Scatta l’allarme numeri per la maggioranza a Palazzo Madama, dopo l’espulsione dei due senatori del M5s (insieme a due europarlamentari), avvenuta martedì. Il numero pare, infatti, destinato a crescere, visto che altre due componenti del gruppo Paola Nugnes ed Elena Fattori - sono nel mirino. Fanno parte, come del resto i due espulsi, Gregorio De Falco e Saverio De Bonis, di quella pattuglia che non ha dato il suo assenso al decreto Sicurezza, vaso di Pandora della diaspora pentastellata di questa legislatura. Con le due defezioni il margine della maggioranza scende a quattro voti.
Al momento, infatti, il gruppo M5s scende a 107 scranni che, sommati ai 58 occupati dalla Lega, fanno 165. Solo quattro, appunto, in più dei 161 richiesti per raggiungere la maggioranza (la metà dei 320 senatori più uno). In realtà quando nacque il governo, Giuseppe Conte poté contare su 171 voti di fiducia, visti i «sì» venuti dal Misto, di due ex M5s - Buccarella e Martelli, espulsi sin dall’inizio legislatura - e di due eletti all’estero nel Maie. Le difficoltà del M5s rafforzano la strategia di 'pescare' tra i pentastellati delusi, esplicitamente portata avanti da Silvio Berlusconi.
Si parla di almeno 15 senatori pronti sull’uscio del gruppo M5s, che potrebbero passare al Misto ed eventualmente appoggiare il centrodestra in caso di crisi di governo. Anche alla Camera, secondo voci di corridoio, ci sarebbero stati contatti tra due M5s pugliesi e il gruppo Fi. Mentre sui possibili 'acquisti' in senso contrario, fatti dalla Lega in Fdi, il partito di Giorgia Meloni frena con Ignazio La Russa: «Non siamo né l’ambulanza, né il pronto soccorso » del governo. Intanto, però, Fattori e Nugnes «rischiano molto». Secondo quanto riferiscono fonti qualificate del movimento, le due dissidenti, che hanno «procedimenti disciplinari ancora pendenti» avrebbero pochi margini di essere 'salvate' dall’espulsione.
Anche se le stesse fonti specificano che «dipende molto da loro. Se continuano a non tener conto delle decisioni della maggioranza non possono stare in un gruppo» è quanto viene detto con nettezza dai piani alti del movimento. Cosa improbabile, vista le nettezza delle posizioni espresse. Le due sono intervenute ieri a difendere le ragioni degli espulsi e a criticare la decisione di espellerli. Nugnes non sembra disposta a rinunciare a quell’«uno vale uno» del movimento delle origini. «Prima era tutto orizzontale, si discuteva fino allo sfinimento - dice - lasciamo decidere a uno solo». Critiche al «verticismo» che si uniscono alla volontà di non lasciare il M5s in nome della purezza delle origini e alla sottolineatura di non avere «paura di niente». Anche Fattori lamenta la mancanza di rispetto e di «rapporto umano ». In caso di espulsione annuncia ricorso. E non recede sulle ragioni che l’hanno portata alla fronda sul dl Sicurezza, voluto da Salvini e che non era nel contratto, sottolinea. Fattori nega, infine, una sua vicinanza al presidente della Camera Roberto Fico, che potrebbe far scattare una 'clemenza' nei suoi confronti. «Non lo conosco neanche», taglia corto.