Su un foglio bianco Mario Adinolfi prepara la 'scaletta' dell’assemblea nazionale del Popolo della Famiglia e fissa le priorità. Reddito di maternità. Quoziente familiare. Libertà educativa. Abrogazione della legge Cirinnà e dell’«oscena normativa» sul biotestamento. Temi sociali e temi etici si mescolano nel programma di Adinolfi che non rinuncia mai ai toni forti. A tratti eccessivi. «Questo è il momento di alzare la voce, altrimenti nella prossima legislatura i signori di Montecitorio e di Palazzo Madama completeranno l’opera e ci ritroveremo con il suicidio assistito e l’utero in affitto. Hanno già fatto troppi danni; è l’ora di smantellare le leggi pericolose e di schierarci senza se e senza ma a difesa dei soggetti più deboli». Adinolfi non rinuncia alle parole spiazzanti. E ai richiami esplicitamente religiosi pur avendo un curriculum non da cristiano esemplare. Ma lui si giustifica: «Negli Stati Uniti per le battaglie del movimento pro-life meglio Hillary Clinton sposata una volta sola o Donald Trump divorziato tre volte? Il Signore si diverte a far luce attraverso le lampadine fulminate».
Si aspetta l’assemblea nazionale di questa mattina. Il Popolo della Famiglia sarà tutto nella Sala Umberto, teatro-salotto nel cuore della Capitale, per lanciare la volata finale in vista del 4 marzo. Obiettivo dichiarato, superare l’asticella del 3 per cento di sbarramento e portare così decine di parlamentari 'pidieffini' alla Camera e al Senato. Adinolfi sogna quel traguardo e spiega con parole ruvide il motivo: «Vogliamo far saltare l’ennesimo inciucio Berlusconi-Renzi. Vogliamo gridare il nostro no alle larghe intese. Vogliamo mandare il Pd all’opposizione ». Sfidiamo il capo del Popolo della Famiglia con una domanda netta: state pensando di costruire una maggioranza con il centrodestra? Adinolfi non barcolla: «Un accordo pre-elettorale non era possibile. Per il governo vedremo, ma chi vuole difendere i principi essenziali vota noi. Il voto al centrodestra serve solo a produrre le larghe intese e con esse altre norme dannose e ambigue sui valori». Adinolfi capisce la politica e, parola dopo parola, spiega la sua strategia: «Se arriviamo al 3 per cento possiamo condizionare fortemente il centrodestra. Possiamo evitargli nuovi errori. Sul biotestamento, di tutto il centrodestra, solo in 37 hanno votato contro. Salvini poi è arrivato a candidare capolista in cinque circoscrizioni Giulia Bongiorno, una che vorrebbe quella legge sull’omofobia con cui si tenterebbe di mandarci in galera per sei anni. E non basta. La Lega propone addirittura come primo provvedimento la legalizzazione della prostituzione, per noi inaccettabile. No, nessun accordo era possibile. Nemmeno con la 'quarta gamba'. Sono venuti in piazza con noi al Family day fingendo di sostenerci e poi ci hanno venduto per quindici denari votando a favore della legge Cirinnà».
Mancano dieci giorni al momento della verità. Il capo del Pdf si occupa di ogni dettaglio quasi maniacalmente. «Il solo voto utile per chi ancora crede esistano principi non negoziabili è il voto al Popolo della Famiglia», ripete guardando con fiducia gli ultimi sondaggi. Il traguardo del 3 per cento appare lontano, ma i militanti del Pdf che affollano i comizi in tutta Italia vogliono crederci e lui, da consumato giocatore di poker, sa che il bluff, se tale è, sarà svelato tra pochi giorni. Il 5 marzo tutto sarà infatti chiaro. Anche l’esito della sfida nel collegio Roma 1 Senato. Adinolfi contro Bonino. «Non ho nessuna stima di Emma Bonino. E non stringerò la mano a chi ieri lottò per l’aborto e oggi lotta per l’eutanasia».
Oggi l'assemblea del Popolo della Famiglia. Il leader attacca: dateci il 3% e cambieremo il centrodestra. «Bonino? Non ho nessuna stima»
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