venerdì 11 marzo 2011
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le toghe non ci sono dubbi. La riforma sfornata dal governo non è altro che una legge per punire i giudici, che ne limiterà autonomia e indipendenza. E che, allo stesso tempo, danneggerà anche i cittadini. I magistrati si preparano dunque a dare battaglia sulla riforma costituzionale sulla giustizia varata dal Consiglio dei ministri. Non escludendo neanche il ricorso allo sciopero, come annuncia il presidente dell’Associazione nazionale magistrati Luca Palamara. Assieme al segretario del sindacato delle toghe, Giuseppe Cascini (che ad Otto e mezzo non esclude nemmeno la formula dello «sciopero prolungato», praticamente a oltranza), Palamara parla infatti di una «riforma punitiva», che è «contro i giudici», il cui disegno complessivo è solo «ridurre l’autonomia e l’indipendenza della magistratura», «alterando il corretto equilibrio tra i poteri dello Stato» e «subordinando al potere esecutivo» l’ordine giudiziario. Ma riducendo allo stesso tempo «anche le garanzie per i cittadini».I vertici del sindacato delle toghe sono preoccupati soprattutto dalla possibile autonomia della polizia giudiziaria dal pm, dall’alterazione del rapporto tra laici e togati al Csm e dalla responsabilità personale dei magistrati per gli errori commessi. Il malumore tra i giudici è diffuso e palpabile. «Parlare di riforma della giustizia è quasi una presa in giro», dice senza giri di parole il procuratore di Torino Giancarlo Caselli, visto che non prevede «niente di niente» per l’efficienza. L’obiettivo è piuttosto – dice – «mortificare la magistratura, riducendone gli spazi operativi di investigazione». Critiche condivise anche da ex magistrati, come Piero Luigi Vigna, che prevede che si faranno soltanto le indagini che «vorrà l’esecutivo», anche se tuttavia apprezza il sorteggio per i componenti del Csm. E come Gerardo D’Ambrosio, ora parlamentare del Pd, che a proposito dell’alterazione del rapporto tra pm e polizia giudiziaria parla di «salto indietro di 80 anni» e osserva: «Neppure il codice Rocco prevedeva tanto».La preoccupazione è forte in tutte le correnti della magistratura. Si tratta di una riforma «pericolosa con intenti vendicativi» e che sarà anche «finanziariamente molto onerosa per le casse dello Stato», visto che duplica il Csm, dice il segretario di Magistratura democratica Piergiorgio Morosini, che invoca una «grande mobilitazione» della categoria per spiegare ai cittadini i «rischi che corre la democrazia». La riforma ha «un evidente intento punitivo ed è destinata ad alterare fortemente il punto di equilibrio tra i poteri dello Stato», osserva da parte sua Marcello Matera, segretario di Unicost. E Magistratura Indipendente richiama l’attenzione sul «vulnus» all’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, chiedendo alla categoria iniziative «adeguate». Mentre il procuratore aggiunto di Milano Armando Spataro auspica «decisioni coraggiose» da parte dell’Anm, che deciderà il 19 marzo prossimo le forme di protesta, anticipando per l’occasione la riunione del parlamentino dell’Assomagistrati, fissata al 26 marzo.Intanto potrebbe muoversi anche il Csm: «Ci aspettiamo che il ministro ci chieda un parere sulla riforma», dice il consigliere Riccardo Fuzio. Assicurando che, in caso contrario, sarebbe il Consiglio ad attivarsi.
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