lunedì 1 agosto 2011
Uno studio dell'Istituto superiore di Sanità mette in guardia dai rischi della balneazione: l'imperizia è spesso alla base delle tragedie. In aumento i decessi in laghi e fiumi.  
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Sono stati 157 gli annegamenti nella prima parte dell'anno secondo uno studio effettuato dall'Istituto Superiore di Sanità.Le stime riguardano il periodo compreso tra l'inizio del 2011 e la fine di luglio e i casi  sono stati registrati per il 46% in  mare, per il 20% nei fiumi, per 15% nei laghi e per  11% nei canali."L'elevato numero di decessi avvenuti in mare non rappresenta una sorpresa - spiega Marco Giustini, curatore della ricerca - i tre quarti di questi eventi si è infatti verificato negli ultimi tre mesi, quelli a più elevata densità turistica. Semmai è la quantità di annegamenti nei fiumi e nei laghi a costituire una sorpresa".L'Istituto Superiore di Sanità, monitorando il fenomeno che causa ogni anno circa 380-390 decessi e 440-450 ricoveri e che nel mondo è la terza causa di morte accidentale dopo gli incidenti stradali e le cadute, ha messo in luce un paradosso: si conosce esattamente il numero di casi ma non si è in gradodi informare e prevenire, ed è per colmare questa lacuna conoscitiva che è stato avviato un monitoraggio sistematico degli organi di stampa. Imperizia e sottovalutazione del pericolo sono risultate essere le principali cause di annegamento in mare, associate spesso a malori improvvisi.L'imperizia è anche la principale causa degli annegamenti nei laghi e nei fiumi, soprattutto nella stagione estiva, perché nei mesi invernali un ruolo importante giocano le cadute accidentali.Poi c'è la mancata sorveglianza dei bambini, che oltre a riguardare direttamente i genitori pone il problema di ricorrere a personale appositamente addestrato. La sorveglianza del bagnino secondo il monitoraggio dell'Istituto Superiore di Sanità eviterebbe infatti salvataggi improvvisati da parte di persone non in grado di effettuarli, che a volte mettono in pericolo i soccorritori stessi.
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