Il Pdl di Angelino Alfano
continua a guardare alla Lega per una ri-edizione dell'alleanza con il
Carroccio."Crediamo che le condizioni per un'alleanza con la
Lega Nord ci siano. Sarebbe un errore grave che una divisione
tra noi e la Lega consegnasse il Nord al centrosinistra": così il segretario del Pdl che ieri ha però dovuto incassare lo
sfogo del nuovo numero uno del Carroccio ("che delusione
Angelino, solo la Lega ha i Maroni...") per aver "perdonato"
il premier Monti per la scivolata sullo spread attribuito a BerlusconiDalla Lega, quindi, una nuova chiusura, perché, come dice Roberto Calderoli,
con il sostengo a Monti Alfano ci inserisce a pieno titolo tra i
"partiti delle tasse", mentre un ex alleato di governo come Gianfranco Rotondi sintetizza: "dice bene Alfano,
l'accordo con la Lega è, e deve essere, nelle cose..".
Anche perchè se Alfano lascia aperte tutte le porte, quella
di Casini al momento sembra sbarrata a doppia mandata. "Avremmo
voluto organizzare un'area moderata in Italia, ma Casini ha
scelto di allearsi con Bersani e la sinistra" il segretario del Pdl. Franco Frattini invece non rinuncia:
"Al momento vedo ancora larghe convergenze con
Casini".Il leader centrista, invece, lavora a tutt'altro. Con Fini sta
organizzando il lancio di un nuovo contenitore di
moderati che raccolga l'eredità del governo Monti. Un lascito
che non sarà solo ideale ma che comprenderà alcuni ministri
del governo dei tecnici e il programma, di rigore e di
convergenza sui parametri europei, del governo Monti. Per farlo
i due leader di Udc e Fli sono disposti anche a farsi da parte,
sciogliendo, tra settembre e ottobre, i rispettivi partiti. "Nell'area moderata c'ero prima di
Angelino Alfano e ci rimarrò dopo. Mi dispiace piuttosto che
dopo tanti buoni propositi abbiano deciso loro di tornare a
Berlusconi..." chiarisce il leader dell'Udc rispondendo
per le rime al segretario del Pdl che lo accusa di volersi
alleare con la sinistra di Vendola e Bersani.
Il secondo dei quali, invece, oggi ha scelto una tribuna come
quella de il Sole 24 Ore per cercare di convincere anche il
mondo produttivo a fidarsi del Pd. "La prima cosa che intendo
dire all'Italia e all'Europa è che noi siamo quelli dell'euro,
siamo quelli dei governi Prodi, Amato, D'Alema che fecero fede
in condizioni difficili a tutti i patti internazionali, europei
e occidentali, che siamo quelli di Ciampi e Padoa Schioppa"
assicura Bersani in un'intervista in cui professa tutta la sua
"fedeltà all'Europa del Rigore".