Ansa
Nei tre mesi di emergenza sanitaria (febbraio, marzo, aprile) i bambini scomparsi in Italia sono diminuiti dell’80 per cento rispetto agli stessi mesi del 2019, mentre è aumentato del 232% il numero dei minori che si rivolgono al settore minori della Direzione centrale anticrimine della polizia di Stato per raccontare disagi, maltrattamenti, violenze, ma anche soltanto sensazioni di paura e preoccupazione. Un allarme rilanciato più volte in questi mesi, quello della crescita delle tensioni in famiglia durante il lockdown, che ora è stato confermato anche con un rilievo statistico allarmante.
I dati sono emersi nel corso del dibattito organizzato da Telefono Azzurro in occasione della Giornata internazionale dei bambini scomparsi che si celebra oggi. Anche se parlare di “celebrazione” di fronte a numeri così inquietanti appare quasi una contraddizione. E i dati relativi al 2019 rimangono pesantissimi. In Italia le denunce sono state 8.331, raddoppiate rispetto all’anno precedente. Riguardano 5.376 minori di origini straniera e quasi tremila italiani (2.955). Numeri drammatici che nascondono situazioni di abbandono, conflitti tra genitori, incuria ma anche, nei casi più gravi, fenomeni legati alla tratta e allo sfruttamento. Pagine oscure di cui non si parla mai abbastanza. Nel nostro lungo inverno demografico, punteggiato da allarmi, polemiche e scelte contraddittorie – se non eticamente inaccettabili come il ricorso all’utero in affitto – scoprire che lo scorso anno tremila piccoli sono svaniti nel nulla, ha lo stesso effetto di un pugno nello stomaco. Ma quanti ne vengono ritrovati? E in che condizioni? Cosa si può fare per regalare a questi piccoli una nuova serenità?
“Serve una nuova alleanza tra istituzioni e società civili – ha osservato il presidente di Telefono Azzurro, Ernesto Caffo - perché l’intervento dev’essere immediato, occorre attivarsi nelle varie forme possibile anche per una maggiore prevenzione. Fanno paura le reti criminali che usano i bambini per scopi gravemente illeciti”. Una situazione confermata da Silvana Riccio, commissario straordinario di Governo per le persone scomparse che ha messo in luce come il 70% delle persone scomparse. Dal 1974 al 2020 i minori scomparsi in Italia – ha ricordato – sono 130.774, ma oltre 44mila non sono mai stati ritrovati.
Monsignor Sanchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze sociali, ha messo in evidenziato l’attenzione della Chiesa per la dignità dei bambini nel mondo digitale, l’impegno contro la pedopornografia e gli altri reati informatici e ha fatto notare che le grandi compagnie digitali si trincerano dietro l’impossibilità di intervenire per la mancanza di leggi internazionali. Cosa fare? Due punti fondamentali: prevenzione ed educazione. Magari convincendosi che la privacy talvolta dev’essere sacrificata per il bene comune, soprattutto quando parliamo di bambini. La legge dev’essere armonizzata con questo obiettivo.
Altri dati drammatici sono arrivati da Maud de Boer Buchicchio, presidente di Missing Children in Europe: “Nel nostro continente – ha detto - ogni 2 minuti scompare un bambino. L’intervento nei primi minuti è fondamentale. Il 55% è rappresentato da bambini che fuggono da casa e da istituti, il 23% viene sottratto da uno dei genitori, spesso separati e di nazionalità diversa. Il resto sono minori stranieri. Solo il 3% di tutti i minori scomparsi – ha fatto osservato ancora l’esperta – si rivolge al numero verde europeo 116.000. Perché? Soprattutto scarsa conoscenza. Eppure esiste un programma europeo che si chiama “Radar” e che serve a comprendere le ragioni che spingono un bambino a fuggire. Serve maggio consapevolezza e più impegno per il lavoro in rete.
La tragedia infinita dei minori stranieri non accompagnati è stata al centro dell’intervento di Maria Grazia Giamarinaro, relatrice speciale Onu sulla tratta, che ha messo l’accento sui minori non accompagnati che cadono vittima della tratta. Per questi ragazzi si apre il baratro del lavoro nero, dello sfruttamento sessuale, dell’accattonaggio). “Poi – ha osservato ancora – ci sono tanti ragazzi che partono dai loro Paesi perché una intera famiglia investe su quel viaggio, sperando che possano ricongiungersi con parenti lontani e costruirsi un nuovo futuro. Questi ragazzini non vogliono essere fermati, non vogliono essere aiutati nei centri di accoglienza. Hanno sulle spalle un carico psicologico enorme e – ha proseguito Giamarinaro - quando vengono messi in centri con gli adulti subiscono ricatti pesantissimi. Per loro la qualità dell’accoglienza dev’essere diversa. Dobbiamo pensare per esempio a un corridoio umanitario per aiutarli a raggiungere il loro traguardo. Non dobbiamo fermarli”.
Caterina Chinnici, eurodeputata, copresidente dell’intergruppo del Parlamento europeo per i diritti dei minori, ha ricordato come spesso le fughe da casa o da un istituto siano motivate dal tentativo di sfuggire a situazioni di grave disagio se non di violenza, mentre Maria Francesca Pricoco, presidente del Tribunale per i minorenni di Catania, oltre che presidente dell’Associazione magistrati minorili, ha messo in evidenza come troppo spesso ci siano genitori che sottraggono i bambini sul territorio italiano con la volontà di impedire gli interventi di protezione della giustizia minorile. Da qui la necessità di inserire la magistratura minorile in una rete con tutte le istituzioni e di associazioni per limitare il fenomeno.
Secondo Missing Children Europe, nel 2019 il Numero Unico per i Bambini Scomparsi “116.000” in Europa, ha risposto a 55.284 contatti con 7.582 casi dei quali il 55% dei nuovi casi ha riguardato i rifugiati e il 23% minori sottrai ai genitori.Secondo ICMEC, il fenomeno ha proporzioni allarmanti: nel Regno Unito si registrano circa 80 mila casi di scomparsa, in Russia oltre 45.000, in India 111.569, negli Stati Uniti oltre 421.394.
Telefono Azzurro è in prima linea da oltre dieci anni per supportare il sistema di segnalazione e ritrovamento dei bambini scomparsi con il Numero Unico Europeo 116.000 gestito in Italia da Telefono Azzurro per conto del Ministero dell’Interno, attivo 24 ore su 24. Nel 2019, come detto, si è registrato un aumento dei casi rispetto al 2018, la fascia d’età più a rischio è quelle compresa fra gli 11 e i 18 anni mentre, dal 2009 al 2019, le segnalazioni hanno riguardato in misura maggiore gli adolescenti maschi fra i 15 e i 18 anni.