venerdì 15 luglio 2011
COMMENTA E CONDIVIDI
Si completa con una "mazzata" finale il menù della manovra-sprint rafforzata, dopo l’annuncio di Tremonti l’altroieri, fino alla cifra-monstre di 70 miliardi e oltre. La novità finale è anche una di quelle dal maggior impatto: il taglio alle agevolazioni fiscali che scatterà dal 2013 (la cosiddetta "clausola di salvaguardia" che sarà attivata nel caso in cui non fosse realizzata per tempo la delega per la riforma di Fisco e assistenza) sarà indistinto. Cioè riguarderà tutti i circa 480 regimi di favore oggi esistenti, a partire dai figli e familiari a carico, dalle spese per la sanità, dallo sgravio del 36% per i lavori edilizi e da quello del 55% per il risparmio energetico, dai costi per gli asili a quelli per i mutui e gli studenti universitari, fino alla detrazione sui redditi da lavoro dipendente e da pensione. A subire una sforbiciata saranno così pure le agevolazioni a favore del Terzo settore, delle Onlus e quelle in materia di Iva e di accise. Si tratta di una novità che conferma come questa manovra, cresciuta in modo abnorme con il passare dei giorni (e con l’aggravarsi dell’immagine dell’Italia sui mercati finanziari) finisca, al di là dei proclami del governo, col mettere pesantemente le mani nelle tasche dei cittadini.Per tutte queste voci il taglio sarà lineare, cioè uguale, e pari al 5% nel 2013 e al 20% a partire dal 2014. E dovrà garantire un recupero, da destinare alla riduzione del deficit, di 4 miliardi di euro nel primo anno e di 20 miliardi nel secondo. Anche se la Cgil contesta queste cifre e, sostenendo che in realtà l’insieme dei vari regimi agevolativi oggi in vigore "vale" 161 miliardi, il loro taglio del 5 e del 20% farebbe risparmiare allo Stato rispettivamente 8 e 32 miliardi, quindi ben oltre i 20 previsti dal governo. L’unica possibilità concessa dalla norma, ha spiegato il relatore al Senato, Pichetto Fratin, è che «con successivi decreti il governo potrà decidere di escludere alcune categorie». Quindi, a esempio, potrebbe tener fuori gli sgravi per i familiari. Ma allo stato è solo un auspicio. La novità del testo finale, rispetto alla prima versione, è anche il rafforzamento dell’eventuale taglio: nella bozza il taglio lineare sarebbe dovuto scattare solo nel caso in cui entro settembre 2013 il governo in carica non avesse completato la riforma prevista dalla legge delega; ora invece anche la riforma dovrà comunque garantire quegli stessi importi (4 più 20 miliardi). Questo spiega anche il lievitare dell’intervento, rafforzato dall’azione del Senato: ora il decreto riduce il deficit di 47,97 miliardi di euro nel 2014, dai circa 40 miliardi del testo uscito da Palazzo Chigi. E le maggiori entrate assicurano il 60% dell’intera correzione. Nel dettaglio, l’intervento è poi da 2,10 miliardi sul 2011, da 5,58 sul 2012 e da 24,40 miliardi sul 2013.Altre novità decise nel corso dell’ultima nottata in commissione Bilancio, a Palazzo Madama, riguardano la revisione del Patto di stabilità con gli enti locali (sul quale si era rischiato l’empasse) e gli ammortamenti. Per questi, dopo le critiche di Confindustria è saltato anche il tetto al 2% (all’inizio doveva essere l’1%) per tutti i concessionari. In compenso arriva un aumento dello 0,30% dell’Irap (dal 3,90 al 4,20%) per i concessionari non autostradali, mentre per quelli di autostrade e trafori scende dal 5 all’1% la deducibilità del fondo spese di ripristino. Per gli enti locali, infine, è saltato il parametro di virtuosità sul rapporto fra la spesa per investimenti, finanziata con risorse proprie, e la spesa corrente.
© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: