Sono stati 11 i minori accusati di omicidio volontario, secondo gli ultimi dati disponibili, 12 quelli accusati di tentato omicidio e in totale 159 quelli entrati in carcere nel 2013 per reati contro la persona, 713 per reati contro il patrimonio. Questi i dati che emergono dal terzo rapporto dell'associazione Antigone sugli istituti penali minorili, "Ragazzi fuori", realizzato quest'anno in collaborazione con l'Isfol e presentato oggi a Roma. Sono circa 37 mila i procedimenti davanti al gip o al gup nei confronti di minorenni, stabili i reati denunciati, questo a dimostrazione del fatto che "meno detenuti non significa più reati": sottolinea Antigone, che si batte per i diritti nelle carceri. La misura carceraria per i minori, cautelare o detentiva, è infatti "extrema ratio": nel 2015 i ragazzi detenuti sono 20 volte di meno che nel 1940, quando erano 8.521, nel 1975 erano 858, oggi sono 449, un numero stabile negli ultimi quindici anni. Di questi 281 sono giovani adulti che hanno commesso il reato da minorenni. Le ragazze sono 39, l'8,7%, ovvero una percentuale doppia rispetto alla popolazione detenuta femminile adulta.
Gli stranieri detenuti sono 204, pari al 45%, cioè 12 punti percentuali in più rispetto alle carceri per adulti: questo significa, rileva Antigone, che "il sistema della giustizia minorile riesce a garantire opportunità alternative alla carcerazione maggiori per i ragazzi italiani". Infatti, i minori stranieri che nel 2011 hanno beneficiato della messa alla prova sono solo nel 17%. Ma in generale la "messa alla prova", sottolinea Antigone, è un istituto in forte espansione. Non è solo una misura alternativa al carcere, ma dello stesso processo, che viene sospeso: si è passati dai 788 provvedimenti del 1992 ai 3.261 del 2014, con un incremento di quasi quattro volte. La misura ha nell'83% dei casi (dato al 2014) esito positivo. Ci sono anche tre ragazzi che frequentano l'università tra i giovani adulti detenuti negli istituti penali minorili: uno fa Scienze agrarie, uno Scienze infermieristiche e uno il Politecnico di Torino. Un dato positivo, presente nel rapporto "Ragazzi fuori" della associazione Antigone, quest'anno realizzato in collaborazione con l'Isfol. Nelle carceri minorile ci sono 60 ragazzi che frequentano la scuola superiore (i corsi sono attivi in 7 istituti su 13) e 115 che fanno le medie. Sono inoltre "molte le iniziative extracurriculari", con corsi di sport, di lettura e scrittura creativa, informatica e musica. I docenti sono spesso volontari o dipendenti degli enti locali, e nessun istituto ha a disposizione insegnanti di sostegno; ogni istituto ha una o due aule, "spesso non adeguatamente attrezzate e mancano inoltre i laboratori di scienze". Al Sud c'è maggiore attenzione alla formazione professionale: per esempio a Nisida si svolgono corsi per pizzaioli e di panificazione, a Bari corsi di 600 ore per ebanista, cartapestaio e ceramista, a Catania corsi di 300 ore per informatici ed elettrotecnici.Al Nord invece i corsi svolti non sono riconosciuti e non danno diritti a nessun titolo professionale. Fa eccezione Milano, dove i ragazzi hanno la possibilità di frequentare corsi riconosciuti di formazione professionale anche all'esterno.