».«Vivere qui un mese tutti i giorni equivale a un anno», dice la volontaria della Papa Giovanni. «Gli animi sono comprensibilmente tesi – spiega – e noi volevamo aiutare soprattutto gli anziani a porre tutte le domande per essere rassicurati, ma ce l’hanno impedito. Qui la situazione è delicata: abbiamo chiesto dove andranno gli ospiti più fragili, ci hanno detto solo "in un istituto in provincia de L’Aquila", senza dirci quale. Ma a noi risulta che non ci sono più posti».«Abbiamo chiesto se potevamo accompagnare la famiglie negli alloggi in caserma – dice un altro volontario che preferisce restare anonimo– ma non ce lo permettono. Hanno detto di prendere solo le valigie, nemmeno la tivù. Come facciamo a tranquillizzare le famiglie se non spiegano se le lenzuola le trovano lì o le devono portare? Se avranno la lavatrice o c’è la lavanderia? Cose piccole, ma per chi non ha casa diventano importanti. Mi hanno risposto: "Non siamo tenuti a dare queste informazioni"». Poi ci sono gli extracomunitari, peruviani e albanesi. Non tutti hanno il permesso di soggiorno. Per loro l’alternativa alla tendopoli potrebbe essere l’espulsione.
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