sabato 19 marzo 2011
Il presidente del sindacato Palamara chiede al Comitato direttivo di proclamare da oggi lo stato di agitazione dei magistrati contro la riforma varata dall'esecutivo. E conferma l'imminente incontro con il presidente Napolitano.
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Il Comitato direttivo centrale dell'Anm, convocato in via permanente, esprime la propria «ferma contrarietà» al progetto del governo e invita tutti i magistrati a una «mobilitazione diffusa», per rappresentare sia ai rappresentanti politici e alle istituzioni «nel rispetto delle prerogative di tutti», sia all'opinione pubblica le ragioni di questa opposizione alla riforma, che si incentra su una «netta alterazione dell'equilibrio tra i poteri, attraverso un incisivo rafforzamento del controllo della politica sulsistema giudiziario» e «in netto contrasto» con la Costituzione del 1948. Il Parlamento, si legge nel documento approvato, «sembra impegnato in proposte di legge che avrebbero l'effetto di aggravare lo stato della giustizia o di ostacolarne il funzionamento, anche attraverso la modifica dei più efficaci strumenti di investigazione». La giunta nell'Anm, dunque, cercherà di rappresentare in tutte le sedi le osservazioni dei magistrati, mentre il Comitato direttivo centrale valuterà i tempi di convocazione di un'assemblea generale. Il documento è stato votato dai rappresentanti di Magistratura indipendente, che hanno espresso così «piena adesione al contenuto della ferma contestazione della riforma». Nello stesso tempo, però, la corrente più moderata delle toghe, riferendosi indirettamente alle dichiarazioni rilasciate ieri dal segretario dell'Anm Giuseppe Cascini, sottolineano in una mozione (bocciata dal parlamentino) che «la magistratura associata deve rifuggere da iniziative o atteggiamenti che la espongono a possibili strumentalizzazioni», e chiedono dunque che tutte le componenti dell'Associazione evitino «per il futuro di assumere iniziative isolate e non concordate» che possano dare «la parvenza di un'assunzione di una connotazione politica».Nel documento approvato all'unanimità, inoltre, le toghe ribadiscono punto su punto le critiche già espresse sulla riforma Alfano. «Sarà la politica a scegliere i reati da perseguire», e con la separazione delle carriere «un pm separato accentuerà il carattere repressivo della funzione» e a pagare «saranno i cittadini più deboli». Se il pm sarà condizionato dalla politica, poi, «sarà difficile se non impossibile che possano ancora avviarsi indagini su reati commessi da potenti». Netta contestazione, inoltre, viene dai magistrati in merito all'aumento del numero dei laici al Csm: «Risulterà svuotato il principio di autonomia degli altri poteri dello Stato», e, quanto alla responsabilità del magistrato, «oggi ne esistono ben cinque forme: penale, civile, disciplinare, contabile e anche professionale». Questa riforma, quindi, «non ridurrà di un solo giorno la durata dei processi».L'INCONTRO DEL 5 APRILE CON NAPOLITANOTutti le correnti della Magistratura saranno presenti con un loro rappresentante all'incontro che la giunta del sindacato delle toghe avrà il 5 aprile prossimo con Capo dello Stato. Il presidente dell'Anm, Luca Palamara, esponente di Unicost, ha infatti invitato i colleghi di Magistratura indipendente a partecipare, pur non avendo rappresentanti in giunta. L'invito è stato subito raccolto dalla corrente più moderata delle toghe. «Andremo da Napolitano - ha affermato il segretario di MI, Cosimo Ferri -. Il presidente della Repubblica ha sempre tracciato con i suoi interventi e con equilibrio gli obiettivi da raggiungere». Ferri esprime la sua «ferma contrarietà a una riforma costituzionale che non risolve i problemi del servizio giustizia, ma mira soltanto a indebolire l'indipendenza dei magistrati, garanzia per i cittadini che la legge è uguale per tutti». Forte condivisione alla protesta viene anche dalle correnti "di sinistra": «Diciamo no a una riforma senza se e senza ma - afferma Valerio Fracassi, segretario del Movimento per la giustizia - perché una riforma costituzionale non si fa contro qualcuno, ma ci vuole condivisione». Fracassi lancia un invito a quei magistrati che lavorano al ministero della Giustizia e assieme al segretario di Magistratura democratica, Piergiorgio Morosini, li invita a una "obiezione" di coscienza: «Questa riforma altera i valori fondanti della Costituzione quindi chiediamo ai colleghi di valutare la loro posizione». Adesso partirà la mobilitazione: «Siamo tutti abili e arruolati in un'azione di contestazione e di spiegazione delle nostre motivazioni - spiega il segretario di Magistratura Democratica, Morosini -. Lo sciopero? Non si può escludere, ma se arriverà, sarà solo alla fine di questo percorso con cui vogliamo far conoscere ai cittadini le nostre ragioni».
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