venerdì 5 maggio 2017
Lunedì 8 maggio Aiuto alla Chiesa che Soffre inaugura i primi tre cantieri nei villaggi iracheni di Bartella, Karamless e Qaraqosh
Una chiesa distrutta dal Daesh nella Piana di Ninive

Una chiesa distrutta dal Daesh nella Piana di Ninive

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Un primo passo per la ricostruzione della Piana di Ninive e il ritorno alla cristianità dei territori invasi nel 2014 dal Daesh. Lunedì 8 maggio Aiuto alla Chiesa che Soffre inaugura i primi tre cantieri nei villaggi di Bartella, Karamless e Qaraqosh, con una cerimonia cui parteciperà una delegazione Acs - guidata dal segretario generale Philipp Ozores - assieme a rappresentanti delle Chiese siro-ortodossa, siro-cattolica e caldea. Durante la cerimonia verranno consegnate alle prime famiglie cristiane che torneranno nei loro villaggi delle piante di ulivo, un segno di pace e di speranza che potranno piantare accanto alle loro case.

«Questo è un momento decisivo: se perdiamo ora l´opportunità di riportare i cristiani nelle loro case nella Piana di Ninive, potrebbero decidere di lasciare l´Iraq per sempre», dichiara padre Andrzej Halemba, responsabile internazionale di Aiuto alla Chiesa che Soffre per il Medio Oriente e presidente del Comitato Niniveh Reconstruction.

Tale comitato - istituito lo scorso 27 marzo dalle Chiese siro-cattolica, siro-ortodossa e caldea con la collaborazione di Acs – ha il compito di pianificare e guidare la ricostruzione di circa 13 mila case cristiane, 669 delle quali completamente distrutte dal Daesh. Il costo complessivo dell'operazione è di oltre 250 milioni di dollari e Acs ha già messo a disposizione un contributo iniziale di 450mila euro che permetterà di ricostruire le prime cento case. Tale contributo rientra in un vero e proprio Marshall Plan per il ritorno della cristianità nella Piana di Ninive, che comprende anche la fornitura di acqua, elettricità e viveri.

«Oggi più che mai è essenziale aiutare le famiglie cristiane affinché non abbandonino l’Iraq, cancellando secoli di presenza cristiana», afferma Alessandro Monteduro, direttore di Acs-Italia.

«Ogni giorno riceviamo famiglie che ci chiedono di poter tornare a casa – racconta ad Acs padre Paulos Habib Yousef al-Mekko, parroco della Chiesa di Sant’Adday a Karamless e dall’inizio della crisi responsabile della comunità caldea della diocesi di Mosul – ma dobbiamo assicurare loro un tetto, dell’acqua potabile e qualche ora di energia elettrica al giorno. La distruzione operata dall’Isis è enorme e non possiamo farcela da soli».

Al tempo stesso Acs continua a sostenere il programma di distribuzione di aiuti alimentari alle 12mila famiglie fuggite rifugiate ad Erbil, Dohuk, Kirkuk, Zakho e Alqosh. Entro giugno 2017, la Fondazione pontificia distribuirà oltre due milioni di euro di viveri agli sfollati di ogni fede religiosa. Dal marzo 2016, Acs è ormai l'unica organizzazione ad occuparsi regolarmente degli sfollati interni iracheni e per far fronte alle loro necessità, dal 2014 a oggi, ha donato oltre 30 milioni di euro.

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