Don Luigi Melesi in una foto della Fondazione Carlo Maria Martini
Per tutta la vita si è schierato «dalla parte del colpevole», don Luigi Melesi, il salesiano “prete da galera” morto oggi a 85 anni, all’ospedale di Lecco. Originario di Cortenova, paesino della Valsassina dov’era nato il 4 gennaio 1933, per trent’anni, dal 1978 al 2008, è stato cappellano del carcere milanese di San Vittore, dove «ha ascoltato, consolato e dato fiducia a donne e uomini senza speranza», come recita la motivazione con cui, l’Università Pontificia Salesiana di Roma, gli conferì nel 2013 la laurea Honoris causa in Scienze della comunicazione sociale.
Stretto collaboratore del cardinale Carlo Maria Martini, di cui era consigliere ascoltato, don Luigi convinse i brigatisti rossi a consegnare le armi all’arcivescovo di Milano, sventando così nuovi attentati. La sua esperienza “dietro le sbarre” è stata raccontata da Silvio Valota nel libro “Prete da galera”, in cui don Luigi ricorda i tanti incontri in carcere, da Vallanzasca a Gabriele Cagliari, suicida negli anni di Tangentopoli, ai molti volti sconosciuti, di cui svela l’umanità nascosta dietro vicende drammatiche.
«Una persona, per diventare buona, deve sentirsi amata», ripeteva don Luigi che, nel 1967, insieme a don Ugo De Censi, creò l’Operazione Mato Grosso, movimento impegnato per il Terzo Mondo sulla linea della Populorum progressio.
«Non è possibile aiutare una persona a cambiare la sua vita in meglio, se non ci si mette dalla sua parte, se non si prende a carico la sua vita e la sua storia», era il programma di questo prete degli ultimi. Che in tanti saluteranno per l’ultima volta giovedì mattina nella chiesa di Sant’Agostino, a Milano e poi, nel pomeriggio, a Cortenova.