Allattare al seno è utile non solo
per la salute del bebè e delle mamme ma anche per le casse
dello stato con una riduzione dei costi sanitari. Lo sostengono
i pediatri di cinque società scientifiche che in un documento di
promozione sui benefici ricolto alle famiglie e agli operatori.
Oltre il 90% delle donne italiane allatta al seno il neonato nei
primi giorni di vita, anche se in maniera non esclusiva.
Alla dimissione
dall'ospedale solo il 77 per cento delle madri allatta esclusivamente
al seno. E
solo il 10 per cento continua ad allattare oltre i 6 mesi
di vita.
È ormai certo che il latte materno è indispensabile per la
crescita sana di un bambino. Sono questi alcuni dei dati che
emergono dal nuovo Position Statement sull'allattamento al seno
e uso del latte materno/umano, per la prima volta sottoscritto
dalle società scientifiche pediatriche italiane Sip, Sin,
Sigenp, Sicupp e Simp. L'iniziativa per la realizzazione del
documento è partita dal Tas del Ministero della Salute e nasce
dalla necessità di tracciare una linea d'azione comune agli
operatori del settore, ma di riferimento anche alle famiglie,
per una maggiore consapevolezza dei benefici dell'allattamento
materno.Dal documento si evidenzia anche un risparmio in
termini economici dati dall'allattamento al seno sia alle
famiglie che al sistema sanitario: infatti per ogni singolo
bambino non allattato al seno si stima un incremento annuale per
cure ambulatoriali ed ospedaliere di circa 140 euro.
"Bisogna promuovere l'allattamento materno prolungato ed
esclusivo nel primo semestre di vita. Fa parte di un percorso
nutrizionale che deve proseguire con un divezzamento equilibrato
e bilanciato nelle varie componenti e poi nelle età successive.
Servono percorsi sociali di sostegno alle donne che allattano,
che non creino ostacoli alla sua prosecuzione anche quando le
donne riprendono il lavoro", spiega il presidente Sip Giovanni
Corsello.